Tirez sur le pianiste
(Francia 1960, Tirate sul pianista, bianco e nero, 85m); regia: François Truffaut; produzione: Les Films de la Pleiade; soggetto: dal romanzo Down there di David Goodis; sceneggiatura: François Truffaut, Marcel Moussy; fotografia: Raoul Coutard; montaggio: Claudine Bouché; scenografia: Jacques Mély; musica: Georges Delerue.
A Parigi, di notte, sotto la pioggia, un uomo corre e cade a terra. Viene aiutato da un passante, con cui discute dell’amore e del matrimonio, prima di recarsi nel locale dove suona il pianista Charlie. Si tratta di suo fratello, che non vede da anni, a cui Chico racconta di essere inseguito da due gangster, precedentemente suoi complici, con cui non ha voluto dividere la refurtiva di una rapina. Charlie non ha intenzione di aiutarlo, ma Chico rimane nel locale ballando e facendo chiasso tra i clienti, finché non arrivano i due gangster sulle sue tracce, Ernest e Momo; a quel punto il pianista si trova costretto ad aiutare il fratello a fuggire. Alla chiusura del locale il proprietario, Plyne, ferma Charlie, chiedendogli se si è accorto che Léna, la giovane cameriera, è innamorata di lui. Uscendo, infatti, Charlie trova Léna ad aspettarlo; la ragazza gli chiede di accompagnarla a casa. Durante la passeggiata notturna, udiamo i pensieri dell’uomo, che vorrebbe passarle il braccio intorno alla vita, ma non lo fa, vorrebbe parlarle, ma non sa cosa dire. I due si accorgono di essere inseguiti, si nascondono e riescono a seminare gli inseguitori. Charlie torna a casa, dove vive con il fratello minore Fido, e dove arriva poco dopo la bella Clarissa, allegra e affettuosa prostituta, con cui fa l’amore. La mattina successiva, uscendo di casa, Charlie viene rapito dai due strampalati gangster, che con l’automobile riescono a prelevare anche Léna; li ha traditi il proprietario, innamorato di lei e geloso dell’uomo. L’atmosfera nella macchina è tutt’altro che minacciosa: i quattro discutono di amore e di donne. Grazie a Léna, i due innamorati riescono a fuggire e si recano a casa della ragazza, che rivela all’uomo di conoscere la sua vera identità: Charlie è in realtà Eduard Saroyan, un concertista un tempo famoso. Un lungo flashback ci mostra la sua vita precedente e ci svela che la moglie Thérèse si è suicidata dopo aver confessato al marito di aver ceduto alle richieste sessuali del suo impresario per permettergli di firmare un contratto con lui. Léna e Charlie fanno l’amore e la mattina seguente si recano insieme nel locale di Plyne per licenziarsi, ma il proprietario reagisce con violenza. Nel corso della colluttazione, Charlie lo uccide. Léna lo aiuta a fuggire, conducendolo in macchina in montagna, nella casa di famiglia dove si è nascosto anche Chico. Nel frattempo, i gangster hanno rapito il fratello minore Fido, e con lui arrivano alla casa dove Charlie e Chico si nascondono: nella sparatoria che segue, Léna, rimasta fuori sulla neve per aspettare Charlie e ricondurlo a Parigi, viene colpita a morte. Nella scena finale, l’uomo torna a suonare nel locale di Plyne, ora gestito dalla moglie, che assume una nuova cameriera. L’ultima inquadratura mostra da vicino il volto fermo e triste di Charlie mentre suona.
Film successivo al grande successo di Les 400 coups (1959; I quattrocento colpi), Tirez sur le pianiste non ebbe un buon esito commerciale in Francia: probabilmente il pubblico restò disorientato dalla commistione di generi cinematografici che Truffaut mette in atto, non riuscendo a cogliere la freschezza e la libertà che animano il film, che diventerà invece un cult negli Stati Uniti. Il film, infatti, si presenta come un noir, con tutti gli elementi del b-movie americano – il bianco e nero, il buio, la pioggia, le sparatorie e gli inseguimenti –, ma già dalle prime scene è evidente che siamo di fronte a qualcosa di diverso. Poetica e sconcertante è la lunga carrellata durante la quale Chico, inseguito dai gangster, si ferma a discutere d’amore con uno sconosciuto che, prima di salutarlo per sempre, gli rivela di essersi davvero innamorato di sua moglie solo anni dopo il matrimonio. Spiazzante è anche la sequenza in cui Bob Lapointe – cantante francese di cabaret chiamato a partecipare al film da Truffaut – viene ripreso mentre esegue per intero la canzone Framboise, accompagnato al piano da Charlie, proiettando lo spettatore in un’atmosfera da musical.
Soprattutto, completamente lontani dalla figura del gangster tradizionale sono i cattivi della storia, Ernest e Momo, che, continuamente e facilmente depistati, durante la corsa in macchina dopo il rapimento del protagonista e di Léna si mettono a discutere con loro di sesso, di donne, delle delusioni d’amore, in infiniti e sconclusionati giri di parole (che si possono annoverare tra gli antecedenti degli esilaranti dialoghi tra gangster presenti nei film di Quentin Tarantino). Truffaut dirà che, volendo pagare il suo tributo al cinema americano, ma al tempo stesso odiando i film con i gangster, ha preferito metterli in ridicolo, rivelandone i lati comici. Il suo intento, tuttavia, non appare tanto quello di realizzare una parodia, quanto piuttosto di costruire una sorta di pastiche in cui, insieme alla farsa, possano convivere tratti più lirici, come la scena della morte di Léna sulla neve, o addirittura drammatici.
Tragica è in effetti la figura del protagonista Charlie, un uomo che vive il dramma della morte della donna amata per ben due volte nel corso del film. Particolarmente adatta la scelta di far recitare la parte a Charles Aznavour, i cui tratti del volto rendono bene la figura di eroe fragile e timido (simile forse a Truffaut); un uomo silenzioso e solitario – “vulnerabile, senza essere una vittima”, come dirà il critico Serge Toubiana – che vediamo comprare in libreria manuali per superare la propria timidezza. I personaggi femminili sono invece, come spesso nei film del regista, donne forti e positive: così la moglie Thérese prima del triste epilogo, così la luminosa e giovane Léna, interpretata da Marie Dubois al suo primo film, così Michèle Mercier nella parte della pratica e sensuale prostituta Clarissa. L’avvicendarsi delle scene ricche di personaggi caratterizzati con estrema libertà, la grazia e la naturalezza nel girare, favorite dalla fotografia di Raoul Coutard (collaboratore della maggior parte dei film di Jean-Luc Godard usciti negli anni Sessanta), fanno di Tirez sur le pianiste uno dei film più rappresentativi della poetica della ‘Nouvelle vague’ realizzati da Truffaut.
Interpreti e personaggi: Charles Aznavour (Charlie Koller); Marie Dubois (Léna); Nicole Berger (Thérèse); Michèle Mercier (Clarissa); Albert Rémy (Chico); Serge Davri (Plyne); Richard Kanayan (Fido); Claude Heymann (l’impresario Lars Schmell); Claude Mansard (Momo); Daniel Boulanger (Ernest).