Tagore
Famiglia bengalese. Protagonista della vita economica, sociale e culturale dell’India britannica, contribuì in misura sostanziale alla nascita e allo sviluppo del cd. Rinascimento bengalese. Brahmani di Jessore (od. Bangladesh), i T. (il cui originario cognome era Kushari, poi sostituito dall’appellativo onorifico Thakur, «signore», di cui T. è la versione anglicizzata) avevano perduto l’alto rango rituale a causa delle abitudini alimentari adottate nel periodo in cui parteciparono attivamente alla vita pubblica del Bengala, collaborando dapprima con il governo dei nawab musulmani e poi con gli inglesi. Le attività economiche e politiche di personaggi come Darpanarayan T. (1731-91), Dwarkanath T. (1794-1846) e Prasanna Coomar T. (1801-68) fruttarono alla famiglia ricchezza, prestigio e influenza; i T. acquisirono, tra l’altro, vaste proprietà nelle campagne del Bengala. Parallelamente, la relativa autonomia rispetto ai condizionamenti della società castale consentì loro di sostenere con fervore movimenti di riforma socio-religiosa, in particolare il Brahmo samaj, e a farsi interpreti sia delle istanze liberali diffuse dal pensiero occidentale sia dell’esigenza di recupero di un’identità culturale indiana. La dimora dei T. a Jorasanko, quartiere di Calcutta, divenne cenacolo di artisti, filosofi e letterati, e costituì un centro di aggregazione di correnti culturali creative e innovative. Tra le figure principali si annoverano: Debendranath T. (1817-1905), giornalista, filosofo e leader del Brahmo samaj, e i suoi figli Dwijendranath (1840-1926), letterato e musicista, Satyendranath (1842-1923), musicista e scrittore, Hemendranath (1844-1884), pedagogo e riformista, Jyotirindranath (1849-1925), musicista, attore, regista e scrittore, Swarnakumari Devi (1855-1932), scrittrice e attivista sociale, e Rabindranath (1861-1941), il più celebre della famiglia, che segnò l’apice del Rinascimento bengalese avviando una nuova era nella letteratura indiana con la sua vasta e diversificata produzione in lingua bengali (poesie, drammi, canti, saggi, racconti e romanzi). Rabindranath, insignito del Nobel per la letteratura (1913) grazie alla raccolta poetica Gitanjali, fu inoltre attivo nel campo dell’istruzione (fondò nel 1918 l’università di Visva-Bharati a Santiniketan, poco a nord di Calcutta) e della sperimentazione di nuove tecniche agricole (cui dedicò uno speciale istituto a Sriniketan). In politica appoggiò in varie fasi il movimento nazionalista (cui contribuì, fra l’altro, con numerose canzoni; suoi sono gli attuali inni nazionali dell’India, Janaganamana, e del Bangladesh, Amar sonar Bangla); nel 1919 fu tra i primi a restituire il cavalierato ricevuto dagli inglesi e salutò con favore l’avvento di M.K. Gandhi, cui dette l’appellativo di «Mahatma» (grande anima). Si dissociò invece dalle forme violente del terrorismo rivoluzionario e dalla non cooperazione dello stesso Gandhi, che riteneva contraria al suo ideale internazionalista di collaborazione e scambio fra i Paesi di Oriente e Occidente. Altri noti esponenti della famiglia furono i pittori Gaganendranath (1867-1938) e Abanindranath (1871-1951).