TIROLO
(ted. Tirol)
Regione storica i cui confini sono più volte mutati e che attualmente comprende il T. settentrionale (capoluogo Innsbruck) e il T. orientale (capoluogo Lienz), in Austria, e il T. meridionale (Alto Adige/Südtirol; v. Alto Adige), appartenente all'Italia dal 1919.Centro di cultura preistorico (civiltà di Hallstatt), il territorio del T. fu conquistato da Druso e Tiberio nel 16 a. C. e suddiviso fra le province del Norico (valle dell'Inn, o Engadina, val Pusteria e zona di Lienz), della Venetia et Histria (parte inferiore della val d'Isarco, valle dell'Adige fino a Tell) e della Rezia (valle del Sill e parte superiore della val d'Isarco). Fece parte dei regni italici di Odoacre e Teodorico (secc. 5°-6°) e per un breve periodo, quello di Giustiniano, dell'Impero d'Oriente. Nella seconda metà del sec. 6° sul territorio del futuro T. si stanziarono popolazioni di origine ed etnie diverse - i Franchi penetrati da O, attraverso la val Venosta, i Longobardi da S (ducato di Trento), i Baiuvari da N (attraverso il Brennero) e gli Slavi da E (dall'od. T. orientale attraverso la Pusteria) - e cominciò un periodo di graduale germanizzazione della popolazione reto-romana. Nel sec. 8° quasi tutto il T. era nelle mani dei Baiuvari; nel 788 il ducato di Baviera di Tassilone III fu annesso da Carlo Magno al regno franco, come già nel 774 era avvenuto per il regno longobardo, fatto che comportò l'unione di tutto il T. all'interno di un unico dominio, che durò fino alla tarda età carolingia.
Dal punto di vista religioso, già nella Tarda Antichità il cristianesimo ebbe una notevole diffusione sul territorio (s. Vigilio, patrono della chiesa tridentina; s. Cassiano per il brissinese). Al vescovato di Trento apparteneva l'intera zona della valle dell'Adige fino alle porte di Merano; la zona della Venosta apparteneva alla diocesi di Coira, mentre il vescovato di Sabiona aveva giurisdizione in val Pusteria e nella valle dell'Inn; nel 798 la sede di quest'ultimo fu spostata a Bressanone, staccata dall'arcidiocesi di Aquileia e unita a quella di Salisburgo; la parte orientale del T. sottostava invece direttamente ai metropoliti di Salisburgo e di Aquileia.A partire dal sec. 10° il regno franco fu suddiviso in ducati; la parte centrale del T. apparteneva pertanto alla Baviera, quella occidentale alla Svevia e il bacino di Lienz al ducato di Carinzia (v.). Nel 1004 vennero fondati i principati vescovili di Trento e Bressanone (v.), con la concessione ai vescovi da parte degli imperatori Enrico II di Sassonia (1002-1024) e Corrado II il Salico (1024-1039) dei diritti di giurisdizione comitale rispettivamente sui comitati di Trento, Bolzano e Venosta e su quello di Norital (bassa val d'Isarco e valle dell'Inn e dal 1091 anche val Pusteria). Per amministrare possedimenti così vasti i principi vescovi dovettero appoggiarsi a nobili fedeli, gli 'avvocati' (Vögte). Nel sec. 12° si distinguevano in tal senso quattro casate: i conti di Appiano, i Morit-Greifenstein, gli Andechs - fondatori della città di Innsbruck nel 1180 - e i conti di T., che riuscirono a impossessarsi, tramite un'accorta politica matrimoniale unita a una puntuale strategia militare, di numerosi territori vescovili nei pressi del Brennero e di passo Resia. In particolare Alberto III (1190-1253) ottenne, quale erede degli Andechs e per vie matrimoniali, la contea della bassa valle dell'Inn (compresa Innsbruck) e la Pusteria; il 1248 può quindi essere considerato l'anno di fondazione del T. quale entità territoriale. L'artefice di questa unità è considerato però il nipote Mainardo II di T.