CANNIZZARO, Tommaso
Nacque a Messina il 17 ag. 1838 da Francesco, discendente da aristocrazia spagnola, già senatore della città e carbonaro del '20, e da Domenica Arena. Compì i primi studi presso scuole religiose; quindi frequentò le lezioni dei più noti docenti della città come Amore, Monasta, Crisafulli-Trimarchi e Fulci, secondando per poco le aspirazioni dei genitori a una sua carriera ecclesiastica prima, forense poi.
Nel 1855 intraprese il suo primo viaggio attraverso le principali città italiane. Tornato a Messina in seguito alla morte del padre, diede inizio alla sua vasta e multiforme attività culturale, dedicandosi agli studi classici e delle lingue e letterature moderne europee, dal portoghese allo spagnolo, all'inglese, al tedesco, al russo, al danese, allo svedese, all'ungherese, nonché ad alcune lingue orientali antiche e moderne. Del francese acquistò poi una padronanza che gli permetteva di verseggiare con la stessa perfezione dell'italiano.
Nel 1860 aderì all'azione garibaldina in Sicilia; fu tra i Cacciatori del Faro, il cui intervento non venne però richiesto sul continente. Per la morte del fratello Paolo dovette dedicarsi, a quanto pare con scarsissimo senso dell'economia, all'amministrazione del ricco patrimonio familiare. Solo nel 1862 diede alle stampe, in una tipografia di Messina, i primi saggi, una epistola in francese, Le voisin, e una raccolta di liriche, Ore segrete, stampandoli a sue spese e distribuendoli a titolo gratuito; costume a cui si attenne sempre in seguito, oltre a quello di non firmare mai con il suo nome, ma usando pseudonimi o anagrammi (Oscar, Ozinam, Otzman).
Rimasto del tutto solo per la morte della madre, nel 1863 intraprese un secondo e più lungo viaggio attraverso l'Europa, soggiornando in Svizzera, Spagna e Francia, dove allacciò numerose relazioni con i più illustri letterati europei del tempo, per cui si può dire che, quasi sconosciuto a Messina per la sua vita estremamente ritirata, fu largamente noto ai dotti e letterati di tanta parte dell'Europa. In casa di V. Hugo, che egli raggiunse nell'esilio di Guernesey, dimorò otto giorni e con lui intrattenne in seguito una copiosa corrispondenza (conservata nella Bibl. com. "T. Cannizzaro" di Messina), che influì, con le opere dell'Hugo, sugli atteggiamenti politici, letterari, artistici e linguistici del Cannizzaro.
Stabilitosi definitivamente a Messina, sposò Maria Kubli, dalla quale ebbe sei figlie e un figlio. Dal 1868 al 1876 visse, quasi relegato, nelle sue proprietà agricole, specialmente nella villa tra Messina e Taormina, che tanti versi gli ispirò, ma dedicandosi anche appassionatamente alla raccolta di minerali e di fossili, alla ricerca e trascrizione delle tradizioni popolari messinesi (una vasta raccolta di Canti popolari è rimasta inedita), alla formazione di una ricchissima biblioteca di letteratura italiana e straniera, e allo studio delle scienze naturali e della filosofia. A Messina acquistò una tipografia, che trasferì a casa sua, e con cui stampò quasi tutte le sue opere: raccolte foltissime di liriche italiane e francesi, quali i due volumi intitolati In solitudine e Carmina, Messina 1876-1882; Foglie morte, ibid. 1882; Epines et roses, ibid. 1884; Cianfrusaglie, ibid. 1884; Tramonti, ibid. 1892; Uragani, ibid. 1892; Cinis, ibid. 1894; Quies, ibid. 1896; Vox rerum, ibid. 1900, alla cui preparazione si alternarono le numerose raccolte di traduzioni da diversi poeti e prosatori europei e persino una traduzione in dialetto messinese della Divina Commedia (Milano-Messina 1904), come pure i numerosi lavori inediti, conservati nella Bibl. com. e dell'univ. di Messina.
Dal 1890 cominciò a perdere la vista, almeno al punto da non potere né scrivere né leggere. In seguito al terremoto di Messina del 1908, si rifugiò per circa due anni a Catania, dove, servendosi di tipografie catanesi, pubblicò, tra l'altro, i versi italiani di Irrealità (1911), quelli francesi di Etoiles pâlies (1911) e il trattato filosofico De la polarité universelle (1919).
Nel 1914 perdette l'unico figlio maschio, Francesco Adolfo, anche lui letterato, erudito nelle lingue straniere specialmente orientali, antiche e moderne. Le sue condizioni economiche si fecero sempre più ristrette, al punto che il comune di Messina, in soccorso di così illustre cittadino, ne comprò la preziosa biblioteca. Il 1º sett. 1920 egli legò, per testamento, tutti gli oggetti preziosi alla sua città e qualcuno di essi, soltanto a titolo di vitalizio, ad amici prediletti.
Il C. morì a Messina il 25 ag. 1921.
