tracce e impronte
Indizi per i detective della natura
Chi studia gli animali ha imparato a ‘leggere’ come un detective i segni che essi lasciano negli ambienti dove vivono. Oltre alle impronte, vengono studiate tracce apparentemente insignificanti, come i resti dei loro pasti, le tane e gli escrementi. Per esempio, le borre dei rapaci forniscono addirittura una doppia informazione: sulla presenza dell’uccello che le ha prodotte e sulla fauna di piccoli Mammiferi che abitano i suoi territori di caccia
Nonostante ciò che si crede comunemente, la maggior parte degli animali non è facile da vedere. I documentari televisivi danno spesso un’impressione falsata della realtà: gli animali tendono a nascondersi, e le riprese non sono facili da realizzare come sembra a noi spettatori. Essere visti, infatti, spesso coincide con il pericolo di essere mangiati da altri animali o, viceversa, di restare a bocca asciutta. Inoltre molti animali vivono di notte, quando noi dormiamo ed è buio. È il caso della maggior parte dei Mammiferi, in particolare i Carnivori, i Roditori e gli Insettivori. Per questo chi studia questi animali si serve dei segni che essi lasciano negli ambienti dove vivono. Questi segni si chiamano tracce e, nel caso specifico dei segni lasciati sul terreno dalle zampe, impronte.
Attraverso le impronte si può stabilire quali animali frequentano un’area, ma anche come si muovono, quanti sono e, a volte, di quale età e sesso sono. Non a caso lo studio delle impronte fossili di molti Dinosauri ha permesso di stabilire che alcuni esemplari si spostavano in branchi, o con i piccoli al seguito, e anche di stabilirne il peso rilevando la profondità dell’impronta. Esiste addirittura una disciplina specifica, l’icnologia, che studia le impronte degli animali fossili per ricavarne informazioni sulle dimensioni, il comportamento e anche sull’ecologia.
Per quanto riguarda gli animali attuali possiamo facilmente distinguere l’impronta lasciata da un uccello, da una lucertola o da un mammifero. Nel primo caso troveremo sempre il segno di tre dita lunghe e affilate rivolte in avanti e, a volte, un dito rivolto indietro. E questo vale anche per i Dinosauri, che erano bipedi e non a caso hanno molte parentele con gli Uccelli. Se però ci troviamo vicino a uno specchio d’acqua sarà facile vedere anche il segno di una membrana tra le dita, indice del passaggio di un uccello acquatico, come per esempio un’anatra, un’oca, un cigno o un gabbiano.
Se l’impronta è costituita da cerchi più o meno arrotondati, allora siamo certi che a passare è stato un mammifero che cammina poggiando i polpastrelli. Può essere un carnivoro – un lupo (ma anche tutti i cani), una lince, un gatto selvatico – ma anche un mustelide, come il tasso, la faina, la martora, la lontra o la donnola e l’ermellino. Se invece le impronte sono piccole, le dita allungate e si aggiunge un chiaro segno delle unghie abbiamo scoperto un topo o un piccolo toporagno. Quando al centro di impronte a cinque dita vediamo una lunga striscia continua ne deduciamo che di lì è passata una lucertola, che ha lasciato, oltre al segno delle zampe, quello della coda. Le impronte più chiare si trovano dove il terreno è morbido, liscio e scoperto: nel fango, sulla sabbia o nella neve. Per questo molti censimenti si svolgono nel periodo invernale quando, per esempio dopo una nevicata, è molto facile individuare il passaggio di un branco di lupi.
Anche la disposizione delle impronte è fondamentale per distinguerne l’appartenenza a una determinata specie. Per esempio le impronte dello scoiattolo o di una lepre sulla neve sono facilmente distinguibili dalla disposizione delle zampe anteriori rispetto alle posteriori. Se invece vogliamo cogliere il passaggio di un cervo, di un daino, di un cinghiale o di un capriolo, bisognerà tenere conto del fatto che questi animali non poggiano i polpastrelli, bensì le robuste unghie di due dita, note come zoccoli. Lo stesso per il cavallo, che però di zoccolo ne ha uno solo.
Nei luoghi in cui sono assenti substrati su cui possono fissarsi le impronte, come per esempio il suolo di un bosco, spesso ricoperto di foglie ed erbe secche, ci sono altri segni che possono fornire informazioni importanti: soprattutto resti alimentari, escrementi e tane.
Spesso gli animali lasciano i resti del loro pasto, resti la cui forma è in relazione alle modalità di cattura e manipolazione del cibo. Per esempio, le pigne possono essere utilizzate e aperte in modo diverso da un picchio, da uno scoiattolo o da un ratto, così come i segni lasciati dai potenti denti incisivi su noci, nocciole e mandorle ci permettono di risalire al roditore che se ne è nutrito.
Gli escrementi dei Mammiferi rappresentano un’altra fonte preziosa di informazioni. Questi animali utilizzano infatti gli escrementi anche per marcare il loro territorio, deponendoli generalmente in luoghi ben visibili ed esposti. Così lungo il sentiero di un bosco è possibile ‘trovare’ lupi, volpi, donnole, tassi o faine, ma anche orsi, cervi, caprioli, daini o cinghiali. Addirittura, nel caso di alcune specie estremamente elusive, notturne e difficili da avvistare, il censimento viene effettuato proprio sulla base degli escrementi.
Accade con la lontra, un mustelide strettamente legato all’acqua e minacciato di estinzione, la cui presenza lungo i corsi d’acqua viene rilevata soprattutto grazie agli escrementi, che sono inconfondibili grazie al loro particolare e gradevole ‘profumo’.
Resti alimentari particolari sono rappresentati dai rigurgiti dei Rapaci, in particolare di quelli notturni, chiamati borre. Questi animali riposano durante il giorno in cavità o in case abbandonate e sotto i loro posatoi è possibile rinvenire pallette secche ricche di resti indigeribili delle loro prede – peli e ossa, tra cui molti crani. Le borre, la cui forma e dimensione permettono di stabilire quale specie le ha rigurgitate (allocco, barbagianni, civetta), rappresentano per questo anche un’importante fonte di informazioni sui piccoli Mammiferi che abitano una determinata area, soprattutto topi e toporagni. Anzi, spesso rappresentano il metodo più veloce ed economico per conoscere le faune di questi animali, altrimenti impossibili da avvistare o identificare attraverso escrementi o tane.
Anche i nidi di alcuni Uccelli permettono spesso di risalire alle specie che li hanno costruiti: i picchi depongono le uova in buchi ricavati nei tronchi degli alberi, il pendolino costruisce botticelle appese ai rami dei salici. Quanto detto vale anche per i Mammiferi della famiglia dei Gliridi, come il moscardino, che costruiscono nidi di forma sferica sugli alberi.
Altri segni da interpretare sono gli aculei lasciati dall’istrice, o le tane a più entrate tipiche del tasso, dell’istrice o della volpe. Anche i tronchi degli alberi possono essere ‘letti’ alla ricerca di segnali. Un esempio sono i tronchi rosicati dai castori per costruire le loro dighe e tane, ma anche i graffi lasciati dalle unghie di un orso mentre si arrampica alla ricerca di favi ricchi di miele, o i segni dei denti dei cervi che spesso, durante l’inverno, usano la corteccia come fonte alimentare alternativa all’erba coperta dalla neve.
Non dimentichiamo che praticamente tutti gli animali lasciano tracce, non solo i Vertebrati: pensiamo alle foglie tagliate, sbocconcellate, accartocciate o percorse da sottili ghirigori trasparenti che consentono di stabilire la presenza di alcune specie di Artropodi.