-Görz in Stams (1259-1295), sotto il cui governo il territorio si espanse notevolmente e i poteri dei principi vescovi diminuirono. Nei documenti, alla consueta denominazione del territorio tirolese quale terra inter montes, subentrò nel 1271 quella di comitatus et dominium Tyrolis, inteso nella sua unità politico-giuridica.Alla morte di Mainardo II, il territorio venne conteso dai Wittelsbach di Baviera, dagli Asburgo e dai Lussemburgo di Boemia, che aspiravano al dominio della regione soprattutto in virtù dei suoi valichi. Con la morte del terzo figlio di Mainardo, Enrico, nel 1335, si estinse la linea maschile dei conti di T.; la figlia di quest'ultimo, Margherita Maultasch (1335-1369), unica erede dei diritti e dei possedimenti della famiglia, nel 1363 cedette il T. a Rodolfo IV d'Asburgo, che mantenne gli acquisiti diritti di autonomia amministrativa dei ceti tirolesi (gli Stände: rappresentanti della nobiltà, dei principi vescovili, delle città e delle circoscrizioni rurali), concessi da Ludovico, marito di Margherita, attraverso la Grosser Freiheitsbrief. Nel 1420, Federico IV trasferì la residenza del principato da Castel Tirolo, che si trova nei pressi di Merano, a Innsbruck, città più vicina ai mercati economici.Dal punto di vista storico-artistico, il territorio tirolese a N del Brennero presenta nel complesso poche opere di alto livello qualitativo se confrontate alla coeva produzione sudtirolese, più centrale rispetto al crocevia geografico-culturale e quindi più a contatto con la produzione artistica dell'Europa centrale e dell'Italia settentrionale. La marginale collocazione politico-amministrativa, stretta tra l'Oberösterreich e la Carinzia, di cui la produzione artistica inevitabilmente risente, venne di fatto a cadere con lo spostamento della residenza del principato a Innsbruck, che trasformò la città in sede arciducale e governativa.Principale testimonianza del periodo paleocristiano è il Kirchbühel di Lavant (secc. 4°-9°), importante sito del T. orientale, già abitato in epoca romana, con le chiese tardoantichealtomedievali di St. Petrus und Paulus e St. Ulrich, erette secondo gli schemi costruttivi paleocristiani; anche ai margini della città romana di Aguntum, nei pressi di Lienz, si trovano resti di un edificio di culto, databile tra il 4° e il 7° secolo. Sono soprattutto i Baiuvari, a partire dal tardo sec. 6°, a favorire il processo di cristianizzazione; lo spostamento a San Candido in val Pusteria dell'abbazia benedettina di Scharnitz testimonia l'intento di cristianizzare anche i vicini slavi.Mancano nel T. austriaco, a differenza della zona venostana del T. meridionale, testimonianze artistiche del periodo carolingio e ottoniano, mentre nel periodo romanico il panorama si fa più articolato, pur rimanendo entro stilemi derivanti soprattutto dai vicini centri culturali di San Candido e Salisburgo. Lienz accrebbe il suo prestigio allorché i conti di Gorizia, che già vi risiedevano, fecero costruire il castello Bruck, tra il 1252 e il 1277, la cui cappella, con abside a due piani, conserva tracce della decorazione tardoromanica (1300 ca.). La parrocchiale St. Andreas, consacrata nel 1204, edificata su costruzioni preesistenti (secc. 5°, 9°-10°) e successivamente trasformata in stile tardogotico, conserva due leoni stilofori, confrontabili con quelli di San Candido e di Salisburgo, a loro volta derivati da modelli lombardi.I secc. 12° e 13° sono contraddistinti dalla costruzione di numerosi castelli sparsi su tutto il territorio tirolese, in un momento storico in cui avvennero frequenti scontri tra i diversi nobili casati per il controllo della zona: oltre al castello Bruck, quelli di Weissenstein, Rabenstein e Heinfels nel T. orientale, di Schneeberg, Landeck e Fernstein nel T. settentrionale, oltre alle residenze cavalleresche di Kienburg nell'Iseltal, Lengberg presso Nikolsdorf, Walchenstein presso Dölsach.Di origine romanica sono anche le due più significative abbazie del territorio, Stams e Wilten. La prima, fondata da Mainardo II nel 1273 quale luogo di sepoltura della sua famiglia, sull'antico santuario dedicato a s. Giovanni, è il primo complesso cistercense del T. e giocò un importante ruolo dal punto di vista sia religioso sia economico-culturale nel 13° e 14° secolo. Dell'abbazia di Wilten presso Innsbruck, con la chiesa di St. Laurentius, non è stata ancora del tutto chiarita l'origine. L'Ordine premostratense, proveniente dal monastero svevo di Rot, potrebbe essersi insediato nel 1128 subentrando ai Canonici regolari, come narra Adalbert Tschaveller (1676-1749) nella cronaca dell'abbazia (Annales canoniae Wiltinensis, I, 