terziario
Il settore economico dei servizi
Esistono attività economiche che non possono essere attribuite né al settore primario – l’agricoltura – né al settore secondario – l’industria. Queste attività sono chiamate servizi, sono immateriali e costituiscono un terzo settore di attività, detto, appunto, terziario. L’insieme dei servizi, il cui peso è crescente in una moderna economia, costituisce quel complesso e ampio settore terziario che ha modificato profondamente il mercato del lavoro e il cui valore economico supera quello dell’industria in tutte le economie dei paesi sviluppati
Quando andiamo dal medico per una visita o entriamo in un negozio per comperare qualcosa, quando programmiamo un viaggio attraverso una agenzia o semplicemente facciamo una telefonata per chiamare un taxi o cercare una babysitter, utilizziamo servizi offerti da operatori privati. Se viceversa ci rechiamo in ospedale, prendiamo un autobus urbano o frequentiamo la scuola pubblica utilizziamo servizi provvisti dallo Stato. La prima distinzione quindi fra i tipi di servizi è proprio quella tra pubblico e privato.
Lo Stato, così come gli enti pubblici locali (Regioni, Province e Comuni), provvede ai bisogni essenziali dei cittadini attraverso una rete di servizi, primi fra tutti la sanità e l’istruzione, ma anche la pulizia delle strade e la manutenzione delle fogne, l’amministrazione pubblica e l’anagrafe dei cittadini.
Il commercio, il turismo, le comunicazioni, il trasporto, il sistema delle banche e le assicurazioni sono soltanto alcuni degli esempi dei servizi del settore privato basati sul lavoro dell’uomo e sulle sue competenze professionali: beni economici che, come già accennato, sono immateriali anche se, per essere forniti, hanno naturalmente bisogno di una infrastruttura materiale (negozi, computer, uffici e così via).
Se si considera che è tipico delle economie progredite generare una crescita del terziario a ritmi più elevati rispetto a quella dei settori primario e secondario, si capisce come nel mercato del lavoro vada crescendo la quota degli occupati nei servizi.
Il progresso tecnologico ha eliminato alcuni lavori, generalmente manuali e ripetitivi – specialmente nel settore industriale –, ma ne ha creati molti altri legati al settore terziario. I bisogni umani sono infatti praticamente inesauribili e le opportunità di lavoro che si creano con lo sviluppo della automazione e della tecnologia sono più numerose di quelle che lo stesso progresso ha eliminato. La riqualificazione dei lavoratori che hanno perso il proprio lavoro a seguito della tecnologia crea, per esempio, nuovi posti di lavoro nella formazione. L’attenzione all’ambiente può diventare un tipico esempio di servizio indispensabile per la qualità della vita e che assorbe un numero sempre più alto di lavoratori. L’informatica è il settore a più alta tendenza di crescita occupazionale, ma non soltanto: in realtà tutti i settori dei servizi registrano un notevole incremento di lavoratori.
Secondo i dati Istat del 2005 nell’ultimo decennio gli addetti al lavoro nel terziario sono arrivati al 65,0% del totale degli occupati, nell’industria al 30,8% e nell’agricoltura al 4,2%; il settore dei servizi ha avuto un incremento dello 0,6% rispetto al 2001.
Dematerializzazione, una parola grossa e un concetto nuovo. Vuole indicare la tendenza a lavorare sulle idee, a valorizzare la parte intellettuale e progettuale dell’economia. I progetti si concretizzano per via ‘immateriale’ seguendo le idee e il pensiero.
Per fare un esempio, noi non sappiamo esattamente da dove e come arrivino tutte le informazioni che abbiamo ogni giorno a disposizione sul monitor del computer o del televisore, ma le abbiamo a portata di mano senza bisogno di dover spostare materialmente uomini e mezzi: basta premere alcuni tasti. Qualcuno ha calcolato che in America il prodotto interno lordo oggi non pesa più di cento anni fa – in termini di vero peso, di tonnellate – ma vale venti o trenta volte di più: gran parte del PIL non ‘pesa’ niente, dato che si tratta di servizi.
A Lisbona, il Consiglio europeo del marzo 2000 si è prefissato un obiettivo strategico per il nuovo decennio: far diventare l’economia dell’Unione europea un’economia basata sulla conoscenza, la più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Questo obiettivo indica chiaramente uno sviluppo nella direzione dei beni immateriali.
Ma esiste un altro importante elemento che indica l’avvio di un processo diventato quotidiano per le giovani generazioni. La «società della conoscenza» citata a Lisbona richiama il fatto che la società odierna investe continuamente sul sapere e sulla sua circolazione – che a sua volta alimenta il sapere stesso: un fenomeno che si accompagna all’emergere di ‘intelligenze collettive’ diverse dalle classiche forme individuali dell’intelligenza. I bambini di oggi, figli della multimedialità, esprimono una nuova intelligenza collettiva perché attraversa le culture e le lingue e che porterà sempre più la società ad avvalersi dei servizi immateriali.
Quaternario, questo è il nome che si comincia a dare a un particolare settore del terziario, forse perché sta assumendo una importanza che lo distacca decisamente dalle altre attività economiche comprese nel terziario: la dicitura di terziario avanzato, in effetti, non basta più a classificare da una parte l’ampiezza e dall’altra la specializzazione delle professionalità comprese in questa fascia di attività economica.
Si distinguono nel terziario avanzato sei aree: tecnologia dell’informazione; comunicazione e marketing; servizi integrati agli immobili e alle infrastrutture; ingegneria, territorio e ambiente; consulenza; ricerca avanzata. A tutte queste aree sono collegate numerose attività che hanno sempre un unico scopo: migliorare la competitività dell’impresa attraverso l’innovazione. Il rapporto tra innovazione e crescita economica è stretto: tanto più un paese investe nella ricerca e nello sviluppo dell’innovazione, tanto più diventa competitivo sul mercato.
Tutte queste aree del terziario sono aree ad alta intensità di lavoro proprio perché basate sulla conoscenza e non su attività manuali e ripetitive – che possono essere sostituite da robot industriali – così come sono ad alta intensità di lavoro anche aree del terziario non avanzato, come i servizi alla persona (assistenza agli anziani, cura del corpo, servizi turistici e via dicendo). Si comprende allora come in prospettiva la gran parte dei nuovi posti di lavoro saranno creati nel settore terziario.
Si pensa spesso che la globalizzazione riguardi solamente le fabbriche che si spostano nei paesi a basso costo del lavoro, e che il settore terziario sia immune da questo fenomeno. Non è più così: con il progresso della telematica, la possibilità di trasformare documenti amministrativi in file immateriali e poi trasmetterli a bassissimo costo da una parte all’altra del globo ha reso possibile spostare molti posti di lavoro, anche nel settore terziario, verso i paesi a basso reddito.
Molti prodotti nascono nel settore primario – per esempio il cacao –, vengono trasformati nel secondario – la barretta di cioccolato – e venduti nel terziario. E oggi per ‘vendere’ ci vuole molta più gente che per coltivare il cacao o per trasformarlo in cioccolato, perché per vendere c’è bisogno anche di pubblicizzare. Ed è qui che il terziario inventa sempre nuove tecniche: per esempio, il geomarketing. Trovare il cliente giusto nel posto giusto è il suo motto. Conoscere l’ambiente in cui vive, il suo livello di istruzione, il suo lavoro, la casa in cui abita è compito del geomarketing, che è l’ultima novità in fatto di servizi per le imprese.