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THAILANDIA

di Giampiero Cotti-Cometti, Sandro Bordone, Oscar Botto - Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)
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THAILANDIA (App. III, 11, p. 952)

Giampiero Cotti-Cometti
Sandro Bordone
Oscar Botto

La popolazione (45.100.000 ab. secondo una stima del 1978), che è più che raddoppiata nel periodo post-bellico, anche nell'ultimo quindicennio è aumentata con un ritmo cospicuo (attorno al 3% medio annuo). La produzione di generi alimentari è aumentata negli stessi anni con un ritmo appena maggiore; ma le calorie disponibili pro capite, già insufficienti, non sono migliorate. Più che doppio del tasso d'incremento generale della popolazione è stato quello della popolazione urbana - soprattutto della capitale e dei centri vicini, che hanno visto un massiccio aflusso dalle campagne. Bangkok, nella quale si sono venute concentrando le principali attività industriali del paese e che rimane il massimo porto thailandese, ha visto raddoppiare nel quindicennio la sua popolazione, passata da 1,5 milioni del 1960 a circa 3 milioni.

Benché abbia registrato dopo il 1960 un certo sviluppo industriale la T. rimane tuttora un paese fondamentalmente basato sul settore primario - circa l'80% della popolazione attiva e oltre 80% delle esportazioni del paese (ma solo meno di un terzo del prodotto nazionale lordo) -, in primo luogo sull'agricoltura, nella quale è tuttora impegnato oltre il 75% della popolazione attiva. L'agricoltura, pur avendo sperimentato nel quindicennio taluni mutamenti, continua a presentare, come in passato, gran parte delle caratteristiche negative del sottosviluppo.

Nettissima è la prevalenza - anche se diminuita rispetto al passato - di una sola coltura, il riso, che occupa tuttora oltre il 50% dei seminativi (1960: più del 70%) e dà oltre metà del volume fisico della produzione agricola. La diversificazione colturale è ancora molto limitata: dopo il 1960 si è registrato un allargamento notevole soltanto di tre colture (mais, kenaf, manioca). Gli aumenti fisici delle produzioni agricole sono stati ottenuti quasi unicamente in seguito a un cospicuo aumento delle superfici coltivate (da 7,5 mil. di ha nel 1960 a oltre 12 mil.) reso possibile dalla disponibilità di terre "libere". L'irrigazione, pur essendo aumentata, copre meno del 25% delle terre coltivate (tra cui soltanto il 35% delle colture risicole), mentre ogni anno le inondazioni distruggono circa il 10% delle colture risicole. Limitatissimi sono l'uso dei concimi chimici e la meccanizzazione. I rendimenti agricoli rimangono assai bassi (riso: 14 q/ha nel 1960, 18 nel 1975 contro i circa 60 del Giappone).

Il settore dell'estrazione mineraria ha visto qualche miglioramento, ma limitato sostanzialmente al di gran lunga preponderante settore dello stagno, la cui produzione è più che raddoppiata nel quindicennio (la creazione della fonderia dell'isola di Phuket consente dal 1966 di esportare anziché concentrato di stagno, stagno metallico, per il quale la T. è diventata la seconda produttrice del mondo capitalistico). Le altre produzioni minerarie tradizionali hanno visto semplicemente un aumento, talvolta cospicuo, dell'estrazione, totalmente o in grandissima parte destinata all'esportazione nei paesi capitalisti sviluppati (minerali di tungsteno, di manganese, di ferro, di antimonio, di piombo e zinco; nonché fluorite, di nuova produzione).

Il settore secondario continua a essere molto ridotto, occupando circa il 7% della popolazione attiva (1960: 3%) e dando un po' più del 20% del prodotto nazionale lordo. Esso ha peraltro presentato nell'ultimo quindicennio un allargamento piuttosto sensibile.

I settori industriali tradizionali - alimentare, tessile, lavorazione del legno - in cui prevalevano fabbriche di piccole e piccolissime dimensioni, spesso di carattere artigianale, hanno visto sorgere numerose fabbriche dello stesso tipo e un certo numero d'impianti medi e grandi, di preferenza installati nella zona di Bangkok. Ma, oltre a ciò, e alla moltiplicazione di laboratori artigianali di riparazione di articoli industriali, numerose sono state le nuove fabbriche, per lo più di dimensioni moderne, sorte - in maggioranza nella zona di Bangkok - per produzioni mancanti (talune dell'industria di base): oggetti di ferro zincato; strumenti per il settore delle costruzioni; materiale elettrico; prodotti chimici diversi, tra cui concimi chimici (due impianti, di cui uno a Mae Moh); pneumatici. E ancora, raffinerie di petrolio; impianti di montaggio di trattori, auto- e motoveicoli, velocipedi, apparecchi radio; la già citata fonderia di stagno; nonché impianti siderurgici (acciaieria e laminatoi), tre nuovi cementifici e alcune nuove cartiere. La creazione delle nuove fabbriche moderne ha comportato la realizzazione di oltre una decina di centrali elettriche, termiche (a nafta, d'importazione) e - a partire dal 1964 - anche idroelettriche (fiumi Ping, Pong, Nan e altri). Grande importanza in tutto il processo di crescita del settore secondario hanno avuto gl'investimenti dei paesi capitalisti sviluppati - in primo luogo del Giappone - che controllano oggi (prevalentemente sotto la forma delle compagnie miste) il 70% dei nuovi impianti industriali, compresi tutti i maggiori.

