TARSU
Si legge su uno specchio etrusco da Orbetello, ora nel Gabinetto d'Antichità di Vienna, n. 1360 a (Etr. Sp., tav. cccxxxii; v, p. 86). Indica un giovane nudo con manto, che è rappresentato al posto della Medusa, sopraffatto da Perseo (Perse), che è protetto da Hermes (Turms). Su un altro specchio da Chiusi (Etr. Sp., v, tav. 67), di analogo schema, invece è proprio la Medusa (Metus) dormiente, alata e a torso nudo, ad essere uccisa da Perseo (Pherse), protetto da Atena (Menrva).
Se pensiamo ad una incomprensione del mito, facile in Etruria, T. può essere l'epiteto d'Atena, il greco Θαρσώ (Deecke), qui trasportato meccanicamente pur sopprimendo la figura della dea protettrice. Ma si può pensare all'eponimo della città cilicia di Tarso, la cui mitica fondazione s'incrocia con la saga di Perseo (Suida, s. v. Μέδουσα), come testimoniano anche le monete; in questo caso si può ricordare la Gorgone maschile del disco bronzeo di Orvieto (V sec.), ove la contaminazione sarebbe già avvenuta. T. può essere anche epiteto della Gorgone, come in Grecia Θαρσώ lo era di Atena: significherebbe "colei che atterrisce", così come Tarsura, epiteto di una Nereide (?) che assiste spaventata al ratto di Teti su uno specchio di Firenze (Etr. Sp., tav. ccxxvi), significherebbe "colei che è atterrita".
Bibl.: C. Pauli, in Roscher, V, 1916-24, c. 119 s., s. v.; ibid., c. 120 s., s. v. Tarsura?, E. Fiesel, in Pauly-Wissowa, IV A, 1931, c. 2439 s., s. v.; ibid., c. 2440, s. v. Tarsura; G. A. Mansuelli, Gli specchi figurati etruschi, in St. Etr., XIX, 1946, p. 52; K. Schauenburg, Perseus in der Kunst des Altertums, Bonn 1960, p. 22; per le monete di Tarso: F. Imhoof-Blumer, Coin-types of some Kilikian Cities, in Journ. Hell. St., XVIII, 1898, p. 174 ss., nn. 39-50; per il disco d'Orvieto: H. Mühlestein, Die Kunst der Etrusker, Berlino 1929, fig. 167 per T. Θαρσώ: St. Etr., 1927, I, p. 263; II, 1928, p. 312; IV, p. 232.