Scrittore danese (Londra 1893 - Svendborg 1974). Massimo esponente della "letteratura della crisi" fra le due guerre mondiali, ne riflette le tendenze più nichilistiche soprattutto nel suo romanzo più riuscito, l'autobiografico Haervaerk ("Distruzione", 1930) dove, insieme all'influsso della tecnica di Joyce, si avverte un'ansia di fede religiosa al fondo dei problemi morali e sociali che l'immanentismo comunista non è riuscito a risolvere. Coloritura espressionistica e ricerca formale caratterizzano la sua ricca produzione poetica, dalle liriche d'esordio (Fribytterdromme "Sogni di filibustiere", 1920; Paafuglefjeren "La penna del pavone", 1922) all'ultima raccolta (Den sidste lygte "L'ultima luce", 1954). Critico militante, traduttore e introduttore di scrittori americani, inglesi e tedeschi, K. ha svolto un ruolo importante nella vita culturale del suo paese. Tra le sue opere si ricordano: Det skabende øje ("L'occhio che crea", 1955), saggi di critica letteraria; i libri di viaggio En kavaler i Spanien ("Un cavaliere in Spagna", 1926) e Rejse i Italien ("Viaggio in Italia", 1950); le memorie autobiografiche Aabenhjertige fortielser ("Reticenze esplicite", 1966); Hva var mit Aerinde? ("Che dovevo fare?", 1968).