Il settore terziario, già caratterizzato da dimensioni ipertrofiche legate al sottosviluppo, si è ancora allargato in seguito alla crescita capitalistica degli altri settori. Esso occupa oggi più del 15% della popolazione attiva e produce oltre il 45% del prodotto nazionale lordo. Il settore di maggior impiego resta quello del commercio (circa 8%; 1960: 6,5), cui seguono i servizi (circa 7%; 1960: 5) e i trasporti e le comunicazioni. Cospicuo sviluppo hanno avuto i settori più direttamente collegati alla guerra vietnamita, finanziati dall'esterno: per le necessità delle basi militari statunitensi sono stati creati una ventina di aerodromi, nonché tutta una rete di strade moderne (oltre 4000 km nel quindicennio). Modesto è invece rimasto il numero degli autoveicoli (circa 400.000, di cui poco più della metà autovetture). Il commercio estero, nonostante le modificazioni in esso avvenute, legate agli sviluppi interni, continua a riflettere chiaramente il sottosviluppo del paese.

All'esportazione la schiacciante maggioranza (oltre l'80%) l'hanno i prodotti grezzi del settore primario, sia vegetali sia minerari. Tra essi predomina ancora il riso, di cui la T. continua a rimanere uno dei massimi esportatori mondiali, nonostante la riduzione della quota destinata all'esportazione (da oltre il 20% della produzione nazionale nel 1960 a poco più del 5%), in seguito all'aumento del consumo interno. Peraltro l'importanza dei prodotti agricoli tradizionalmente più esportati è diminuita (riso: da oltre il 35% del valore totale delle esportazioni nel 1960 a poco più del 15%; caucciù da oltre il 20% al 10%; teak dal 3% all'i %) a profitto di altri (tapioca, mais, iuta e kenaf). Aumentata è invece l'importanza dello stagno. Sono apparsi inoltre nuovi articoli di esportazione: zucchero, cemento, ecc. All'importazione hanno continuato a predominare i prodotti industriali, ma la percentuale dei macchinari e delle attrezzature, delle materie prime e dei prodotti chimici è passata dal 40% del valore totale a oltre il 60%, mentre è corrispondentemente diminuita la percentuale dei prodotti di consumo (tra cui i generi alimentari). Le importazioni sono andate aumentando assai più rapidamente delle esportazioni, cosicché attualmente le esportazioni coprono poco più del 70% del valore delle importazioni. Pressoché tutto l'interscambio passa, come in precedenza, per il porto di Bangkok (dal 1967 funziona tuttavia un nuovo porto per navi oceaniche, a Sattahip). Nel commercio estero è aumentata l'importanza del Giappone, al quale seguono, come in precedenza, SUA, Rep. Fed. di Germania e Gran Bretagna.

Bibl.: C. A. Fisher, South-East Asia. A social economic and political geography, Londra 19662; P. Fistié, La Thaïlandie, Parigi 19712.

Storia (v. siam, XXXI, p. 625; App. I, p. 1002; II, 11, p. 818). - Alla morte di Sarit Thanarat (dicembre 1963), il governo fu affidato al maresciallo Thanom Kittikachorn, che continuò la linea politica del predecessore. Per quasi cinque anni il paese venne sottoposto a un regime di arbitrio, con un'Assemblea composta prevalentemente di militari che si riuniva solo per avallare gli atti del primo ministro. Il 20 giugno 1968 fu promulgata una Costituzione che non intaccò la continuità del regime, avendo lo scopo di presentare una facciata parlamentare piuttosto che di proporre sostanziali mutamenti economico-sociali.

