Thailandia
(App. III, ii, p. 952; IV, iii, p. 640; V, v, p. 490; v. Siam, XXXI, p. 618; App. I, p. 1002; App. II, ii, p. 818)
Geografia umana ed economica
di Guido Barbina
Popolazione
Secondo stime ufficiali delle Nazioni Unite, nel 1998 la popolazione della T. aveva superato i 60 milioni di ab.; negli ultimi decenni si è registrata una diminuzione del tasso d'incremento annuo, dal 3,2% del 1972 all'attuale 1,4%, uno dei più bassi di tutta l'Asia. Il 25% della popolazione totale ha meno di 15 anni, il 69% è tra i 15 e i 65 e solo il 6% ha età superiore ai 65 anni.
L'agglomerazione di Bangkok ha superato nel 1996 i 5,5 milioni di ab.; la città vera e propria ha un aspetto modernissimo nel quale è sempre più difficile ritrovare le tracce dell'antica architettura religiosa e degli aspetti più caratteristici dell'edilizia spontanea, proprie del Siam (così si chiamava il paese fino al 1939), per gran parte demolita per fare posto a edifici moderni, a grattacieli di tipo americano e a strade larghe ma sempre congestionate da un traffico caotico.
Condizioni economiche
Negli ultimi dieci anni l'economia della T. ha conosciuto un notevole sviluppo, con una crescita del PIL che è stata costante negli anni e che nel 1995 ha raggiunto l'8,7%. Ciò ha determinato un netto miglioramento del tenore e della qualità di vita di gran parte della popolazione, mentre il reddito medio annuo pro capite è praticamente raddoppiato (2200 dollari nel 1998). Tuttavia, tra la fine del 1996 e i primi mesi del 1997, con notevole sorpresa degli osservatori internazionali, tale crescita ha avuto un brusco arresto e sul paese si è abbattuta una grave crisi economica. Oltre alla riduzione del tasso di crescita, alla caduta dell'indice borsistico di oltre il 40% tra l'aprile 1996 e lo stesso mese dell'anno successivo, all'aumento del disavanzo della bilancia dei pagamenti (8,2% del PIL) e del debito pubblico (61% del PIL nel 1997), si sono avuti un netto calo della redditività delle imprese e un rallentamento degli investimenti privati (scesi dal 12,4% del 1995 al 6,5% del 1996). A ciò si è aggiunto un calo delle esportazioni, mentre i tassi di interesse reali sono rimasti molto alti.
Per far fronte a questa difficile congiuntura economica il governo thailandese ha fatto ricorso al Fondo monetario internazionale, che ha chiesto come contropartita dei crediti accordati una severa politica di austerità, la riforma del sistema bancario e finanziario e un riassetto del sistema fiscale. Tuttavia, le prospettive per l'economia thailandese rimangono favorevoli, in quanto il paese può contare su una solida diversificazione produttiva, che aggiunge ai benefici di una florida agricoltura quelli di un'industrializzazione affermata (i prodotti manifatturieri rappresentano l'80% delle esportazioni) e di un turismo sviluppato (7,7 milioni di visitatori nel 1998). La T. rimane un grande paese agricolo: primo produttore di caucciù naturale (2,2 milioni di t nel 1998, 32% del totale mondiale), quinto di zucchero di canna, sesto (e primo esportatore) di riso. Notevole è pure la produzione di kenaf (varietà di iuta), frutta tropicale e papavero da oppio, per il quale fino a pochi anni fa la T. deteneva il primato. Oggi, almeno ufficialmente, si cerca di combattere tale coltura, che assicura alti redditi nelle aree collinari al confine con il Laos (il cosiddetto triangolo d'oro) e alimenta ricchissime correnti clandestine di derivati, in gran parte controllati da interessi stranieri.
Relativamente sviluppato l'allevamento, che comprende anche elefanti da lavoro, impiegati soprattutto nelle aree forestali. Queste forniscono varie specie di legname pregiato (teak, yang, sandalo, sapan ed ebano), ma la produzione, un tempo assai elevata, è stata notevolmente ridotta, in seguito a una serie di gravi dissesti idrogeologici che ha fatto comprendere il rischio ambientale di una deforestazione incontrollata. Assai importante è la pesca sia marittima sia d'acqua dolce: in particolare, grande valore per l'esportazione hanno i crostacei, che vengono avviati sui mercati internazionali dopo essere stati surgelati.
L'industria manifatturiera è cresciuta vertiginosamente, grazie alla libertà concessa all'iniziativa privata, alla mancanza di controlli e ai salari molto bassi, ed è indirizzata soprattutto verso i settori ad alto valore aggiunto e a forte esportazione. Così, nonostante i tradizionali comparti agroalimentare e tessile ricoprano ancora un ruolo importante (concorrono alla formazione del valore aggiunto industriale rispettivamente per il 28% e il 24%), si sono andati sempre più affermando - grazie anche a consistenti investimenti stranieri - i comparti dell'automobile, dell'elettronica e dell'apparecchiatura elettrica.
La T. fa parte dell'ASEAN (Association of South East Asian Nations) e nel corso degli anni Novanta ha intensificato i rapporti commerciali con gli altri Stati membri.
bibliografia
C.D. Neher, Southeast Asia in the new international era, Boulder (Colo.) 1994.
