Poeta e romanziere inglese (Weymouth, Dorset, 1785 - Lower Halliford, Surrey, 1866). Figlio di un commerciante londinese, visse per alcuni anni di rendita, scrivendo versi e i romanzi satirici Headlong Hall (1816), Melincourt (1817) e Nightmare Abbey (1818); quest'ultimo, caricatura di alcuni aspetti vistosi del Romanticismo, divertì lo stesso P. B. Shelley, il quale vi era amabilmente satireggiato. Entrato (1819) al servizio della Compagnia delle Indie, in cui raggiunse (1836) l'importante posizione di examiner, continuò a scrivere romanzi satirici: Maid Marian (1822), dove P. appare un filosofo radicale che ha superato le posizioni dello stesso utilitarismo; The misfortunes of Elphin (1829) e Crotchet Castle (1831) in cui insiste sull'individualismo fondamentale dell'uomo. Un suo saggio, The four ages of poetry (1820), provocò in risposta da Shelley la Defence of poetry (1821). L'articolo On French comic romances, apparso nella London Review del 1835-36, illumina la sua concezione del romanzo gaio. Nel 1862 terminò l'ultima sua opera, una versione della commedia cinquecentesca italiana Gl'ingannati. P. è creatore del genere del romanzo-conversazione (novel of talk) che coglie, rifratta in varî personaggi tipici, l'atmosfera intellettuale di tutta un'epoca e che è stato ripreso, nel sec. 20º, da A. Huxley. Fu amico ed esecutore testamentario di Shelley. La figlia sposò nel 1849 G. Meredith, che nelle sue prime opere risentì l'influenza del suocero.