TRANSILVANIA e BANATO
Regioni dell'Europa centroorientale. La T. (ungherese Erdély; ted. Siebenbürgen) fa parte della Romania ed è situata all'interno dell'arco carpatico, costituita essenzialmente dal bacino di T. e chiusa a N, a E e a S dal grande arco montuoso carpatico; fanno parte della T. anche i rilievi che dividono a O il bacino stesso dal bassopiano ungherese. Il Banato, attualmente ripartito tra Ungheria, Romania e Iugoslavia, è posto tra il Mureş a N e il Danubio a S, dal basso Tibisco si estende verso E fino alle Alpi Transilvaniche; la parte occidentale è compresa nella Voivodina (territorio autonomo dipendente dalla Serbia), la parte orientale rientra in territorio rumeno.Le caratteristiche del territorio transilvano hanno consentito l'esistenza di terrae quali quelle di Făgăras, Borşa, Maramureş, Hatęg, Lăpuş, dove si conservarono elementi di vita politica e religiosa di tipo ortodosso in epoca successiva al sec. 11°, quando la Corona ungherese conquistò la provincia. Nei secc. 11°-12° vi vennero trasferiti guerrieri székely ('siculi'), coloni tedeschi (detti sassoni) provenienti dalle Fiandre e dalla Germania occidentale e cavalieri dell'Ordine teutonico. Provincia del regno ungherese retta da un voivoda, la T. divenne, dopo la battaglia di Mohács (1526), un principato autonomo sotto sovranità turca. Quasi analoga fu l'evoluzione storica della vicina provincia del Banato, che intrattenne nel sec. 10° rapporti con gli ambienti balcanico-bizantini prima di passare al regno ungherese subito dopo il 1000, sino alla conquista turca della metà circa del 16° secolo.A causa della decadenza delle città romane - conseguente all'abbandono della provincia da parte dell'imperatore Aureliano (270-275) - l'arte classica scomparve completamente, mentre nell'artigianato urbano, fortemente ruralizzato, si imposero le nuove forme artistiche dell'arte barbarica germanica, con tendenze zoomorfe e policrome, rispondenti al gusto delle tribù ostrogote e gepide insediatesi in Transilvania. Quest'arte barbarica, sviluppatasi intorno al 400, è conosciuta, oltre che per altri manufatti, attraverso medaglioni del sec. 4° recanti effigi di imperatori romani, fibule e diversi oggetti preziosi prodotti dalle botteghe del Ponto settentrionale, e provenienti da due tesori scoperti in tempi diversi, nel 1797 e nel 1889, a Şimleul Silvaniei (Budapest, Magyar Nemzeti Múz.; Vienna, Kunsthistoriches Mus.).Un altro tesoro, rinvenuto in due riprese nel 1889 e nel 1968-1969 ad Apahida (v.; Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României) e contenente oggetti di provenienza balcanica o costantinopolitana, faceva parte di una tomba principesca gepida: si tratta di due brocche in argento di tradizione classica decorate con motivi mitologici greco-romani, di un anello recante il nome del principe Omharus, di gioielli realizzati con la tecnica cloisonnée che servivano come ornamento di abiti, armi e bardature; essi presentano affinità con il famoso tesoro della tomba di Childerico a Tournai (già a Parigi, BN, Cab. Méd.) e sono databili agli anni 475-500.Dallo stesso ambito culturale provengono i gioielli di un'altra tomba principesca scoperta nel 1963 a Someşeni (Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României), caratterizzati da elementi cristiani romano-bizantini, e le fibbie di cintura in argento di Fundătura e di Cipău (Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României), dalla decorazione aviforme simile a quella delle fibule slave di T., datate verso il 600, e con affinità riscontrabili in manufatti della Crimea e dell'Ungheria.La produzione di tipo orientale delle steppe, contraddistinta nei secc. 6°-8° dall'influsso avaro e degli ambienti slavoavari e, nei secc. 9°-10°, da quello magiaro, è rappresentata da resti di abiti e di bardature in bronzo e, raramente, in argento, con decorazioni a motivi vegetali e zoomorfi (grifi) che indicano, forse, l'appartenenza a un clan o, piuttosto, una moda; oggetti di questo genere sono stati rinvenuti a Feleac, Dumbrăveni, Teiuş, Gâmbaş, Aiud, Câmpia-Turzii, Nuşfalău, Someşeni, Cluj-Napoca.Il grande tesoro di Nagyszentmiklós (v.; rumeno Sînnicolau Mare), scoperto nel 1799 (Vienna, Kunsthistorisches Mus., Schatzkammer), manifesta l'eclettismo stilistico del sec. 10°, recante il segno delle botteghe balcaniche, caucasiche e locali, con forme e motivi greco-romani, islamici e bizantini presenti nei ventitré vasi d'oro di probabile uso rituale (essi recano infatti fra l'altro iscrizioni in alfabeto greco a carattere liturgico). In rapporto diretto con questo tesoro sono i monumenti ortodossi e cattolici della T. a cavallo tra il sec. 10° e l'11°; a Cenad (Morisena urbs) - dove regnarono verso il 900 il sud-danubiano Glad e un secolo dopo il 'duca' di origine turanica Ahtoum, battezzato a Vidin, in Bulgaria, da monaci della Chiesa orientale - l'esistenza (attestata dalle