GRACCO, Tiberio Sempronio
Padre dei Gracchi, figlio di un Publio e nipote di quel Tiberio che fu console del 238 a. C. Nato verso il 220 a. C., segui gli Scipioni nella spedizione contro Antioco, e in quell'occasione fece parte di un'ambasceria inviata alla corte di Filippo di Macedonia. Tribuno del popolo, probabilmente nel 187 a. C., pose il suo veto all'arresto di L. Scipione, sebbene politicamente dissentisse dal fratello (v. soprattutto Cic., De prov. cons. 8, 18, invece nelle alterazioni che subì la tradizione sui cosiddetti processi degli Scipioni gli si attribuì anche una intercessione a favore dell'Africano, Liv., XXXVIII, 52, 7-53, 8). Nel 185 fu mandato in Macedonia per comporre i contrasti di Filippo con Pergamo e coi Tessali; edile curule nel 182, offrì al popolo spettacoli così costosi da spingere il Senato a vietare per l'avvenire simili dissipazioni. Pretore nel 180, gli fu assegnata la Spagna Citeriore, dove nell'anno precedente era scoppiato un grande conflitto coi Celtiberi, e il pretore Q. Fulvio Flacco aveva riportato una considerevole vittoria e preso la città di Contrebia (forse Daroca sul Filoca, affluente del Salon). Fulvio, mentre nel 180 riconduceva l'esercito al suo successore, sbarcato a Tarragona, riportò un'altra sudata vittoria presso il salto Manliano, e in quello stesso anno, e nella primavera del 179, G. conquistò l'una dopo l'altra varie fortezze della Celtiberia citeriore, sconfisse pienamente un corpo di ribelli presso Contrebia e avanzò verso la Celtiberia ulteriore. Il risultato fu che poté stringere coi Celtiberi una pace equa e duratura, dando prova di moderazione e tenendo conto degli usi e sentimenti delle popolazioni spagnole. Tornato in Roma nel 178, vi celebrò uno splendido trionfo e, nominato console per il 177, fu inviato con due legioni in Sardegna ove era scoppiata la ribellione. Sconfitti Iliensi e Balari e ridotte tributarie parecchie popolazioni, trionfò nel 175, e nel 174 dedicò nel tempio della Madre Matuta una pianta della Sardegna con un'iscrizione in cui si vantava di aver ucciso e catturato più di 80.000 nemici. E certo è che furono posti sui mercati tanti prigionieri sardi da autorizzare la definizione di Sardi venales. Eletto censore con C. Claudio Pulcro nel 169, i due colleghi si preoccuparono anzitutto di assicurare i supplementi e le riserve indispensabili all'esercito di Macedonia, cancellarono severamente alcuni nomi dall'albo senatorio, si mostrarono rigidissimi negli appalti delle opere da eseguire, suscitando una pericolosa reazione nella classe dei nuovi ricchi, e, per limitarne il diritto elettorale, relegarono i liberti in una sola delle tribù urbane. Nel 165 e nel 161, G. fu inviato ambasciatore a diversi principi e città dell'Asia; nel 163 fu console per la seconda volta. L'anno della sua morte è sconosciuto.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. 2ª, II, col. 1403 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, i, Torino 1926, pp. 463 segg., 591 segg. e passim; A. Schulten, Numantia, I, Monaco 1914, p. 328 segg.; E. Pais, Storia di Roma durante le grandi conquiste mediterranee, Torino 1931, pp. 202 segg., 221 segg.