A parte gli innumerevoli troppo improvvisati versi di omaggio, di conversazione epistolare, per album di amici, di polemica politica (anche per il sequestro di qualche sua poesia ritenuta sovversiva), di esortazione umanitaria, le sue ponderose raccolte hanno un notevole valore, prevalentemente tecnico, formale e letterario. Esse sono, non senza qualche monotonia, occupate da atteggiamenti malinconici, pessimistici, filantropici che continuamente rimandano il lettore alla poesia tardoromantica, alla letteratura coeva europea, ma soprattutto all'opera di V. Hugo. I suoi scritti più maturi, in versi e in prosa, confermano una concezione della poesia come riflesso del cosmo, inteso schellinghianamente come unità indifferenziata di materia e spirito, secondo un idealismo estetico e panteistico, per cui la poesia filosofico-scientifica del C. si pone fra la scrittura poetica positivistica del Rapisardi e quella spiritualistico-cristiana dello Zanella, al cui livello artistico degnamente si adegua quello del C., forse superando i due poeti amici per la padronanza della parola e del metro, per il gusto artistico dell'espressione scientifica, per la molteplicità della ispirazione e delle immagini, per la varietà infine delle note, delle cadenze e degli effetti, pur nell'insistenza dei temi.
Le opere a stampa del C., oltre a quelle già citate, sono: Insolitudine,scelta riveduta, Milano 1883; Gouttes d'âmes, Paris 1892; Il lamento di Lisabetta da Messina e la leggenda del vaso di basilico, Catania 1902; Lettera al prof. Aless. D'Ancona, Messina 1903; Rasmus B. Anderson, ibid. 1908; Dell'Edda antica e dei popoli scandinavi, ibid. 1908; Gridode le coscienze, Catania 1910.
Fra le traduzioni sono da ricordare: La mia visita a E. Sanson,boia di Parigi (dal franc. di E. Marquand), Messina 1879; Fiori d'Oltralpe (da varie lingue antiche e moderne), I-II serie, ibid. 1884-1893; Sonetti completi di Anthero de Quental (dal portoghese in collab. con G. Zuppone Strani), ibid. 1898; Carlos de Lemos,Georgica (versione dal portoghese), ibid. 1899; Dalle Folhas Caidas di Almeida Garrett (versione dal portoghese), ibid. 1899; V. Hugo, Le Orientali ed altre poesie, Catania 1902; Cinquanta sonetti di Luigi Camoens trad. dal portoghese in seguito allo studio del prof. A. Padula,Camoens petrarchista, Napoli 1904; Il gran marchese tradotto dal portoghese di Macedo Papanca..., ibid. 1905; Il poema del Cid,trad. dal vecchio castigliano, in Critica ed arte, 1907, nn. 11-14; Hâvam âl poema tradotto dall'Edda antica, in Nuova Rass. di lett. mod., 9-12 (1907); Isonetti di Camoens, Bari 1913; Le quartine (Aubaiyat) di Umar Chagyâm poeta persiano del sec. XI, Catania 1917.
Le opere inedite del C. (scritti e traduzioni), conservate presso la Biblioteca comunale "T. Cannizzaro" e la biblioteca dell'università di Messina, sono: Il Canzoniere di Mirza Schaffy dal tedesco di F. Bodenstedt, con riproduz. della metrica dell'originale; I semplici, dal portoghese di Guerra Junqueiro; Fiori d'Oltralpe, IIIserie, traduz. poetiche da varie lingue europee; Tre muse esotiche in Francia (M.lle H. Vacaresco-M.e Lucy de Montgommery e M.e Lucile Ritzo), traduzioni dal francese; I Poemi mitici dell'Edda antica per la prima volta trad. in italiano dal vecchio islandese; Mitologia norrena, dall'inglese di E. Rasmus Anderson; La Saemundar Edda o Edda antica, prima vers. ital. dal vecchio islandese.
Canti popolari della prov. di Messina (oltre 3.000) con pref. e note illustrative; Eundo, 2 voll.; Antelucane (mille e più sonetti); Dernières étoiles,nouveaux vers français; Pensieri:I, Natura;II, Vita; III, Società;IV, Amore e donne; V, Arte e poesia; VI, Varia; Della natura o di quel che non è. Saggio filosofico; Voci al deserto, versi; Eros, sonetti; Mâyâ, versi; La mia visita a V. Hugo nel 1863; Scritti vari; Della vita e della natura. Pensieri; Della impossibilità dell'esistente.
Fonti e Bibl.: Palermo, Biblioteca del Museo Pitré, Lettere del C. al Pitré; Al poeta che onora Messina e l'Italia (numero unico a cura del Circ. Artistico "Antonello da Messina"), Messina, 27 ag. 1922; Dizionario dei siciliani illustri, Palermo 1939, pp. 95 s.; G. Chillé, T. C. folklorista, tesi di laurea, univ. di Messina, anno acc. 1948-49; N. Falcone, T. C.folklorista, in Atti d. Acc. Peloritana, XLIX (1968-69), pp. 117-136; G. Bonomo, Una raccolta inedita di canti popolari siciliani, in Studi demologici, Palermo 1970, pp. 195-215; D. Siracusa Ilacqua, I racc. pop. della racc. Cannizzaro, Firenze 1972(e cfr. la recens. di A. Rigoli, in Arch. stor. sic., s. 3, XXI-XXII [1971-72], pp. 397-402); Id., Imanoscritti di T. C. demologo, Firenze 1973 e, in preparazione, I canti lirici monostrofici della raccolta Cannizzaro.