MALICK, Terrence
Regista cinematografico statunitense, nato a Ottawa (Illinois) il 30 novembre 1943. Dopo aver vissuto la sua infanzia in Oklahoma e Texas (dove attualmente vive), nel 1965 si laureò in filosofia alla Harvard University. Il suo primo film Badlands (1973; La rabbia giovane) s’impose nei primi anni Settanta come un vero e proprio punto di riferimento per il nuovo cinema statunitense. La capacità di trasfigurare le cronache cruente di un serial killer in un sublime racconto dell’America e del suo spirito arcaico e selvaggio ha caratterizzato anche tutte le sue opere successive, da Days of heaven (1978; I giorni del cielo), vincitore del Premio per la miglior regia al Festival di Cannes e dell’Oscar per la migliore fotografia, a The thin red line (1998; La sottile linea rossa), vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino, sino a The tree of life (2011), vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes.
Trascorso un anno in Germania, ottenne la borsa di studio che porta il nome di Cecil John Rhodes all’Università di Oxford, lavorando alla sua tesi di dottorato sul concetto di ‘mondo’ in Søren Kierkegaard, Martin Heidegger e Ludwig Wittgenstein. Insegnò quindi filosofia al Massachusetts Institute of technology di Cambridge, sostituendo Hubert Dreyfus, uno dei massimi esperti del pensiero di Heidegger negli Stati Uniti. Il periodo di insegnamento si concluse con la traduzione dell’opera di Heidegger Vom Wesen des Grundes - L’essenza della ragione, pubblicata nel 1969 per la Northwestern University Press. Alla parentesi universitaria seguì il lavoro di corrispondente per la rivista «The New Yorker». Dopo aver speso molto tempo seguendo le tracce di Che Guevara e Régis Debray per un reportage che non avrebbe mai visto la luce, M. partecipò alle selezioni del corso in regia cinematografica dell’American Film Institute. Il corso, che annoverava tra i suoi allievi Paul Schrader e David Lynch, fu destinato a registi dalla solida formazione universitaria. Questo periodo influenzò M. profondamente e gli permise di coltivare una serie di rapporti, tra cui quello con il direttore George Stevens Jr, figlio del regista George Stevens, che anni più tardi sarà il produttore esecutivo di The thin red line. Contrariamente alla vulgata che descrive M. come una sorta di genio isolato, l’inizio della sua carriera fu costellato da incontri con personalità di rilievo: Irvin Kershner, con il quale scriverà alcuni progetti mai realizzati, Mike Medavoy, che diventerà suo agente, Dianne Crittenden, casting director e scopritrice di talenti, lo scenografo Jack Fisk e, infine, il grande regista Arthur Penn. Proprio grazie all’intervento di Penn, che garantì sulle qualità del giovane regista, M. poté realizzare il suo primo film Badlands prodotto da Edward Pressman. Il film sancì anche il sodalizio con Fisk, che firmerà poi la scenografia di tutti i film di Malick.
Dopo la lunga pausa tra Day of heaven e The thin red line, negli anni Duemila M. ha realizzato quattro film, The new world (2005; The new world - Il nuovo mondo), il già citato The tree of life, To the wonder (2012) e Knight of cups (2015), anche grazie all’impegno dei produttori Sarah Green e Nicholas Gonda che hanno inventato un modello produttivo in grado di permettere a M. di realizzare sei film in totale libertà (ancora due devono vedere la luce), tenendo conto della sua necessità di riscrivere il film in ogni sua fase, dalle riprese al montaggio.
Tutte le sue opere declinano in modo diverso e con un linguaggio progressivamente rivoluzionario una materia incandescente e irriducibile, quella di un’America primordiale, protagonista anche dei romanzi dell’amico Cormac McCarthy. Un luogo di conquista terrestre e cosmico in cui tutte le pulsioni umane, che siano religiose, sessuali, intellettuali, trovano asilo. In questo corpus ininterrotto – durante i vent’anni di inattività M. non ha mai cessato di scrivere sceneggiature e immaginare film – hanno potuto esprimersi attori straordinari (da Martin Sheen e Sissy Spacek della sua prima opera) e artisti intenti a lasciare il segno in ogni settore. La fotografia, la scenografia, il suono, il montaggio, le musiche spingono ogni film ad assomigliare a un organismo vivente, plasmato dal contributo di molte persone. Fanno parte di questa grande famiglia cinematografica, oltre ai produttori, anche due pilastri imprescindibili, il direttore della fotografia Emmanuel Chivo Lubezki e l’operatore Joerg Widmer. La figura di M. non può esaurirsi però in quella del cineasta: negli ultimi anni è stato infatti anche un assiduo produttore e un promotore del cinema e dell’arte, sempre mosso da inesauribile curiosità.
Bibliografia: S. Rybin, Terrence Malick and the thought of film, Lanham 2012; D. Kamalzadeh, M. Pekler, Terrence Malick, Marburg 2013; Terrence Malick. Film and philosophy, ed. T.D. Tucker, S. Kendall, London 2014; C. Hintermann, D. Villa, Terrence Malick. Rehearsing the unexpected, London 2015; A. Mathis, Terrence Malick et l’Amérique, Levallois-Perret 2015.