Tartari
Stirpe guerriera di razza e lingua mongolica
Nel Medioevo e in Età moderna il nome Tartari veniva adoperato nell’Occidente cristiano per identificare piuttosto genericamente tutte le popolazioni nomadi di stirpe turca o mongolica dell’Asia centrale. In realtà, propriamente, i Tartari erano solo un gruppo di queste popolazioni e tribù, proveniente dalla Mongolia orientale e dalla Manciuria del Sud-Ovest
Invenzioni, tradizioni e leggende si intrecciano inestricabilmente intorno ai Tartari; nome che evoca nell’Occidente cristiano il terrore di feroci razzie e distruzioni. Dobbiamo porci, però, alcune domande, cominciando proprio dal nome. I popoli nomadi dell’Asia centrale che si mossero sulla scia di Genghiz khan si chiamavano in realtà Tatari: Genghiz khan li aveva sottomessi e assimilati, facendone uno dei punti di forza del suo temibile esercito che premeva alle porte dell’Europa. Fu proprio nel corso del 13° secolo, dopo il terribile impatto con le incursioni di questo grande capo mongolo, che il nome Tatari subì una significativa trasformazione e divenne Tartari, con una chiara allusione a creature infernali e diaboliche. Il Tartaro, infatti, è l’inferno, il luogo dove sono rinchiusi coloro che per la loro crudeltà scontano pene eterne.
Per gli europei, inoltre, tutti i Mongoli diventarono Tartari; ma in realtà i Tartari costituivano solo un gruppo, per quanto cospicuo e importante, delle popolazioni centroasiatiche.
Racconta una leggenda molto antica, presente anche nella tradizione di alcuni popoli di lingua turca, che i Tartari discendono dal lupo, perché in tempi lontanissimi un loro antenato avrebbe diviso con un branco di lupi una caverna e da questo incontro sarebbe nata la loro progenie. Tra lupi e creature infernali, insomma, c’era di che aver paura!
Nella prima metà dell’Ottocento, i Tartari saccheggiatori e seminatori di terrore tornano nelle pagine di un grande racconto dello scrittore russo Nikolaj V. Gogol´, Taras Bul´ba. Le loro razzie, e quelle degli oppressori polacchi, fanno da sfondo alla grande epopea dei cosacchi del basso Dnepr, in Ucraina.
Con Genghiz khan e la nascita del suo grande impero i Mongoli in senso stretto ebbero il sopravvento sui Tartari che però, assimilati con questi e con altre popolazioni turche centroasiatiche, contribuirono a scrivere la storia delle diverse realtà statali sorte nell’Asia centrale. La più importante di queste fu il khanato (cioè il regno su cui dominava un khan, in turco «capo») dell’Orda d’oro (in turco Sira ordu «campo giallo» o Altin ordu «campo d’oro»), fondato da Batu khan, uno dei nipoti di Genghiz khan, che si estendeva dal bassopiano siberiano occidentale agli Urali, dai territori a nord del Mar Caspio e del Mar Nero al Kazachstan. Avanzando lungo il Danubio l’Orda d’oro minacciò l’Europa orientale (Polonia, Boemia, Ungheria) e raggiunse le coste del Mare Adriatico (1241).
Il centro del potere del khanato, collocato nella Russia meridionale, era caratterizzato da una forte impronta militare e da una struttura di tipo feudale. I principati russi si ribellarono in più occasioni ai loro dominatori che imponevano il pagamento di pesanti tributi, ma furono riportati all’obbedienza. Con la conversione all’Islam il khanato si radicò nella regione stringendo relazioni con le popolazioni stanziate lungo il Volga meridionale e nei paesi mediorientali.
Nella seconda metà del 14° secolo più elementi concorsero a ridimensionare la potenza dell’Orda d’oro: l’espansione degli Ottomani e del principato di Lituania e la crescente forza dei duchi moscoviti (Russia). Indebolita, l’Orda d’oro fu sconfitta da Tamerlano e si disgregò. I khanati indipendenti che sorsero dalla sua dissoluzione (Kazan, Astrakan, Siberia e Crimea) furono assorbiti dalla nascente potenza russa. Il khanato di Crimea ebbe intense relazioni commerciali con i Genovesi, che si erano insediati negli empori del Mar Nero.
Nei secoli successivi con il termine Tatari si passò a designare esclusivamente una popolazione turca della Crimea e degli Urali. Ma le fusioni con altri popoli, Slavi, Finnici e Caucasici, hanno segnato nuove tappe nella ricca storia di questi popoli nomadi divenuti sedentari.