Il paese presentava squilibri interni molto accentuati a carico, soprattutto, delle regioni del nord-est e del sud, abitate rispettivamente da popolazioni di origine laotiana e siamese. Queste divennero il focolaio di sommosse e complotti autonomisti. Nel gennaio 1965 fu creato un Fronte di liberazione thailandese che si prefiggeva l'allontanamento degli Americani, il rovesciamento del governo dittatoriale, l'indipendenza del paese e lo sviluppo dell'economia nazionale. La crescente dipendenza dagli Stati Uniti, la dittatura e l'immobilismo del regime militare, provocarono nelle città un crescente malcontento. Se ne fecero portavoce gli studenti che nell'ottobre 1973, dopo una sanguinosa prova di forza, costrinsero alle dimissioni e all'esilio il maresciallo Kittikachorn. La T., divenuta dal 1962 un'immensa base aerea americana, data la sua vicinanza al Nord Vietnam e alla Cina, in politica estera è sempre stata legata agli SUA. I rapporti tra Washington e Bangkok durante l'amministrazione Johnson furono molto stretti, mentre la dottrina Nixon della vietnamizzazione suscitò un certo nervosismo, dato lo stato di guerriglia esistente nel paese, e raffreddò i rapporti. Il crollo del regime di Lon Nol in Cambogia e la disfatta del Vietnam del Sud hanno costretto il governo thailandese, per non rimanere isolato in campo internazionale, a rivedere tutta la politica estera e a chiedere il ritiro del contingente americano di stanza nel paese.

Le elezioni del gennaio 1975, caratterizzate da episodi macroscopici di corruzione e che avevano visto il successo parziale del Partito democratico del principe Seni Pramoj, portarono a un governo di coalizione che ebbe però vita breve in quanto considerato troppo a "sinistra", avendo cercato di stabilire rapporti con la Cina popolare e di migliorare le relazioni col governo di Hanoi. Il 6 ottobre 1976 un colpo di stato militare poneva fine alla democrazia, abrogando la costituzione e sciogliendo i partiti. Il nuovo programma prevedeva un solo punto: lotta al comunismo. L'isolamento internazionale dovuto all'intransigente anticomunismo, che aveva portato a un inasprimento della guerriglia, e la drammatica situazione economica interna consigliarono ai militari un mutamento di rotta. Ma la tensione sempre più grave nella regione indocinese ha frustrato l'intento di ristabilire i civili al governo: una costituzione più liberale approvata nel novembre 1977 è stata sostituita da un nuovo testo nel dicembre 1979, che fornisce invece ampi poteri all'esecutivo. Nel novembre 1978, con la visita di Deng Xiaoping e con la firma di un accordo commerciale, è stato realizzato un sensibile accostamento alla Cina. D'altra parte, lo stato di guerra tra Vietnam e Cambogia ha mutato i termini della situazione interna, provocando una scissione nelle file comuniste e allentando la pressione della guerriglia. Dopo le elezioni dell'aprile 1979, che hanno registrato una percentuale molto bassa di votanti, un nuovo governo, per lo più di militari, è stato formato dal gen. Kriangsak Chamanand, che ha annunciato una vasta politica sociale e insistito sull'urgenza di far fronte al grave problema dei rifugiati cambogiani.

Bibl.: W. Blanchard, Thailand. Its people, its society, its culture, New Haven 1957; D. A. Wilson, Politics in Thailand, New York 1962; D. Insor, Thailand: A political, social and economic analysis, ivi 1963; D. E. Neueterlein, Thailand and the struggle for South-East Asia, ivi 1965; P. Fistié, L'evolution de la Thailande contemporaine, Parigi 1967.

Letteratura (v. siam, XXXI, p. 627). - Il teatro, la narrativa (che comprende racconti leggendari, novelle e romanzi) e soprattutto la poesia sono i generi più documentati nella letteratura siamese moderna e contemporanea. Delle due principali forme di teatro, quella "interna" (lakhon nok), riservata all'ambiente di corte, si è esaurita col crollo della monarchia assoluta (1932), mentre quella "esterna" (oggi nota col nome di lakhon chatri o liké), destinata al vasto pubblico, continua ad essere molto fiorente. I suoi temi, un tempo esclusivamente ispirati alle leggende tradizionali o alla letteratura sanscrita, appaiono oggi arricchiti dalle moderne esperienze sociali. Questo fenomeno si è verificato in modo più evidente per quanto riguarda la narrativa, che ha via via abbandonato i temi di origine indiana e i racconti tradizionali per offrirci il vivido quadro di una società in via di sviluppo e fortemente assimilatrice. I più noti romanzieri sono Akat Damkeung, autore di Pelle gialla, pelle bianca, e Chant Ruang, che scrisse fra l'altro, in inglese, La mia infanzia nel Siam. La poesia continua comunque a essere il genere più coltivato, nei suoi vari aspetti che vanno dai nostalgici nirat alle "canzoni" o phleng, dai canti per battellieri (he rua) alle famose ninne-nanne popolari (he luk).

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