C.F. Keyes, The golden peninsula, Honolulu (Hi.) 1995.
Thailand's industrialization and its consequences, ed. M. Kringkaew, London 1995.
F. Kraas, Thailand - ein Newly Industrialized Country? Die industrielle Entwicklung selt Ende der achtziger Jahre, in Zeitschrift für Wirtschaftsgeographie, 1996, 4, pp. 241-57.
N. Mulder, Insider Thai society, Amsterdam 1996; C. Dixon, The Thai economy, London 1999.
Storia
di Paola Salvatori
Tradizionalmente soggetta al predominio dei militari, che di fatto dal secondo dopoguerra sono stati arbitri della vita politica, la T. è stata caratterizzata da limitati periodi di governo civile e da ripetuti colpi di Stato. A partire dagli anni Ottanta il paese ha conosciuto una naturale crescita economica che, pur accompagnata dal persistere sia di squilibri nella distribuzione della ricchezza sia di sacche di povertà particolarmente elevata soprattutto nelle campagne, ha consentito comunque un generale miglioramento delle condizioni di vita e una maggiore articolazione della società civile, creando altresì le premesse per una graduale democratizzazione della vita politica.
All'inizio degli anni Novanta, nonostante il permanere di una forte opposizione filomilitare, il governo guidato dal leader del Partito democratico (Pak Prachatipat) Chuan Leekpai (in carica dal 1992), forte delle pressioni provenienti dalle emergenti classi medie urbane e dalle organizzazioni degli intellettuali e degli studenti, operò un graduale ridimensionamento del ruolo politico del Senato, tradizionale roccaforte delle forze armate, culminato nel gennaio 1995 nell'approvazione da parte del Parlamento di un emendamento costituzionale che riduceva il numero dei senatori a un terzo dei membri della Camera. Maggiore resistenza incontrarono invece i tentativi di avviare una politica di decentramento amministrativo e un programma di riforme economiche e sociali, mentre continuava a crescere il fenomeno della corruzione e si rinsaldava il legame tra il mondo politico e quello economico e finanziario. I pesanti condizionamenti che scaturivano da questo intreccio di interessi resero particolarmente instabile la situazione politica e determinarono un'espansione incontrollata delle attività economiche, i cui effetti non tardarono a manifestarsi.
Dopo la crisi del governo di Chuan Leekpai (maggio 1995) e la vittoria del Partito nazionalista (Chart Thai) nelle elezioni anticipate del luglio 1995, si formò un governo di coalizione di centro-destra che rimase in carica soltanto un anno, travolto dalle accuse di inefficienza e di corruzione. Le nuove consultazioni del novembre 1996 registrarono l'affermazione del Partito della nuova aspirazione (Pak Kwam Wang Mai), conservatore, il cui leader, il generale Chaovalit Yongchaiyut, fu nominato primo ministro.
In politica estera si intensificarono le relazioni a livello regionale, favorite dal processo di distensione tra Stati Uniti, Russia e Cina: nel 1995 venne raggiunta un'intesa con Laos, Vietnam e Cambogia per lo sviluppo del bacino del Mekong e lo sfruttamento comune delle sue risorse e, nell'aprile 1997, furono inoltre siglati accordi con la Cina volti a incrementare le relazioni commerciali tra i due Stati.
Investito nel corso del 1997 da una pesantissima crisi finanziaria, che coinvolse con la T. numerosi paesi del Sud-Est asiatico, il governo entrò in crisi nell'autunno 1997, subito dopo l'approvazione (settembre) da parte del Parlamento di una nuova Costituzione, promulgata dal sovrano in ottobre. Il nuovo testo prevedeva tra l'altro: l'incremento dei rappresentanti della Camera, passati da 393 a 500, di cui un quinto eletti con un sistema proporzionale con scrutinio di lista; l'eleggibilità dei 200 membri del Senato, prima di nomina regia; la costituzione di un organo indipendente, la Commissione elettorale, col compito di vigilare sul retto svolgimento delle consultazioni politiche; garanzie sulla libertà di informazione.
Nel novembre 1997 Chaovalit Yongchaiyut presentò le dimissioni. Si formò una nuova maggioranza che faceva perno sul Partito democratico e Chuan Leekpai assunse nuovamente la carica di primo ministro. Il nuovo esecutivo cercò di arginare la crisi, che aveva comportato costi sociali altissimi, avviando nel 1998, in accordo con il Fondo monetario internazionale, un piano di risanamento che prevedeva la riduzione del deficit statale attraverso i tagli alla spesa pubblica, la riforma del sistema finanziario e bancario per cercare di arginare il ritiro dei capitali esteri, il rimpatrio dei lavoratori stranieri clandestini e il sostegno all'emigrazione. Nell'agosto 1998 vennero inoltre abolite le norme che limitavano il possesso di beni agli stranieri e nel marzo 1999, per la prima volta, fu concessa a questi ultimi la possibilità di acquistare anche terreni. In aprile Chaovalit Yongchaiyut lasciò la direzione del Partito della nuova aspirazione.
bibliografia
Political change in Thailand. Democracy and participation, ed. K. Hewison, London-NewYork 1997.