Tolomei
Casata antica di Siena; le sue origini - a parte la leggenda che vuole i T. discendenti dai sovrani di Egitto - si fanno risalire alla venuta dei Carolingi in Italia, per quanto il primo T. documentato sia un Baldastricca della prima metà del sec. XII.
Famiglia di banchieri, i T. ebbero notevole peso nell'economia cittadina e possedettero torri e palazzi nella piccola piazza che ancora porta il loro nome, la quale, nonostante le trasformazioni subite nel corso dei secoli, vede adergersi ancora, maestoso, il quadrato palazzo della stirpe, più volte distrutto e riedificato. Esso sorge di fronte alla chiesa di San Cristoforo, su cui i T. avevano il patronato e dove nell'età comunale si tenevano i consigli della repubblica; ebbero anche feudi nella Maremma senese.
Ferventi guelfi, i T. ebbero notevole parte in tutte le lotte intestine della città. Fuorusciti nel 1262, in seguito alla politica antimagnatizia del comune, i T. con altri grandi si ritirarono a Radicofani, dove furono, l'anno successivo, catturati dai cavalieri di Manfredi; ricondotti prigionieri in città, vennero sottoposti a forte riscatto. Con la pace del cardinal Latino (1280) a Siena avvenne la pacificazione fra guelfi e ghibellini, e in particolare i T. fecero pace con i Salvani. Con la discesa di Enrico VII i T. e altre famiglie guelfe senesi si schierarono dalla parte dei Fiorentini; alcuni di loro guidarono schiere a cavallo contro l'esercito dell'imperatore. Nel 1314 accaddero altre discordie in Siena per la rivalità delle casate dei T. e dei Salimbeni. In seguito tali disordini si ripeterono più volte finché Carlo di Calabria, che aveva presa la signoria di Siena (1326), impose la pace alle due famiglie rivali.
Membri di questa famiglia ricoprirono cariche in molte città d'Italia, ove furono chiamati come rettori; molti inoltre si distinsero nel campo del diritto e delle lettere. Particolare menzione merita il beato Bernardo, morto durante la peste del 1348 assistendo i concittadini colpiti dal contagio. Il maestro Iacomo lesse diritto civile nello Studio senese tra il 1435 e il 1443; tra i suoi libri vi era un " liber Dantis, integer et pulcer, extimatus libr. XXIV "; tale biblioteca passò poi nella libreria del Duomo. Nel sec. XVI si distinse nel campo dantesco l'umanista Claudio Tolomei (v.).
Il legame fra questa famiglia e il mondo dantesco potrebb'essere rappresentato dalla figura (Pg V 133) di Pia (v.) che alcuni antichi commentatori, principalmente Benvenuto e Pietro, dicono una T.: ma per quanto si sia indagato non risulta documentata, in quell'epoca, una donna dei T. con questo nome. In relazione all'uccisione di questa presunta T. da parte del marito Nello della Pietra sarebbe nato un odio insanabile fra i Pannocchieschi e la famiglia della donna; ma tale odio, se ci fu, si deve attribuire più realisticamente a ragioni politiche. Lo stesso castello dove presumibilmente si sarebbe compiuto il sacrificio di Pia era in parte proprietà dei T.: nel 1306 infatti proprietario di 8 su 24 parti di detto castello era Sozzo di Messer Alessio di messer Rinaldo dei T., il quale, insieme con la moglie Lagia, vendette il 19 ottobre di quell'anno tali diritti al comune di Siena per 3714 libbre; il 22 ottobre dello stesso anno Alessio padre di Sozzo vendette altre 6 parti del medesimo castello per 2786 libbre, sempre al comune di Siena.
Altro legame fra i T. e D. può essere rappresentato da Stricca (If XXIX 125), che alcuni commentatori vollero dei T.: elemento favorevole a questa identificazione è stato visto nel fatto che il nome Baldastricca (da cui Stricca) è tipico nella famiglia. Inoltre in quei tempi esisteva veramente in Siena uno Stricca T. frate gaudente (per tutta la questione v. STRICCA).
Bibl. - G. Gigli, Diario senese, II, Siena 1854, 40-52; L. Passerini, Armi e notizie storiche delle famiglie toscane che son nominate nella D.C., in L'Inferno di D.A., a c. di G.G. Warren lord Vernon, Firenze-Londra 1862, II, Documenti, 589-590; A. Lisini - G. Bianchi Bandinelli, La Pia dantesca, Siena 1939, 161-164 note 23-24.