1128-14; Wilten, Stiftsarch.; Webhofer, 1988), mentre il 1138 è l'anno in cui papa Innocenzo II conferì l'attestazione formale e quindi anche la protezione papale.Nel sec. 14° in T. sono documentati numerosi pellegrinaggi, non solo a Stams, dove era conservata una reliquia del Battista, ma anche a Sankt Georgenberg, nei pressi di Schwaz, e a Wilten, dove si venerava un ritratto della Vergine ricollegabile alla intensa diffusione del culto mariano a partire dal 12° secolo. Numerose sono infatti le raffigurazioni scultoree di Maria, dapprima rappresentata sul trono, poi in piedi e, dalla metà del Trecento, secondo l'iconografia della Pietà (Vesperbild). Molti i pezzi conservati, sia romanici sia gotici, perlopiù nelle collezioni museali, tra i quali si possono ricordare: Maria in trono con il Bambino, del 1180-1190 ca., proveniente con tutta probabilità da Götzens (Innsbruck, Tiroler Landesmus. Ferdinandeum), raffigurata come una regina, dalla fissità ieratica e dalla forma compatta e chiusa tipica dello stile romanico; l'immagine conservata a Norimberga (Germanisches Nationalmus.), della fine del Duecento, proveniente dalla valle inferiore dell'Inn, che rivela influssi francesi e della zona dell'Alto Reno; la Madonna di Pfons, del 1380-1390 ca. (Innsbruck, Tiroler Landesmus. Ferdinandeum), con il particolare copricapo a cuffia, che rivela la maggiore attenzione al dato naturalistico tipica delle sculture gotiche; la Madonna con il Bambino, del 1330-1350 ca., nella chiesa di St. Nikolaus a Matrei in Osttirol, dal profilo sinuoso, ormai goticizzante, di scuola salisburghese (Müller, 1935). Si segnalano inoltre il gruppo raffigurante l'Incoronazione di Maria, del 1350 ca. (coll. privata, proveniente da Sankt Georgenberg presso Schwaz), e il monumentale gruppo dell'Annunciazione, databile al 1330-1340 ca., proveniente dal castello di Aufenstein, ora nella chiesa di St. Katharina a Matrei am Brenner, di pregevole fattura, dalla compostezza classica che ricorda le figure del portale ovest della cattedrale di Strasburgo.Del periodo romanico, degne di menzione sono due figure di profeti (Innsbruck, Tiroler Landesmus. Ferdinandeum), del 1200 ca., provenienti dalla cappella dedicata a s. Maurizio a Wenns (Pitztal), stilisticamente ricollegabili alla cerchia culturale della Borgogna occidentale (Ammann, in Il sogno di un principe, 1995), e, infine, il bel crocifisso proveniente da Stummerberg (Zillertal; coll. privata), del 1160-1180, l'opera scultorea più antica conservatasi in T., già segnalata da Oberhammer (Gotik in Tirol, 1950), di cui si ipotizza la provenienza dalla zona dell'arcidiocesi di Salisburgo, ma che presenta nel contempo affinità stilistiche con le opere scultoree sudtirolesi, a loro volta influenzate dall'Italia settentrionale (Müller, 1974).
Il ciclo di pittura murale romanico più significativo, per qualità e ampiezza, si trova nella chiesa di St. Nikolaus a Matrei in Osttirol, ampiamente pubblicato (Demus, 1968; Egg, 1970-1972, I; Kofler-Engl, 1995), databile al terzo quarto del sec. 13°, importante testimonianza del contatto tra la cultura dei paesi alpini e l'Italia settentrionale nella seconda metà del Duecento. La decorazione interpreta i due ambienti absidali come sede simbolica del Paradiso terrestre (cappella inferiore) e del Paradiso celeste (cappella superiore), opera di due pittori diversi. Il linguaggio formale del Romanico, seppure con alcune varianti, in ambito austriaco permane fino alla fine del Trecento, con differenze stilistiche fra zona e zona, ma mantenendo una tendenza di fondo all'astrazione, resistendo alla penetrazione del Gotico nelle sue forme più pure, ma staccandosi nel contempo anche dalla tradizione ieratica bizantina, qui mediata da Venezia. Tale percorso stilistico protogotico, denominato stile lineare (Kofler-Engl, 1995), interessa l'intero T., a S e a N delle Alpi. Si tratta di uno stile che risente di influssi provenienti dalla Germania meridionale (Ratisbona), ma soprattutto dall'Alta Renania, così come dalla zona del Danubio intorno a Vienna e dal lago di Costanza, rielaborati a livello locale. Il reliquiario di Serfaus (Innsbruck, Tiroler