TIMGAD
(lat. Thamugadi)
Centro dell'Algeria orientale posto al confine con la Tunisia, alle pendici settentrionali dell'Aure (mons Aurasius), in corrispondenza della pianura ove confluiscono gli wādī al-Abiaḍ e al-῾Abdī.Colonia romana fondata nel 100 da Traiano come sede della legione III Augusta, su un probabile insediamento libico, posta lungo la via militare tra Tebessa e Lambesi, T. ricevette un regolare impianto urbanistico ad assi ortogonali - al cui incrocio si apriva il foro - cinto da un perimetro fortificato con porte; tale circuito venne superato già alla fine del sec. 2°, quando al suo esterno si sviluppò un'edilizia a carattere pubblico e monumentale. In seguito, la città venne coinvolta nelle guerre contro le popolazioni indigene sino all'affermazione della dominazione vandala nel 439. Nel corso del sec. 5° T. e tutta la regione tornarono a subire la pressione delle etnie montane dell'Aure, guidate dal re Iaudas, che distrussero la città dopo averne cacciato gli abitanti (Procopio, De bello Vandalico, II, 13; II, 19). Intorno alla metà del sec. 6° l'affermazione del dominio bizantino condusse a una limitata ripresa della vita civile che la conquista araba del sec. 7° fece definitivamente declinare.Le indagini archeologiche intraprese dopo il 1875 hanno portato alla luce l'impianto traianeo e parte di quello dei quartieri estesi fuori della cinta del sec. 2°, caratterizzati da un'irregolare conformazione urbanistica, che accolsero nei secc. 4°-6° numerose postazioni cristiane, a carattere sia cultuale sia cimiteriale. Esse costituiscono la maggiore evidenza postclassica di T. e testimoniano le modifiche che l'assetto della città subì in età tardoantica e bizantina (Gui, Duval, Caillet, 1992). L'assenza di un circuito murario posteriore e più ampio di quello traianeo, che indusse i Bizantini a concentrare gli sforzi difensivi nella costruzione di un complesso fortificato esterno alla città, appare indice della crisi che colpì T. a partire dal 5° secolo.La comunità cristiana - attestata, secondo gli Acta Mammarii (BHL, II, 1901, p. 772, nrr. 5205-5206), sin dalla metà del sec. 3°, quando il vescovo Novato sottoscrisse i verbali al concilio di Cartagine del 256 - venne colpita nel 259 dalla persecuzione di Valeriano. Alla fine del sec. 4° Ottato, vescovo donatista di T. (388-398), esercitò, in aperto contrasto con Agostino di Ippona, una forte influenza sulle comunità della Numidia cercando di reprimere con la forza lo scisma dei massimianisti (Frend, 1983; Mandouze, 1986). A seguito della condanna del donatismo da parte del concilio di Cartagine del 411, T. divenne il centro della resistenza scismatica.Nel centro della città traianea è ubicata la chiesa detta di Ianuarius (altrimenti nota come chiesa 1), ipotetica cattedrale urbana (Duval, 1989), il cui impianto trinave, con terminazione centrale absidata, e numerosi annessi, tra cui un battistero, vennero realizzati prima dell'occupazione vandala sfruttando le strutture di un'abitazione privata e occupando in parte una via pubblica. L'edificio venne modificato in età bizantina attraverso una radicale riduzione delle dimensioni e con la costruzione di una nuova abside meno profonda.Il segmento occidentale dei quartieri extramuranei conserva due rilevanti complessi cristiani, entrambi indicati come ipotetiche sedi episcopali (Duval, 1989): la c.d. chiesa nord (chiesa 2) e la c.d. chiesa del monastero ovest (chiesa 7). La prima, collocata esternamente all'angolo nord-ovest della città traianea, presenta un impianto trinave con abside semicircolare sopraelevata, fiancheggiata da pastophória, tribune sulle navate minori, battistero e numerosi annessi. La sua costruzione è databile al sec. 4° e l'edificio principale restò ancora in uso sino all'età bizantina. La chiesa 7, inscritta in un vasto recinto innalzato in prossimità del capitolium, era preceduta da un atrio con portici dal quale si accedeva all'ambiente battisteriale e all'edificio di culto trinave con abside semicircolare; nel settore mediano della navata una sepoltura privilegiata era posta in corrispondenza dell'accesso a una cappella monumentale a tre navate che si addossava al lato orientale dell'edificio (chiesa 8). Il complesso, eretto alla fine del sec. 4° ma ancora vitale nel 6°, è stato ipoteticamente riconosciuto come cattedrale donatista di T. a seguito del rinvenimento dell'iscrizione musiva - oggi conservata nel Mus. Archéologique - menzionante un Ottato sacerdos Dei identificato con l'omonimo vescovo donatista, che