Stato dell’Africa meridionale; confina a NE con la Tanzania, a NO e a O con la Zambia e per il resto del territorio con il Mozambico.
Geologicamente il territorio del M. costituisce la sezione meridionale del sistema di Rift, di età cenozoica, dell’Africa orientale. Il Rift del M. rappresenta una fossa tettonica larga dai 40 ai 90 km che si estende in direzione N-S per circa 800 km, limitata da faglie e monoclinali e sede di una intensa attività sismica; il suo fondo è occupato dal Lago Malawi e dal suo emissario Shire. Il territorio del M. è costituito da una zona pianeggiante che si estende lungo la sponda occidentale del lago e si prolunga nella valle del fiume, e da una porzione della dorsale che separa il bacino imbrifero del lago da quelli dello Zambesi e dell’affluente Luangwa, dorsale che s’innalza a oltre 2600 m (Nganda, 2606 m); all’estremo S, al confine con il Mozambico, il rilievo tabulare dei monti Mulanje si eleva a circa quota 3000 m. Il clima tropicale risente della zonazione altimetrica, specialmente riguardo le precipitazioni (concentrate nella stagione estiva, ma variabili da meno di 500 mm annui nelle aree di pianura a più di 1300 sui rilievi). Dominante la flora della savana arborata nelle parti meno elevate, e della foresta rada, più in alto, fortemente aggredita e degradata dall’espandersi delle pratiche agricole e solo in parte difesa con l’istituzione del Parco Nazionale di Nyika (3200 km2) e di altre zone protette.
Il ceppo originario della popolazione è per la quasi totalità quello bantu, cui si sono incrociati, durante gli ultimi secoli, gruppi diversi provenienti da territori vicini. Il precario assetto di quelle popolazioni è stato duramente provato da diverse incursioni da parte di gruppi di negrieri di Zanzibar, che volevano incrementare i loro scambi commerciali, o da parte di invasori Ngoni e Yao, questi ultimi appartenenti al comune ceppo bantu. Attualmente i movimenti demografici trovano essenzialmente spiegazione nell’organizzazione, tuttora tradizionale, del settore agricolo, nel quale la manodopera è costituita da donne, mentre gli uomini preferiscono emigrare: negli anni 1970 avevano come meta le zone minerarie in Zambia, Zimbabwe e Repubblica Sudafricana; in seguito alle restrizioni imposte da quegli Stati, si sono poi diretti verso le poche aree industriali sorte nel paese; a loro volta le piantagioni del M. attraggono lavoratori, spesso profughi, dal Mozambico. La distribuzione nel territorio è disomogenea, in quanto la parte meridionale del paese, circa un terzo del territorio, ospita quasi la metà della popolazione complessiva. La popolazione urbana raggiunge appena il 19% (2008), le sole vere città sono Blantyre e la capitale.
La grande maggioranza della popolazione è protestante (20,5%); seguono i musulmani (20%) e i cattolici (18%); il resto è diviso tra altri cristiani, animisti e altro.
Il M. è uno dei paesi più poveri della Terra e le sue condizioni economiche lo collocano fra quelli con lo sviluppo sociale più modesto. Dal 2006 al 2009, tuttavia, ha registrato una crescita economica annua di oltre il 7% ed è divenuto esportatore di cibo, anche grazie al sostegno degli investimenti internazionali. Accanto ai prodotti utilizzati per il consumo locale, l’agricoltura del M. produce tabacco (coltivato in piccole aziende) e tè (al contrario, in grandi piantagioni). La base industriale (legata a materie prime locali, come la manifattura del tabacco) è limitata e l’afflusso di investimenti stranieri è ostacolato dalla scarsa domanda del mercato locale e dalle modeste possibilità di esportazione. Dopo una fase tra la fine degli anni 1980 e i primi anni 1990, nel corso della quale erano stati ottenuti notevoli progressi in campo agricolo e, in generale, nella produttività economica tramite interventi di modernizzazione e di liberalizzazione, le conseguenze di una sfavorevole congiuntura meteorologica e del ritiro degli aiuti internazionali (come forma di pressione per il rispetto dei diritti umani nel paese) hanno provocato un tracollo economico.