Landesmus. Ferdinandeum), del 1270-1280 ca., costituisce l'unica opera dipinta su tavola in stile lineare conservatasi in Tirolo.Verso la fine del Duecento e per tutto il Trecento la diffusione della pittura murale nel T. austriaco è assai ampia, anche se non sempre di alto livello. Nella chiesa di St. Michael a Lienz, i dipinti della parete sud scoperti nel 1982, databili all'ultimo quarto del sec. 13°, rivelano, soprattutto nella Crocifissione, l'adesione al modello italiano penetrato dall'area veneziano-padovana, che si fonde a stilemi di matrice nordica. Della stessa bottega è la Crocifissione in St. Georg a Oberdrum (Lienz), della fine del Duecento, mentre più vicina alle soluzioni formali del Gotico è la decorazione della parete orientale della parrocchiale di Lienz, del 1300 ca., che presenta analogie tematiche con St. Nikolaus a Matrei in Osttirol, ma con un taglio più narrativo; dello stesso maestro sono le due figure di santi vescovi, Nicolò e Martino, nella cappella del castello Bruck, ma con aspetti ancora legati a un tardo Zackenstil. Nella parrocchiale di St. Stephanus ad Anras un ciclo frammentario, opera di un pittore locale attardato su forme tardoromaniche, costituisce l'unica testimonianza pittorica della prima metà del Trecento nel T. orientale. Nel T. settentrionale si possono ricordare i dipinti nel St. Georg presso Telfs, realizzati nel 1330-1335 ca., e, dello stesso periodo, ma di qualità decisamente maggiore, i dipinti esterni della parrocchiale di St. Vitus a Umhausen, opera probabilmente di un maestro formatosi fuori dall'ambito tirolese.Opere più tarde, della seconda metà del Trecento, con accenti protogotici più puri, meno contaminati dalle reminiscenze romaniche e con influssi legati alla diffusione della pittura giottesca, si trovano a Prutz e nel santuario di Serfaus, probabilmente della stessa bottega, facente capo a un pittore itinerante forse proveniente dalla zona dei Grigioni o del lago di Costanza, come si riscontra anche nella Crocifissione del St. Nikolaus a Matrei in Osttirol, nel santuario di Maria Schnee e nella Deposizione in St. Nikolaus a Obertilliach, ma soprattutto nei pregevoli dipinti della cappella di St. Katharina, a due piani, in origine cappella del castello di Aufenstein, pubblicati per la prima volta da Weingartner (1916). Per quanto riguarda il ciclo della cappella inferiore, i pareri circa la datazione sono discordi: verso la metà del secolo per motivi iconografici (Rasmo, 1971), o poco prima della consacrazione avvenuta nel 1330 (Kofler-Eng, 1995). Essi sono attribuiti unanimemente allo stesso pittore, attivo a Bressanone nella cappella di S. Giovanni e da Egg (1970-1972, II) segnalato anche a Fügen, nella parrocchiale; per Gritsch (1974) e Kofler-Engl (1995) il maestro è affiancato da un allievo; quale area di provenienza si ipotizza la zona di Merano (KoflerEngl, 1995) o di Bressanone (Rasmo, 1971). I dipinti della cappella superiore, tranne la Cena a casa del fariseo del maestro del ciclo inferiore, sono confrontabili con quelli di Castel Tirolo nei pressi di Merano, risalgono al quinto decennio e sono assegnati a un terzo pittore (Kofler-Engl, 1995).Tra le scarse testimonianze di pittura su tavola si segnala in particolare l'altare di Stams, con l'Incoronazione di Maria, del 1380-1387 ca., attribuito al pittore meranese Konrad im Tiergarten (documentato tra il 1379 e il 1427), che si rifà stilisticamente a modelli italiani, in particolare a Giusto de' Menabuoi (Rasmo, 1965; Ammann, in Il sogno di un principe, 1995).Numerosi sono gli esempi di architettura gotica, a partire dall'inizio del sec. 14°, spesso collegati a costruzioni preesistenti romaniche e in molti casi ulteriormente rimaneggiati in periodo barocco. Tra gli esempi più significativi il coro della parrocchiale di St. Nikolaus a Hall (1315-1318), opera di maestranze salisburghesi, e l'adiacente Magdalenenkapelle (1320-1325), la chiesa di St. Katharina a Kitzbühel e le parrocchiali di Kolsass, Fügen e Radfeld nella valle dell'Inn, legate all'ascesa della borghesia nelle città.
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