tortura
Il sostantivo, conformemente ai valori del tardo latino tortura, indica l'azione del torcere e, quindi, prevalentemente " tormento ", " sofferenza ", ma anche l'azione del deflettere nel significato di " deviazione ", " svolta ", " giro ", con implicita la connotazione negativa del colpevole abbandono della via ‛ retta ', e quindi " errore ", " ingiustizia " (cfr. C. D. Du Cange, Glossarium, VIII, Parigi 1938, 136 sub v.).
Il termine ricorre una sola volta in D., in Pg XXV 109 E già venuto a l'ultima tortura / s'era per noi, e vòlto a la man destra, / ed eravamo attenti ad altra cura, dove probabilmente ultima tortura designa, per ‛ aequivocatio ', sia la " curva ", il " torcersi della via " attorno al monte, cioè l'ultimo girone, sia l'ultimo " tormento " o " pena " dei lussuriosi, che si svela all'attenzione dei poeti.
Già i commentatori antichi avevano segnalato l'uno o l'altro significato: " Poeta noster agit et tractat de ultimo vitio, scilicet de luxuria, quae purgatur in septimo et ultimo circulo... Ultima tortura, idest, ad introitum ultimi circuli ad summitatem scalae... et nunc intraturi ipsum circulum incipiebant torquere et flectere viam; ideo talem deflexionem appellat torturam " (Benvenuto); " A l'ultima tortura, cioè tormento; imperò che questo è lo settimo girone dove finge l'Autore che si purghi... la lussuria nel fuoco, che è conveniente pena a tal peccato " (Buti).
Nell'ambivalenza del significato sembra, peraltro, anticipato il duplice esito dell'azione specificato subito dopo: .e il ‛ deviare ' del cammino (e vòlto a la man destra), e la nuova cura o ‛ tormento ' da cui la loro attenzione è attratta (ed eravamo attenti ad altra cura). Da notare che gli effetti di questa doppia tonalità semantica (tormento-deviazione) sono destinati a prolungarsi in seguito con accentuazione abbinata: da un lato con il ‛ tormento ' psicologico di D. turbato dalla ‛ pena ' del fuoco (vv. 112-114, 116-117) e dai pericoli di ‛ deviazione ' e di ‛ errore ' connessi al periglioso passaggio che lo coinvolge come personaggio (vv. 118-120, XXVI 1-3, XXVII 132) e, dall'altro, con la presente e obiettiva cura dei lussuriosi (XXV 137-138) nei quali è punita la deviazione del retto volere, che seguì l'appetito animale (XXVI 81-83) volgendo la ‛ caritas 'in libidine. Ancora, in Pg XXVII, tormento e temenza (vv. 21 e 31; cfr. i vv. 14-18) contribuiscono a qualificare l'ultima tortura anche come " ultima prova " richiesta a D. (tra Bëatrice e te è questo muro, v. 36) prima del ‛ retto ' ascendere al Paradiso terrestre (Dritta salia la via per entro 'l sasso, v. 64) e del definitivo ristabilirsi del dritto arbitrio (v. 140).
Da rilevare, infine, che la costruzione latineggiante del contesto (venuto... / s'era per noi, " ventum erat a nobis ") attrae ancor più il valore di t. verso quelli latini sopra accennati.