Tagikistan
'
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato interno dell'Asia centrale. La popolazione (6.127.493 ab. al censimento del 2000) cresce a un ritmo molto basso, in quanto la difficile situazione economica del Paese mantiene alta l'emigrazione e il sia pur elevato incremento naturale compensa solo in parte il tasso migratorio (−2,5‰ nel 2006). La capitale, Dus̆anbe, rappresenta il principale polo demografico (631.700 ab. nel 2005) ed economico del Paese; altra città di rilievo è Khujand (147.400 ab. nel 2002), conosciuta tra il 1936 e il 1992 come Leninabad.
Privo di sbocchi e montagnoso, il T. rimane uno dei Paesi più poveri di tutta l'Asia centrale (il PIL pro capite annuo nel 2005 raggiungeva appena i 364 dollari). La disoccupazione colpisce un terzo della popolazione attiva, accrescendo le ineguaglianze sociali e regionali: sono infatti particolarmente sfavorite le aree meridionali e quelle più impervie. Questa situazione ha incoraggiato lo sviluppo di un'economia illegale (produzione e commercio di droga) e ha spinto la manodopera, all'indomani della dissoluzione dell'URSS, all'emigrazione: le mete principali sono la Russia, il Kazakistan e l'Irān. Questo fenomeno di massa (si stima che i tagichi che lavorano temporaneamente all'estero siano tra le 600.000 unità e il milione), se da un lato ha determinato una penuria di manodopera, dall'altro ha rappresentato un apporto monetario fondamentale per le famiglie (nel 2004 le rimesse hanno raggiunto i 2 miliardi di dollari), dato che l'economia è condizionata da importanti limiti strutturali. Le principali risorse economiche sono il cotone (162.000 t di fibra e 550.000 t di semi nel 2005), coltivato nelle ristrette aree di pianura e pedemontane, e l'alluminio, e insieme rappresentano circa il 70% del totale delle esportazioni. Ma, mentre per il primo manca la tecnologia per poter lavorare il prodotto localmente, l'alluminio è trattato nel kombinat di Regar. Nel 2003 il governo ha cominciato a delineare una riforma fiscale, che prevedeva tra l'altro un nuovo sistema di tasse e di diritti di dogane, proseguita nell'anno successivo e divenuta effettiva il 1° gennaio 2005.
Storia
di Paola Salvatori
La guerra civile che per cinque anni (1992-1997) aveva insanguinato il T., contrapponendo le forze governative filorusse alle forze integraliste islamiche e all'opposizione liberale, sullo sfondo di contrasti regionali e interetnici, aveva lasciato una pesante eredità che, alle soglie del 2000, continuava ancora a condizionare la vita sia politica sia sociale del Paese.
La violenza, la corruzione e gli assassini politici rimanevano elementi caratterizzanti dello scontro politico e sociale, e indebolivano il controllo del governo centrale sul territorio, soprattutto nelle regioni del Nord-Est, ancora in mano a gruppi di fondamentalisti islamici che rifiutavano di integrarsi nelle forze armate e non accettavano gli accordi di pace, nonostante questi prevedessero per la prima volta il riconoscimento dei partiti islamici.
Nel corso del 2000 la situazione rimase tesa: continuarono gli scontri tra l'esercito e le forze integraliste, mentre le condizioni della popolazione civile peggiorarono sensibilmente in seguito ai tagli ai servizi sociali, fino ad allora garantiti dallo Stato. I. Rahmonov, presidente dal 1994, cercò di fronteggiare la crisi economica e l'instabilità politica rinsaldando i rapporti con la Russia e, sul piano interno, accentuò i caratteri autoritari del suo governo, limitando pesantemente la sfera d'azione delle forze di opposizione e la libertà di espressione. L'aumento delle misure repressive non riuscì tuttavia a porre un freno alla criminalità organizzata e al narcotraffico, né a contenere gli attacchi degli integralisti islamici, accentuatisi in seguito alla decisione del governo di schierarsi, dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 a New York e a Washington, a fianco degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo internazionale.
Nel giugno 2003 un referendum costituzionale aboliva i limiti posti al numero di mandati presidenziali, consentendo così a Rahmonov di ricandidarsi. Le elezioni legislative del febbraio-marzo 2005 sancirono la vittoria del partito di governo, il Partito popolare democratico, che conquistò il 74% dei voti, contro il 13% del Partito comunista e l'8% del Partito della rinascita islamica. Numerosi brogli furono però denunciati dalle forze di opposizione e dagli osservatori internazionali. Analoghi dubbi furono espressi sulla democraticità delle elezioni presidenziali del novembre 2006, che videro la rielezione di Rahmanov con oltre il 79% dei voti.
In politica estera il T. rimase nell'orbita della Russia, con la quale vennero stretti nuovi accordi militari: nell'ottobre 2004 fu ufficialmente aperta una base militare russa, mentre nel febbraio 2005 venne completato il ritiro delle truppe russe dal territorio confinante con l'Afghānistān. I rapporti con l'Uzbekistan, resi difficili dai ripetuti attacchi delle truppe uzbeche contro le basi terroristiche situate nelle regioni nord-orientali del T., migliorarono progressivamente, e nell'ottobre 2002 fu raggiunto un accordo sui confini. In questi anni furono rinsaldati i legami anche con altri Stati dell'area, allo scopo di coordinare la lotta al terrorismo islamico.