TORTOSA (A. T., 41-42)
Capoluogo di partido judicial, il più meridionale e il più esteso, nella provincia catalana di Tarragona. Il centro abitato si sviluppa sulla sinistra dell'Ebro, press'a poco all'inizio del delta, una trentina di chilometri dalla foce, in mezzo a una ferace campiña che, per le sue colture meridionali (riso, agrumi), ricorda già il paesaggio levantino. Oggi Tortosa è centro di vivace attività commerciale, in rapporto con lo sviluppo che l'agricoltura specializzata (olio, riso, legumi, frutta) ha avuto nella regione del delta; attività favorita dall'apertura del canale che, evitando l'ampio gomito dell'Ebro, mette Tortosa in diretta comunicazione col Mediterraneo attraverso S. Carlos de la Rápita (nel Puerto, o golfo, de los Alfaques). Il canale permette alle navi di piccolo tonnellaggio di risalire il fiume sino a Tortosa, dove caricano soprattutto olio, vini e riso. Il municipio contava 27.455 ab. nel 1910, ne aveva 33.040 nel 1920, 35.865 nel 1930: di questi, però, non più di 15 mila addensati nel centro urbano vero e proprio.
Monumenti. - La cattedrale, ricostruita nel 1347 in uno stile gotico che rivela l'influenza di Barcellona, fu poi sfigurata nell'epoca del Barocco: ha cappelle tra i contrafforti e in gran parte è circondata da un ambulacro traforato elegantemente; il pulpito, la cancellata e gli stalli corali furono eseguiti alla fine del sec. XVI da Cristóbal de Salamanca; la cappella di S. Candida contiene le tombe dei quattro primi vescovi; la cappella della Madonna della Cintura, eseguita tra il 1672 e il 1719, è opera di Diego Martínez nella parte costruttiva e di Dionís Vidal nella pittorica; la facciata principale fu incominciata nel sec. XVII e finita nel sec. XVIII; la porta "dell'Olivo" è del 1705. Il Palazzo vescovile ha finestroni simili a quelli di Poblet. Il collegio di S. Luigi, fondato nel 1544, è probabilmente lavoro di Joan Anglés, come la chiesa di S. Domenico in cui è il museo d'antichità e di pittura.
Bibl.: F. Mestre y Noé, El arte en la Santa iglesia catedral de Tortosa, Tortosa 1898; id., El palacio episcopal de Tortosa, ivi 1900; C. Matamoros, La Catedral de Tortosa, ivi 1932; A. Calzada, Historia de la arquictectura española, Barcellona 1933; P. Lavedan, L'architecture gothique religieuse en Catalogne, Valence et Baléares, Parigi 1935.
Storia. - L'antica Dertosa fece parte dell'Hispania Tarraconensis. Era iscritta nella tribù Galeria; da alcune monete del tempo di Cesare e di Tiberio appare come municipium, mentre da altre, e da alcuni passi di scrittori, appare come colonia, e tale probabilmente divenne negli ultimi anni dell'impero di Augusto. Si ritiene che essa sia una cosa sola con la Ibera (la "urbs a propinquo flumine Hibera appellata" di Livio, più tardi Hibera Julia Hercavonia Dertosa), presso la quale nell'anno 215 a. C., durante la seconda guerra punica, Cn. e P. Scipione sconfissero completamente Asdrubale. È presso Dertosa che approdò la famosa nave alessandrina, carica di armi ma priva di pilota, di marinai e di passeggeri, che fu ritenuta fausto presagio per la fortuna imperiale di Galba. La città continuò ad avere una certa importanza nell'alto Medioevo. Conquistata dagli Arabi nel 718, poi nido di pirati, passò nel 1148 al conte di Barcellona.
Bibl.: Cfr. Corp. Inscr. Lat., II, pp. 535, 972, 1044; XI, n. 3281-84; E. Hübner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, p. 246 segg.; E. De Ruggiero, Diz. Epigr., II, pp. 1708-1709; N. Feliciani, La battaglia di Ibera, in Bol. Acad. de la hist. de Madrid, XLVII.