teatro totale
locuz. sost. m. – Partendo dal teatro mimetico, attraverso il dramma borghese e l’opera pirandelliana, la rivoluzione futurista e il teatro dell’assurdo, il punto di vista sul teatro, e sul modo di fare teatro, si è naturalmente evoluto verso il teatro totale. Dalla sinergia, o per meglio dire dall’intermedialità, di danza, mimo, canto, pittura, scultura, il t. t. vuole riscoprire il senso proprio e profondo della comunicazione artistica. Rinunciando ai codici e alle convenzioni generali, il t. t. ne adotta di particolari, per superare i limiti della parola scritta (che passa in secondo piano rispetto al gesto e all’azione dell’attore sulla scena), riscoprendo la natura polidimensionale dell’opera in cui costumi, luci, immagini e suoni sono parte integrante e non decoro o semplici accessori, e ridando vita all’‘atto totale’ di un attore che non si identifica più con un personaggio, ma porta in scena la propria intima e personale capacità performativa. Esempi di t. t., accomunati dal valore aggiunto dell’‘indisciplinarietà’, sono la compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, Teatrino clandestino (compagnia diretta da F. Menni), il lavoro performativo di M. Abramovic ispirata dalla body-artist G. Pane. Autore del primo libro in Italia dedicato al Teatro totale (2006) è A. Pettini, direttore del Centro nazionale di drammaturgia e della Scuola d’arte teatro totale.