Sul territorio, compreso nell’orbita degli imperi o potentati che controllavano i traffici, leciti e illeciti, fra i grandi laghi e la costa, nel 1891 la Gran Bretagna proclamò il proprio protettorato, bloccando così sia i tentativi del Portogallo di estendere il suo potere verso l’interno sia l’attività degli schiavisti arabi. Non mancarono gli episodi di ribellione al dominio coloniale, ma il primo partito nazionalista in senso stretto, il Nyasaland African Congress (NAC), fu fondato solo nel 1944. Presto rafforzò la sua ragion d’essere con l’opposizione alla Federazione di Rhodesia e Nyasaland (1953), voluta da Londra. Al radicalizzarsi della lotta contro il colonialismo e la Federazione, il governo inglese reagì con forza mettendo fuori legge il NAC (dal 1958 guidato da H.K. Banda) e instaurando lo stato d’emergenza. Ma quando il partito poté riorganizzarsi come Malawi Congress Party (MCP), le autorità coloniali vennero a patti. Il 6 luglio 1964 fu proclamata l’indipendenza e fu adottata la denominazione M., a ricordo di un regno appartenuto al filone della civilizzazione di Zimbabwe, sostituendo definitivamente il nome coloniale di Nyasaland.
Nel 1966 il M. si dava una Costituzione repubblicana, monopartitica e presidenzialista, ma di fatto fu soggetto al regime autoritario di Banda, dal 1971 dichiarato presidente a vita, concentrando nella sua persona tutto il potere. Il M. stabilì normali relazioni diplomatiche con la Repubblica Sudafricana (1967) e si tenne anche in seguito ai margini dell’impegno contro il colonialismo e il razzismo. Aveva del resto un contenzioso territoriale aperto con Tanzania e Zambia; con il Mozambico giunse più volte a momenti di tensione. La guerra in Mozambico spinse verso il M. oltre mezzo milione di profughi provocando un gravissimo problema in termini economici e di stabilità.
L’opposizione al regime, particolarmente incalzante dai primi anni 1990, ottenne la reintroduzione del multipartitismo, quindi una nuova Costituzione, sempre di tipo presidenziale, seguita da elezioni che portarono alla presidenza Bakili Muluzi e il suo United Democratic Front (UDF). Liberati i prigionieri politici, si avviò una politica di riconciliazione. Nonostante vi fossero segnali di miglioramento, accentuati dalla ripresa degli aiuti internazionali, le condizioni strutturali dell’economia rimasero caratterizzate da un’estrema fragilità soprattutto per la forte dipendenza dell’agricoltura dall’andamento climatico. Inoltre, il diffondersi dell’epidemia di AIDS ebbe pesanti ricadute di tipo economico. Negli anni seguenti alla rielezione di Muluzi (1999) la situazione alimentare e sanitaria si fece drammatica. Su Muluzi si addensarono anche sospetti di nutrire mire autoritarie. Alle elezioni presidenziali del 2004 si impose Bingu wa Mutharika, designato a sorpresa da Muluzi come suo successore. Nel febbraio 2005 il nuovo presidente decise di abbandonare l’UDF, sostenendo di non essere appoggiato nella sua politica contro la corruzione, e fondò con i suoi sostenitori il Democratic Progressive Party (DPP). Dopo aver fronteggiato un tentativo di impeachment, Mutharika ha consolidato il suo potere, ma l’asprezza della battaglia politica ne ha ostacolato l’azione di governo ed egli ha dovuto affrontare le stesse accuse di inefficienza mosse contro i suoi predecessori. Nel 2006 sono stati arrestati il vicepresidente Cassim Chilumpa e l’ex presidente Muluzi, il primo per tradimento, il secondo per corruzione. Rieletto presidente nel 2009, Mutharika è deceduto nell'aprile 2012 e gli è subentrata la vicepresidente uscente J. Banda, 61 anni, prima donna a ricoprire questa carica nel Paese. Nell'ottobre 2013, a seguito dell'arresto di alcuni funzionari accusati di appropriazione indebita di fondi pubblici, la donna politica ha proceduto a un rimpasto di governo. Le elezioni presidenziali tenutesi nel maggio del 2014 hanno registrato la sconfitta della donna politica nel confronto con il candidato del DDP P. Mutharika, fratello dell'ex presidente, che le è subentrato nel mandato; riconfermato nella carica nel maggio 2019, la sua elezione è stata annullata nel febbraio 2020 per il sospetto di brogli. Alle nuove consultazioni, svoltesi nel giugno 2020, si è imposto il candidato non governativo L. Chakwera, che ha ottenuto il 59% dei voti contro il 39% aggiudicatosi dal presidente uscente, cui è subentrato nella carica.