tonsillite
Infiammazione acuta di origine infettiva, virale o batterica delle tonsille palatine. La forma clinica più comune è la t. eritematosa o eritematopultacea che rappresenta circa il 90% di tutte le t.; è di origine virale in circa il 50% dei casi mentre l’eziologia batterica è rappresentata in gran parte dallo streptococco beta-emolitico di gruppo A (SBGA) e necessita di un trattamento antibiotico efficace in modo da evitare le possibili complicanze poststreptococciche.
I virus eziologici più frequenti delle t. sono gli adenovirus, i virus influenzali e parainfluenzali e i coxsackie; un posto a parte meritano le t. mononucleotiche da Epstein-Barr virus (EBV) che spesso, oltre a presentare il quadro clinico eritematoso, in cui si osserva una secrezione biancastra sulla superficie tonsillare arrossata, assumono quello pseudomembranoso caratterizzato dalle tipiche placche biancastre circondate da un alone eritematoso che, se asportate, mostrano un’area sottostante di erosione sanguinante. I batteri più frequentemente isolati nelle t. acute sono gli streptococchi A, soprattutto nei bambini, mentre gli streptococchi non A (B,C) sembrano essere più frequenti nelle t. acute dell’età adulta; altri batteri responsabili, anche se in minor frequenza, sono Haemophilus influentiae, Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Mycoplasma pneumoniae e Clamydia. Altre forme cliniche di tonsillite acuta sono la t. pseudomembranosa, a eziologia da infezione del virus di Epstein Barr in corso di mononucleosi o infezione difterica, la t. ulcerosa o ulceronecrotica, definita anche angina di Vincent, dovuta a un’associazione batterica di un batterio fusiforme (gram-negativo) e una spirocheta (eziologia fusospirillare). Altre cause della forma ulceronecrotica possono essere una eziologia sifilitica, leucemica o vere e proprie forme carcinomatose. Ulteriore forma clinica è la t. vescicolosa, dovuta all’infezione da herpes virus.
La diagnosi si basa, oltre che sulla sintomatologia (dolore faringeo, febbre, otalgia riflessa, astenia, sintomi digestivi), sull’esame obiettivo faringeo: tonsille arrossate, edematose, aumentate di volume (angina eritematosa) o con essudato biancastro sulla superficie tonsillare (angina eritematopoltacea). Spesso si apprezzano linfonodi laterocervicali aumentati di volume. Utili possono essere gli esami ematochimici con il test rapido per la ricerca dello SBGA (Streptococco Beta Emolitico di Gruppo A) e il tampone tonsillare con antibiogramma.
La terapia delle t. acute virali è essenzialmente sintomatica con antinfiammatori e antipiretici. Se comunque viene intrapresa una terapia antibiotica prima del risultato dell’antibiogramma, è necessario orientarsi sugli antibiotici penicillinosimili inibitori della beta-lattamasi, sulle cefalosporine di terza generazione, sui macrolidi. Quando le condizioni cliniche lo richiedono, viene eseguita una terapia antibiotica per via iniettiva associata per 2÷3 giorni a una terapia cortisonica, utilizzato per ridurre l’edema tonsillare e della base della lingua e per consentire quindi una normale alimentazione.
Le complicanze locoregionali suppurative delle t. acute sono gli ascessi perifaringei, retrofaringei e laterofaringei, e le estese celluliti cervicali; le complicanze generali sono quelle postreptococciche (reumatismo articolare acuto, glomerulonefrite), oramai molto rare, e naturalmente le t. croniche, meglio definite ricorrenti. Infatti è il frequente ripetersi di episodi infiammatori tonsillari che caratterizza la storia clinica di queste t.; possono essere chiamati in causa sia trattamenti antibiotici inefficaci, sia fattori predisponenti come l’ostruzione respiratoria nasale (deviazioni del setto, ipertrofia adenoidea), sia la diminuzione delle difese immunitarie evidenziate da un calo delle immunoglobuline secretorie (IgAs) che presiedono alla immunità locale del cavo orofaringeo. In questi ultimi casi può essere utile una terapia con autovaccini che stimolino la produzione di IgAs; l’indicazione a un trattamento chirurgico viene posta in base al numero di episodi clinici in un anno (uguale o superiore a 4).