Termine filosofico usato per la prima volta al principio del 17° sec. da J. Lorhard (1606) e R. Goclenio (1613) e divulgato soprattutto da C. Wolff (1730) per designare la scienza dei caratteri universali [...] che non si trattava di un essere contingente come quello dell’isola, ma dell’essere necessario di Dio. In questa forma l’argomento ontologico passò in Cartesio, in B. Spinoza e in G.W. Leibniz. I. Kant lo combatté riprendendo in sostanza il motivo di ...
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Filosofia
Ciascuno dei principi logici od ontologici alla base di un sistema filosofico, o degli assiomi su cui è costruita una scienza e che ne sanciscono la validità.
Critica dei f. Processo iniziato [...] alla fine del 19° sec. e sviluppatosi nei primi decenni del 20°, tendente a rifondare le scienze su basi più ristrette e con metodi che evitassero contraddizioni e paradossi.
Matematica
Sotto la denominazione ...
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Esistenzialismo
NNicola Abbagnano
di Nicola Abbagnano
Esistenzialismo
sommario: 1. I caratteri generali. 2. Precedenti storici. 3. Possibilità, trascendenza, progetto. 4. Finitudine: angoscia, colpa, [...] si è detto) non c e un io senza gli altri come non c'è un soggetto senza mondo. Tuttavia l'esistenzialismo ontologico ha messo in chiaro non solo le difficoltà ma l'impossibilità della coesistenza autentica, giungendo a scorgerla nell'isolamento dell ...
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NUMERI
H. Lange
Si considera n. ognuno degli enti astratti che costituiscono una successione ordinata e che, fatti corrispondere ciascuno a ogni oggetto preso in considerazione, servono a indicare la [...] degli oggetti costituenti un insieme.I neopitagorici distinguevano fra tre tipi di n.: matematici, concreti o sensibili, in sé od ontologici. I n. matematici sono n. astratti, dei quali tratta l'aritmetica teorica (2 + 4 fa sempre 6 senza che sia ...
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Melisso
Clara Kraus
Filosofo della scuola eleatica, nativo di Samo, vissuto verso la metà del V sec. a. Cristo Seguace di Parmenide, fu autore di un'opera Sulla natura o sull'ente, di cui rimangono [...] dieci frammenti, considerata dagli antichi nient'altro che la più accurata esposizione sistematica dei principi ontologici parmenidei.
La conoscenza indiretta di M. derivava a D. da un severo giudizio che di lui dà Aristotele (Phys. I 3) e che si ...
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Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)
Claudio Fiocchi
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Contro le previsioni kantiane, logica formale e psicologia hanno fiorenti sviluppi nell’Ottocento. [...] un SP è”, è quanto il parlante suggerisce all’interlocutore per così dire reduplicando l’intenzionalità. Tuttavia lo statuto ontologico del significato, per Marty, non è quello dell’idealità della specie, come accade in Husserl: il significato non “è ...
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prameya
Termine sanscr. («conoscibile») che indica ciò che è oggetto di una conoscenza valida. A seconda delle scuole, l’oggetto della conoscenza è ritenuto esterno o interno, reale o concettuale. L’approccio [...]
Le categorie conoscibili
Nei sistemi filosofici indiani avviene una frequente sovrapposizione dei livelli linguistici, epistemologici e ontologici. Il termine padārtha («significato della parola») è usato per indicare le categorie con le quali ogni ...
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Laudan, Larry
Filosofo della scienza statunitense (n. Austin, Texas, 1940). Dopo aver insegnato in diverse univ. degli Stati Uniti, dal 2000 è prof. di filosofa della scienza alla univ. nazionale autonoma [...] (➔ Lakatos, Imre), introducendo il concetto di tradizione di ricerca, ossia «un insieme di imperativi e di interdizioni ontologici e metodologici». La scelta tra tradizioni di ricerca rivali diventa razionale quando premia la tradizione che risolve ...
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essenziale
. Nel senso di " proprio dell'essenza, della natura, della sostanza " di una cosa, ricorre due volte in Dante. Sinonimo di ‛ sostanziale ' (cfr. il latino essentialis) e opposto ad ‛ accidentale [...] v. ESSENZA). In IV XVI 9 li principii essenziali sono quelle nozioni che, rientrando nella definizione, individuano i fondamenti ontologici dell'essenza di una specie, secondo genere e differenza (nel caso dell'uomo: l'esser egli ‛ animale ', cioè il ...
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Tugendhat, Ernst
Filosofo moravo, naturalizzato tedesco (n. Brno 1930). Prof. nell’univ. di Heidelberg (1976-80), è stato membro (1980) del Max Planck Institute e (1992) prof. nella Freie Universität [...] heideggeriana, ha ravvisato nella filosofia del linguaggio di Frege il punto di partenza per la discussione dei problemi ontologici, sottolineando in partic. le tesi fregeane circa la priorità semantica degli enunciati rispetto ai termini. Ha inoltre ...
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ontologia
ontologìa s. f. [comp. di onto- e -logia]. – Nel linguaggio filos., la scienza dell’essere in quanto essere: il termine è stato introdotto nel sec. 17° e deve in partic. la sua fortuna al filosofo ted. Christian Wolf (1679-1754)...
ontologico
ontològico agg. [der. di ontologia] (pl. m. -ci). – 1. Che riguarda la conoscenza dell’essere (nel sign. filosofico della parola), della realtà, dell’oggetto in sé: concezioni o.; analisi ontologica. Con accezione partic., prova...