telematica
Il computer incontra il telefono
La telematica nasce dall’incontro di informatica e telecomunicazioni. Esordisce nel secondo dopoguerra, quando il linguaggio digitale viene usato, per la prima volta, per scambiare messaggi sulle linee telefoniche. Nel corso del tempo si è sviluppata fino a diventare la disciplina fondamentale delle comunicazioni. Oggi sia i sistemi telefonici sia quelli di diffusione radiofonica e televisiva usano in modo massiccio le tecnologie digitali, ma naturalmente il sistema telematico per eccellenza è e resta Internet
La parola telematica nasce dalla fusione di due termini, telecomunicazioni e informatica, ed è entrata nell’uso comune da quando le tecnologie digitali (digitalizzazione) vengono usate per inviare a distanza informazione tramite mezzi di trasmissione – cavi oppure onde elettromagnetiche – che in precedenza servivano per inviare segnali analogici, ossia segnali in grado di variare con continuità.
Possiamo dire che la telematica nasce quando il computer, da semplice strumento di calcolo, diventa anche strumento di comunicazione o, perlomeno, una componente fondamentale nei sistemi di comunicazione.
Più in generale, si parla di telematica per indicare l’informatizzazione delle comunicazioni telefoniche.
Il primo passo in questo senso fu l’utilizzo delle normali reti telefoniche per collegare tra loro i computer. Ciò fu possibile all’inizio degli anni Cinquanta grazie all’invenzione del modem – il nome sta per modulatore/demodulatore – uno strumento che trasforma i bit (l’unità minima di informazione che può valere solo 1 e 0 e in cui sono scritte le istruzioni per computer) in suoni che possono essere trasmessi con il tradizionale sistema telefonico.
I modem vennero introdotti negli Stati Uniti dal programma di difesa antiaerea SAGE (Semi automatic ground envinroment, «Ambiente terrestre semiautomatizzato») che collegava tra loro diverse basi aeree nel paese e in Canada. Questo sistema di difesa non usava le reti telefoniche commerciali, ma reti appositamente costruite con questo scopo; tuttavia i cavi erano di tipo telefonico e così fu necessario costruire questi dispositivi che, appunto, modulavano il segnale digitale – trasformandolo in suoni – e lo demodulavano – ritrasformandolo in sequenze di 1 e 0 all’altro capo.
In seguito l’IBM (International business machines), la grande azienda informatica che aveva sviluppato quei primi modem, ne approntò una versione modificata per un sistema di prenotazione ed emissione di biglietti, che venne usato da diverse compagnie aeree.
Fu solo negli anni Sessanta, con la crescente diffusione dei computer, che venne immesso sul mercato il primo modem commerciale, il Bell 103, prodotto nel 1962 dalla AT&T (American telephone and telegraph company, «Società americana dei telefoni e dei telegrafi»). Il dispositivo funzionava con il sistema della commutazione di frequenza: produceva cioè due toni di frequenza diversa per rappresentare le cifre 0 e 1.
In questo modo riusciva a trasmettere informazioni sulle linee telefoniche a una velocità di 300 bit/s. Pochi anni dopo la at&t introdusse un nuovo modello che, modificando la fase – un diverso parametro dell’onda sonora (suono) – raggiungeva la velocità di trasmissione di 1.200 bit/s.
Per collegarsi con l’utente desiderato questi modem richiedevano che fosse composto il numero di telefono corrispondente e poi che venisse appoggiata la cornetta su un apposito supporto, che permetteva al computer di ‘parlare’ al telefono.
Un passo avanti molto importante fu l’introduzione dello Smartmodem, realizzato nel 1981 dalla Hayes Microcomputer Products, un’altra azienda statunitense. Questo dispositivo permetteva di collegare direttamente il computer alla presa telefonica, senza coinvolgere il telefono vero e proprio perché era il pc a comporre direttamente il numero.
L’innovazione rese molto più pratico e comodo l’uso dei modem e stimolò la nascita delle prime comunità telematiche, le BBS (Bulletin board system «Sistema a bacheche», in italiano chiamate bacheche elettroniche).
Le BBS erano sistemi a cui diversi utenti potevano collegarsi usando computer e modem per accedere, grazie a un apposito software, a diversi servizi, soprattutto scambi di messaggi e di programmi. Le BBS sono state per molti aspetti le antenate della rete Internet, ma a differenza di quest’ultima sono rimaste un fenomeno tipicamente locale. Per collegarsi a una bacheca elettronica, infatti, serviva una telefonata, e collegarsi a una BBS lontana era molto costoso perché richiedeva una interurbana. Le BBS diventarono così comunità di appassionati di informatica residenti nella stessa area.
La prima BBS nacque negli Stati Uniti nel 1978. All’inizio la ridotta velocità di connessione limitò molto lo sviluppo delle bacheche elettroniche, ma a partire dagli anni Ottanta la disponibilità di modem a 1.200 bit/s permise alle BBS di diffondersi a macchia d’olio. Negli anni Novanta molte strutture di questo tipo fornirono ai propri utenti l’accesso diretto alla rete Internet e alla fine furono assorbite da questa ‘rete delle reti’.
