TIMBUCTU (o Tombouctou; negli antichi scrittori Tombuttù o Tambettu o Tombut; A.T., 109-110-111)
Città dell'Africa occidentale, situata a 16° 43′ lat. N. e 2° 42′ long. O., a circa 10 km. a nord del Niger, a 25o m. di altezza; per la sua posizione sul tronco più settentrionale del gran fiume fu già il principale punto di convegno delle carovane che traversavano il Sahara e centro del traffico transahariano.
Le prime notizie su Timbuctu si hanno dal celebre viaggiatore arabo Ibn Baṭṭūṭah che vi pervenne nel 1355, ma che non fornisce particolari degni di rilievo; anche il fiorentino Benedetto Dei afferma di esserci giunto nel 1462. Nella famosa carta Catalana di Parigi del 1375 e in altre che ne derivano la città figura col nome di Timbouch. Leone Africano la chiama Tombout e racconta di averla visitata con suo zio nel 1507, ma il racconto è dubbio. Più tardi più d'un Europeo asserì di esservi penetrato; ma il primo del quale si sa con sicurezza che vi pervenne (dopo che la Società Geografica di Parigi aveva istituito un premio a chi fosse riuscito nell'impresa, che sembrava rischiosissima) fu il maggiore Gordon Laing (18 agosto 1826) dopo la traversata del Sahara; ma egli fu assassinato sulla via del ritorno. La prima descrizione si ha da R. Caillié che vi poté dimorare due settimane nel 1828, poi da H. Barth che vi rimase circa sei mesi nel 1853, e in seguito da O. Lenz nel 1879-80. L'accordo anglo-francese del 1890 lasciò Timbuctu nella sfera di influenza della Francia, e nello stesso anno una cannoniera francese arrivò sul Niger fino nei pressi della città che era in preda all'anarchia per le lotte fra Fulbè e Tuareg. Timbuctu fu poi occupata definitivamente dalla Francia nel gennaio 1894.
La città indigena ha, a un dipresso, la forma triangolare, con la base verso il Niger e un perimetro di 5-6 km.; consta di case grandi, ma basse, generalmente col solo pianterreno e costruite con mattoni crudi; era un tempo cinta da un muro di terra, che fu distrutto nel 1826 dai Fulbè; comprende sei villaggi o quartieri. Le numerose e vaste rovine attestano che un tempo era assai più estesa e popolosa.
Il clima di Timbuctu risente già fortemente l'influsso sahariano: con una temperatura media annua di 29°,1, ha temperature medie superiori a 30° da aprile a tutto settembre col massimo in maggio (34°,7); il mese più freddo è il gennaio con la media di 21°,7. La media annua delle precipitazioni non supera i 230 mm., concentrati principalmente tra giugno e agosto; dalla fine di settembre alla fine di aprile praticamente non cade pioggia.
La città sorge in una regione pressoché improduttiva e non ha risorse proprie; le industrie locali ebbero sempre importanza modesta. Ciò che determinò in passato la prosperità di Timbuctu fu il commercio di transito: da Timbuctu irraggiavano infatti vie in tutte le direzioni: a sud verso i grandi mercati del Sudan, a est verso l'Aïr, verso Kano e il medio Niger, a ovest verso il Senegal; mentre due grandi carovaniere vi pervenivano, una dal Marocco e una dalla Libia per Gadames e In Salah. Inoltre anche il traffico fluviale aveva qualche importanza: Timbuctu ha due scali sul fiume, Kabara, sul ramo più settentrionale, e Kourioumé, un po' più a monte, a 15 km. dalla città.
Timbuctu, compresa oggi nella colonia del Sudan Francese, ha perduto gran parte della sua importanza come centro di traffico, sia perché il commercio transsahariano è diminuito, sia perché le principali correnti sono state deviate verso ovest e sud-ovest. La città, altre volte soprannominata la meravigliosa e la regina del deserto, non conta più di 5500 ab. permanenti (nel 1880 ne aveva ancora 15-20.000): è centro di un "territorio" che raggruppa quattro circoli ed è sede di una guarnigione francese; ha un campo di aviazione e un posto di telegrafia senza fili. Non è raggiunta da ferrovie, ma il suo porto fluviale Kabara è toccato, nel periodo da metà agosto a metà gennaio, dalla linea regolare di navigazione a vapore che unisce Koulikoro, termine della ferrovia di Dakar, ad Ansongo; da Koulikoro a Kabara sono 900 km. Buone piste automobilistiche la congiungono con Gao, con Ke Maciua e con Araouan.