MANLIO Torquato, Tito
Figlio di L. Manlio Capitolino, che fu dittatore nel 363 a. C., questo Manlio avrebbe, secondo la tradizione, combattuto nel 367 a. C., in veste di tribunus militum consulari potestate, in una battaglia contro i Galli, presso il ponte dell'Aniene, e, vinto in singolar tenzone uno degli avversarî, gli avrebbe tolto la collana (torques), dal che gli sarebbe derivato il cognome di Torquatus; ma non paiono degne di fede le notizie che abbiamo intorno alle invasioni galliche tra il 390 e il 358 a. C. Dittatore nel 353 e nel 349, fu poi console nel 347, nel 344 e nel 340 e in questo ultimo anno ebbe una parte notevolissima nella guerra latina. Fu lui che, secondo la tradizione, intimò ai due pretori latini, chiamati dinnanzi al Senato per dar ragione dei loro preparativi guerreschi contro i Sanniti, in difesa dei Sidicini, di astenersi da ogni atto di ostilità contro quelli, e dal fatto che i due pretori avrebbero risposto rivendicando piena parità di diritti coi Romani, avrebbe avuto inizio la guerra. Peraltro questa motivazione della guerra latina è priva non solo di ogni fondamento, ma persino di ogni verosimiglianza storica, come erroneo e falsificato è il seguito del racconto (v. latini). Basti ricordare che Manlio vinse (pare presso il monte Vescino, a Trifano, e non alle falde del Vesuvio) quella grande battaglia, che fu abbellita dal racconto leggendario del sacrificio di P. Decio Mure e della condanna a morte inflitta da Manlio al figlio, reo soltanto di essere uscito, contro gli ordini, dalle file per combattere in singolare duello il tuscolano Gemino Mecio.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, pp. 258, 273 segg.; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino e Lipsia 1926, pp. 353, 373; E. Pais, Storia di Roma, IV, Roma 1927, pp. 154 segg., 194 segg.; G. Colasanti, Come Livio scrive che non erra, Roma 1931.