Oggi lo strumento telematico per eccellenza è Internet, la rete che virtualmente collega tutti i computer del mondo. In realtà Internet mette in comunicazione le molte reti informatiche nate in tutto il mondo a partire dagli anni Sessanta, e dalla metà degli anni Novanta questo strumento è diventato estremamente popolare. Fino ad allora era un sistema di comunicazione utilizzato solo da alcune categorie di persone, in particolare ricercatori universitari.
Anche la diffusione dell’accesso a Internet è passa-ta comunque per il collegamento alle normali linee telefoniche prima che si diffondessero collegamenti di nuova generazione come ISDN (Integrated services digital network «Rete digitale di servizi integrati»), ADSL (Asymmetric digital subscriber line «Linea digitale asimmetrica per l’utente»). Internet attualmente sfrutta proprie linee – chiamate linee dedicate – ad alta velocità per i collegamenti su grandi distanze, mentre nella maggior parte dei casi si appoggia ancora alle linee telefoniche tradizionali per il collegamento della singola abitazione, il cosiddetto ultimo miglio.
Grazie a Internet, la telematica è entrata a far parte della vita quotidiana di milioni di persone. Oggi il termine telematica designa in particolare una vasta categoria di servizi complessi che un tempo imponevano di recarsi fisicamente in qualche ente o ufficio e di cui oggi si può usufruire restando comodamente a casa propria, grazie al collegamento Internet. La rivoluzione telematica, infatti, ha coinvolto molti settori della pubblica amministrazione, che tramite Internet offrono vari servizi, dalla semplice richiesta di informazioni fino alla compilazione della dichiarazione dei redditi. Questo utilizzo di Internet viene indicato da anni come una priorità per le politiche della pubblica amministrazione, perché permette un notevole risparmio di costi sia per lo Stato sia per i cittadini.
Un altro settore che sta investendo molto sulla telematica è costituito dagli enti di conservazioni dei beni culturali, come biblioteche e archivi. Le biblioteche sono state tra le antesignane dell’utilizzo di reti informatiche: hanno reso disponibili in formato digitale i loro cataloghi e li hanno raggruppati in circuiti bibliotecari, in modo che un utente possa sapere rapidamente dove un libro è conservato e così richiederne il prestito.
Gli archivi storici on-line offrono oggi spesso la possibilità di consultare a distanza riproduzioni digitali dei documenti in essi catalogati, risparmiando spostamenti all’utente e soprattutto migliorando la conservazione dei documenti stessi, dato che non vengono più deteriorati dall’uso.
L’informatica negli ultimi decenni non si è solo servita delle linee telefoniche per mettere in comunicazione i computer, ma ha anche ‘ricambiato il favore’ portando grandi innovazioni nella stessa tecnologia telefonica e consentendole un notevole salto di qualità.
Fin dagli anni Settanta negli Stati Uniti, e più tardi anche in Europa, il segnale telefonico viene trasformato, una volta che lascia l’abitazione e raggiunge le centraline, in segnale digitale, che può viaggiare più velocemente e in modo più efficiente sulle linee per poi essere ritrasformato in suono una volta giunto a destinazione.
La digitalizzazione del segnale permette di aggiungere servizi ulteriori alla classica chiamata vocale. Per esempio, possiamo utilizzare i tasti del telefono per dialogare con un servizio di risposta automatica, selezionando tra le voci di un menu con la semplice pressione di un tasto, cosa impossibile finché le linee erano interamente analogiche.
L’informatizzazione dei sistemi telefonici è stata cruciale per lo sviluppo dei telefoni cellulari. I primi, noti come TACS (Total access communication system, «sistema di comunicazione e accesso totale»), utilizzavano un sistema analogico e non digitale per inviare il segnale e offrivano solo comunicazioni vocali. Con il passaggio a un sistema digitale, il GSM (Global system for mobile communications «Sistema globale per la comunicazione mobile»), sono diventati possibili lo scambio di messaggi di testo (SMS, Short message system «Sistema di messaggeria breve») e altri servizi come il riconoscimento del numero del chiamante, che tanta importanza hanno avuto nel successo della telefonia cellulare.
L’ultima frontiera della convergenza tra telecomunicazioni e informatica è il VOIP (Voice over Internet protocol «Voce tramite protocollo Internet»), una tecnologia che rende possibile effettuare una conversazione telefonica sfruttando una connessione Internet anziché una linea di trasmissione telefonica. Una telefonata di questo tipo richiede solo di collegare al computer cuffia e altoparlanti, e di disporre di un apposito software. La voce, trasformata in formato digitale, viene instradata in pacchetti come avviene per tutti i dati che viaggiano su Internet. Ovviamente in questo modo si riducono enormemente i costi per le telefonate su grande distanza – quando si utilizza un collegamento Internet non conta la distanza che ci separa dal nostro interlocutore – tanto che questo tipo di servizio sta oggi minacciando la telefonia tradizionale.