TÈ
(XXXIII, p. 348)
Produzione e commercio. − Dai primi anni Sessanta ai primi anni Novanta la produzione mondiale di tè è stata interessata da elevati ritmi di crescita, che hanno portato a un aumento pari al 141,3% del tè prodotto (v. tabella). L'aumento del consumo e, quindi, della domanda ha determinato un incremento del terreno messo a coltura, che è passato da 1251 ha (media 1961-65) a 2603 ha nel 1993. Contemporaneamente il rendimento unitario è salito da 8,7 q/ha a 10,1 q/ha. La produzione dell'Asia rappresenta oltre i 4/5 di quella mondiale. Tra i paesi di questo continente primeggiano i produttori tradizionali, India, Cina, Srī Laṅka e Giappone, ai quali si sono aggiunti, anteponendosi al Giappone, Indonesia e Turchia; altri paesi produttori sono il Bangla Desh, l'Iran, il Vietnam in piena ripresa postbellica e gli stati dell'ex URSS di recente indipendenza, Georgia e Azerbaigian. Al di fuori dell'Asia producono tè alcuni paesi africani, tra i quali spicca il Kenya, la cui produzione è stata interessata da ritmi di crescita particolarmente elevati. Nel continente americano i soli produttori di un certo rilievo sono Argentina e Brasile. Il commercio mondiale del tè è molto attivo e ha riguardato nel 1992 il 47% della produzione, con un elevato giro di affari. Tra i maggiori esportatori figurano, nell'ordine, Srī Laṅka, Cina, India, Kenya, Indonesia, Malawi, Argentina. Tra gli importatori, nell'ordine, Regno Unito, Russia, Pakistan, Stati Uniti ed Egitto, che da soli assorbono il 55% del tè commerciato; inoltre, molti altri paesi asiatici, africani, europei, americani. L'Italia non produce tè e nel 1992 ne ha importate 5419 t, per un valore di 41,3 milioni di dollari USA.