Vedi Togo dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La parabola politica del Togo, dall’indipendenza dalla Francia nel 1960 ai giorni nostri, è analoga alla gran parte dei paesi dell’Africa occidentale che hanno conosciuto il processo di decolonizzazione in quegli anni. Il Togo, dopo aver assunto un assetto costituzionale democratico – fondato su un sistema politico presidenziale – è piombato in un regime dittatoriale di stampo militare, incardinato sul potere di un unico partito. Il riferimento è al Rassemblement du Peuple Togolais (Rpt), partito guidato dal colonnello Étienne Gnassingbé Eyadéma, che ha mantenuto la carica di presidente della repubblica dal 1967 al 2005, anno della sua morte. Nel corso della sua autoritaria reggenza, minata da diversi tentativi di colpi di stato e da rivolte popolari, il paese ha conosciuto progressive concessioni democratiche, rivelatesi però soltanto una facciata. Un momento importante nella storia del Togo è stata la promulgazione della Costituzione del 1992, che introdusse un sistema politico multipartitico e le elezioni a suffragio universale ogni cinque anni. L’opposizione ha, tuttavia, boicottato tutte le elezioni legislative fino al 2007. Dal 1993, la politica autoritaria e repressiva adottata dal presidente ha trovato la ferma opposizione di Usa ed Eu, che hanno interrotto le relazioni diplomatiche con il Togo e sospeso gli aiuti diretti.
Faure Gnassingbé, nominato alla presidenza alla morte del padre Étienne, ha lentamente impostato una politica di ritorno alla democrazia e alla trasparenza, seppure offuscata dalle accuse di vendita di armi ai ribelli angolani in cambio di diamanti. La certificazione, da parte degli osservatori internazionali, della correttezza delle elezioni parlamentari del 2007 e presidenziali del 2010 (in cui è stato riconfermato Faure Gnassingbé), ha restituito al Togo la fiducia della comunità internazionale e il sostegno delle istituzioni finanziarie. Nel dicembre 2010, Fondo monetario internazionale e Banca mondiale hanno deciso di cancellare progressivamente l’80% del debito pubblico nazionale. Tuttavia, alcuni elementi di instabilità potrebbero sorgere all’interno della società civile, come dimostrato dai disordini avvenuti nell’agosto 2012 a opera dei gruppi di opposizione del Collectif Sauvons le Togo (Cst), il quale chiede una riforma della legge elettorale e una maggiore alternanza al potere. Le proteste, soppresse dalla polizia, hanno portato alla caduta del governo e al doppio rinvio delle elezioni parlamentari nel 2012. Al voto si è poi andati il 25 luglio 2013: dalle urne è emersa vincitrice la coalizione governativa dell’Union Pour la République (Unir). Nell’aprile del 2015 si sono tenute le elezioni presidenziali, vinte ancora da Gnassingbé, il cui esito non è stato riconosciuto dallo sfidante Jean-Pierre Fabre. A livello regionale, il Togo riveste un ruolo di primo piano all’interno della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, specie da quando si sono recuperati i rapporti con Ghana e Burkina Faso, tesi per rivalità etniche sino alla prima metà degli anni 2000. Lomé partecipa alle più delicate operazioni internazionali di peacekeeping, come quella in Mali, con un contingente di oltre 900 soldati. La struttura economica è ancora arretrata ma l’economia, trainata dagli afflussi di investimenti e aiuti, vanta ottimi tassi di crescita negli ultimi 5 anni. Le riforme puntano allo sviluppo di alcuni settori chiave, primo tra tutti quello energetico, per dipendere sempre meno dal legname. Nel 2010 è stato varato un progetto per una centrale idroelettrica ed è stato siglato un accordo con la compagnia italiana Eni per l’esplorazione dei fondali marini che si stima contengano ingenti riserve petrolifere.