GIANNIOTTI, Teodoro (Teo)
Nacque a Venezia il 7 apr. 1896 da Anna Montagna e da Alessandro, direttore per oltre quarant'anni del giornale umoristico veneziano Sior Tonin Bonagrazia, per il quale disegnò numerose vignette. Il G. frequentò i corsi di pittura all'Accademia di belle arti, dapprima a Venezia, sotto la guida di E. Tito, quindi a Roma, dove frequentò, tra l'altro, le lezioni di C. Innocenti.
Diplomatosi a Venezia nel 1919, partecipò subito alla vita artistica veneziana avviando la collaborazione a giornali e riviste come redattore e caricaturista. In questi anni frequentò, tra gli altri, i pittori Guido Cadorin e Virgilio Guidi; conobbe inoltre Gino Rossi e Bruno Saetti, cui fu legato in seguito da profonda amicizia.
Nel 1924 sposò Maria Bombarella, dalla quale ebbe il figlio Alessandro. L'anno seguente il G. fece il suo esordio espositivo prendendo parte alla rassegna degli artisti di Ca' Pesaro, la prima allestita al Lido di Venezia, dove espose una Natura morta e Ritratto di signora, raffigurante la moglie, quadro conservato a Venezia, presso gli eredi del pittore, insieme con la maggior parte delle sue opere: segnalato nella critica apparsa sul Gazzettino illustrato per lo stile accurato e la resa "plastica e luminosa", il Ritratto rivela consonanze con le atmosfere incantate del cosiddetto realismo magico, destinate tuttavia a non avere esito ulteriore nella sua produzione.
Nel gennaio 1927 prese parte alla mostra allestita alle Botteghe d'arte, sempre a Venezia, dove espose un ritratto maschile e alcune vedute, tra cui Villa degli Armeni, che documentano il suo amore per le colline di Asolo, località destinata a divenire meta prediletta di soggiorno estivo e soggetto ricorrente di molti suoi dipinti.
Partecipò inoltre alle esposizioni delle Tre Venezie a Padova, nella sala della Ragione (1926, 1927), e a numerose rassegne dell'Opera Bevilacqua La Masa tra il 1926 e il 1948. Ricoprì l'incarico di segretario regionale del Sindacato fascista di belle arti fino al 1941 e partecipò alle Esposizioni sindacali interprovinciali tenutesi a Padova (1928, 1929, 1939), a Vicenza (1933), Venezia (1936) e Verona (1937); inoltre prese parte alle Sindacali nazionali di Firenze (1933) e Napoli (1937). Il legame con la città e con le istituzioni, locali e nazionali, favorì probabilmente la sua costante presenza alla Biennale di Venezia, dall'edizione del 1928 a quella del 1938 (tranne che alla XVIII del 1932); nel 1935, alla Mostra dei quarant'anni della Biennale, espose un Paesaggio e tre vedute della città lagunare, indicate in catalogo con il titolo generico di Rio. Nel 1936 prese parte alla Mostra d'arte italiana a Budapest.
Personalità solitaria e schiva, il G. maturò un linguaggio imperniato su gamme cromatiche delicate e armoniche, in cui il segno definisce la composizione secondo strutture semplici e sintetiche. L'avversione per ogni forma di irruenza pittorica, se già connotava i lavori degli anni Venti, divenne nel corso degli anni Trenta e successivi la cifra caratteristica di una ricerca dominata dalla visione pacata, quasi malinconica, del paesaggio, che dal 1947 è risolto per lo più in scorci di Venezia e di Asolo.
Nel 1946 partecipò alla Mostra del premio di pittura La Colomba a Venezia; due anni dopo, alla galleria Gianferrari di Milano, tenne la sua prima personale seguita, sempre nel 1948, da quella allestita presso la galleria Alpina di Cortina d'Ampezzo e, l'anno seguente, dalla personale alla galleria della Valigia di Venezia. Proseguì nel frattempo la collaborazione come critico d'arte a quotidiani e periodici, tra cui Ateneo veneto, Corriere lombardo, Gazzetta di Venezia, Il Gazzettino, Il Giornale del Mezzogiorno e Meridiano di Roma.
Il G. morì a Venezia il 29 febbr. 1952.
Sue retrospettive vennero allestite nel 1952 alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia; l'anno dopo a Padova, nell'ambito della X Triennale d'arte veneta; nel 1954 alla Biennale di Venezia, quando gli fu riservata una personale, introdotta in catalogo da V. Guidi (pp. 84 s.), con nove lavori degli anni Quaranta, tra i quali la veduta di San Giorgio del 1947 (catal., tav. 12; Valeri, ripr. p. 31), di proprietà della Fondazione G. Cini di Venezia; sempre a Venezia, alla Galleria internazionale d'arte moderna Ca' Pesaro, sono conservati alcuni suoi dipinti, tra cui Asolo, del 1949, vari disegni, pastelli e incisioni. Sue opere vennero esposte a Roma nell'ambito della VII Quadriennale nazionale d'arte di Roma del 1955-56 e alla galleria La Medusa nel marzo 1956.
Fonti e Bibl.: Una visita alla Mostra di Ca' Pesaro al Lido, in Il Gazzettino illustrato, 23 ag. 1925; T.G., presentazione di D. Valeri, Milano 1952 (con bibl.); F. C., Sbalordì Guglielmo Ciardi dipingendo "la Mamma al piano", in Il Gazzettino, 23 sett. 1952; M. Innocenti, Galleria degli artisti italiani. T. G. Frutti di un'anima ricca, in La Fiera letteraria, 8 luglio 1956; Mostra retrospettiva diT. G. (catal., Fondazione Bevilacqua La Masa), Venezia 1967 (con antologia e testimonianze della critica); E. Di Martino, Bevilacqua La Masa 1908-1993, Venezia 1994, pp. 65, 68, 192; A.M. Comanducci, Dizionario… dei pittori… italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, pp. 1463 s.