avrebbe trovato eminente sepoltura nella chiesa 7 (Marrou, 1962-1965; Germain, 1969, pp. 125-127; Gui, Duval, Caillet, 1992, pp. 274-276).Altri rilevanti edifici sono stati rintracciati in prossimità di aree funerarie quali la c.d. chiesa della porta di Lambesi o della necropoli nord-ovest (chiesa 1) - a tre navate e con portico in facciata, la cui disposizione rimanda alla chiesa I di Maktar in Tunisia -, datata anteriormente all'invasione vandala, e la c.d. chiesa della necropoli sud (chiesa 11), dalla quale provengono alcuni vasi in vetro a fondo oro (D'Escurac-Doisy, 1959). A questo gruppo appartiene anche la c.d. cappella di Gregorio (chiesa 10), posta fra la fortezza bizantina e la necropoli sud: un edificio a pianta quadrata diviso internamente in tre navate con terminazione rettilinea, che un'iscrizione dedicatoria menzionante Gregorio, esarca d'Africa sotto Costante II (641-668), data alla metà del sec. 7° (CIL, VIII, nrr. 2389, 17822). Meno conservate e prive di riferimenti cronologici certi sono la chiesa 4, posta a N-E della cinta traianea, e le vicine chiese 5 e 6, prossime al capitolium, per le quali l'impianto generale e le modalità di reimpiego dei numerosi elementi architettonici rimandano alla tarda età bizantina.Oltre ad alcuni restauri agli edifici di culto (chiese 1, 3 e 8), l'intervento bizantino nella città è documentato dall'erezione di una fortezza. Definita nelle iscrizioni commemorative apposte in corrispondenza delle torri mediane come cibitas Tamogadiensis, la sua costruzione fu terminata sotto Giustiniano fra il 539 e il 540, essendo Solomone prefetto dell'Africa (Durliat, 1981, pp. 47-53, nrr. 19-21). L'impianto generale a pianta rettangolare (m 120-80), con torri poste agli angoli e al centro di ogni lato, rimanda a quello dei campi militari che proteggevano il limes prima dell'occupazione vandala: il confronto più stretto è stato istituito con l'insediamento di Qaṣr Qarum-Dionysias in Egitto (Lassus, 1981). Il complesso tamogadense, che prevedeva un solo varco di accesso, era strutturato internamente con un corpo di guardia prossimo al bacino della porta, una conserva d'acqua, un quartiere ove erano affiancati la postazione di comando, la cappella (chiesa 9) e il settore degli alloggi e dei servizi nel quale gli edifici erano separati da strade (Pringle, 1981; Le Glay, 1991).
Bibl.:
Fonti: Agostino di Ippona, Contra Gaudentium Donatistarum episcopum libri duo, in Oeuvres de Saint Augustin, XXXII, Traités anti-donatistes. V, Paris 1965, pp. 507-685; Procopio di Cesarea, De bello Vandalico, in id., Opera omnia, a cura di H.B. Dewing, II, London-Cambridge (MA) 1916, pp. 321, 381.
Letteratura critica. - S. Gsell, Monuments antiques de l'Algérie, Paris 1901, II; P. Monceaux, Timgad chrétien, Paris 1911; H. D'Escurac-Doisy, La verrière chrétienne découverte à Timgad, Libyca 7, 1959, 1, pp. 59-79; H.I. Marrou, Sur une inscription concernent Optat de Timgad, Bulletin d'archéologie algérienne 1, 1962-1965, pp. 235-238; S. Germain, Les mosaïques de Timgad. Etude descriptive et analytique, Paris 1969; J. Lassus, Visite à Timgad, Alger 1969; J. Durliat, Les dédicaces d'ouvrages de défense dans l'Afrique byzantine, Roma 1981; J. Lassus, Fouilles à Timgad 1938-1956, I, La forteresse byzantine de Thamugadi, Paris 1981; D. Pringle, The Defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab Conquest (BAR. International Series, 99), 2 voll., Oxford 1981; W.H.C. Frend, s.v. Ottato di Thamugadi, in Dizionario patristico e di antichità cristiane, II, Casale Monferrato 1983, coll. 2552-2553; V. Saxer, s.v. Timgad, ivi, coll. 3450-3451; A. Mandouze, Les Donatistes entre ville et campagne, in Histoire et archéologie de l'Afrique du Nord, "Actes du IIIe Colloque international, Montpellier 1985", Paris 1986, pp. 193-217; N. Duval, L'évêque et la cathédrale en Afrique du Nord, "Actes du XIe Congrès international d'archéologie chrétienne, Lyon e altrove 1986" (CEFR, 123), Città del Vaticano 1989, I, pp. 345-403; M. Le Glay, Un centre de syncrétisme en Afrique. Thamugadi de Numidie, in L'Africa romana, "Atti dell'VIII Convegno di studi, Cagliari 1990", Sassari 1991, pp. 68-78; I. Gui, N. Duval, J.P. Caillet, Basiliques chrétiennes d'Afrique du Nord (Inventaire et typologie), I, Inventaire des monuments de l'Algérie, Paris 1992; P. Morizot, Timgad et son territoire, in L'Afrique, la Gaule, la religion à l'époque romaine, in Mélanges à la mémoire de Marcel Le Glay, a cura di Y. Le Bohec, Bruxelles 1994, pp. 226-243.A. Bonanni