fonti più che dall'archeologia) intorno all'anno Mille di due monasteri è prova del clima culturale eclettico dell'epoca: dedicati l'uno a s. Giovanni Battista e l'altro a s. Giorgio, essi erano abitati da monaci orientali e dai Benedettini del vescovo veneziano Gerardo, della famiglia Sagredo (m. nel 1046), sepolto nella chiesa romano-cattolica di Cenad e il cui sarcofago, decorato da una croce bizantina, è ancora in loco. L'influenza bizantina si esercitò in misura significativa solo nei secc. 10°-12°, quando si estese la conquista ungherese.Al sec. 10° risale la rotonda di Alba Iulia (v.), le cui vestigia si trovano sotto la cattedrale romanica e che presenta una struttura muraria di tipo bizantino, mentre appartiene alla prima metà del sec. 12° la chiesa con terminazione rettangolare di Streisângeorgiu, attribuita a una comunità ortodossa rumena; della stessa epoca sono alcuni gioielli bizantini come il diadema di Streza-Cârţişoara (Bucarest, Muz. Naţional de Istorie al României) e l'amuleto di Sălacea (Oradea, Muz. Tărü Crişurilor). Alba Iulia fu sede, al più tardi all'inizio del sec. 13°, dell'arcivescovado di T., cui apparteneva la basilica scoperta dagli scavi (Alba Iulia I B), luogo di culto dalla seconda metà del sec. 11° alla distruzione mongola del 1241-1242; il monumento era ornato da un timpano, conservatosi, recante una Maiestas Domini che presenta analogie stilistiche con opere alsaziane del 1100 circa. Risalgono al sec. 12° le vestigia della basilica in laterizio, con capitelli cubici e mensole, eretta a Igriş dai Cistercensi (1179).L'architettura del sec. 13° è rappresentata da diversi monumenti costruiti prima e, principalmente, dopo il 1241. Va in primis menzionata la cattedrale dedicata a s. Michele ad Alba Iulia: si tratta di una basilica romanica - esempio alquanto isolato e stilisticamente eclettico che non ebbe seguito in T. - eretta a partire dal 1246 dal vescovo Gallus, la cui costruzione si prolungò con interruzioni sino al 1291; per quest'opera è menzionato il lapicida lorenese Jean de Saint-Dié. Nelle forme romaniche e nella presenza di primi elementi gotici, la cattedrale di Alba Iulia mostra analogie con l'architettura religiosa di centri diversi, da Klosterneuburg a Worms, mentre le contemporanee basiliche transilvane, dalle forme più semplici - come la cappella di Cisnădioara, del 1223, le chiese in pietra e laterizio di Acâş, Sânnicolau de Beiuş, Herina (tra il 1225 e il 1260), le chiese di Garbova, Drăuşeni, Hărman (sino al 1290 ca.) -, presentano somiglianze con edifici di una più vasta area che si estende dalla patria d'origine dei coloni tedeschi (Reno inferiore, Mosa) sino all'Austria e all'Ungheria. Durante la stessa epoca si manifestò negli ambienti ortodossi rumeni una predilezione per la tipologia della chiesa 'a sala' con terminazione rettilinea (Sântămăria-Orlea; Strei, tra il 1270 e il 1300) oppure per costruzioni a pianta centrale di tipo bizantino, come per es. Densuş, con impianto a croce greca, e Gurasada, quadriloba, della fine del 13° secolo. Gli inizi del Gotico transilvano vanno rintracciati nel cantiere dell'abbazia cistercense di Cîrţa, dove si conservano i resti di una basilica dotata di transetto, documentata nel 1202 ma riedificata alcune decine di anni più tardi, dopo l'invasione dei Tartari, nello stile del Gotico maturo, diffuso sia nel Sud della regione (chiesa fortificata di Prejmer) sia nel Nord (Bistriţa) e coesistente con forme romaniche attardate.La diffusione del Gotico si ebbe principalmente per il tramite delle cattedrali delle nuove civitates create dalla dinastia angioina (1308-1382); si tratta, nella maggior parte dei casi, di chiese 'a sala' di morfologia centroeuropea, esemplate sul modello delle cattedrali di Praga e di Vienna; tra queste, la cattedrale di Oradea (post 1342), scomparsa, e la chiesa dedicata alla Vergine a Sibiu, edificata in diverse riprese tra la metà del sec. 14° e la fine del successivo. La basilica di S. Michele a Cluj (dopo il 1349) è coperta da volte stellate e caratterizzata da una ricchissima decorazione scultorea nei portali; da questa città provenivano peraltro i due scultori, Martin e George, autori della statua equestre di S. Giorgio del castello della capitale imperiale Praga (Praga, Národní Gal.). Nella chiesa di Sebeş (prima del 1382) un coro gotico venne inserito in una basilica romanica e decorato all'esterno con statue e rilievi i cui riferimenti arrivano fino a Norimberga. La parrocchiale dedicata alla Vergine a Braşov, la c.d. chiesa Nera (conosciuta sotto tale nome dopo l'incendio del 1689), fu costruita dopo il 1377-1381, con rifacimenti intorno alla metà del secolo successivo; la chiesa detta della Collina a Sighişoara, eretta tra la metà del sec. 14° e la fine del successivo, ha un aspetto di fortezza, mentre la chiesa dedicata a s. Margherita di Antiochia a Mediaş venne edificata in più riprese tra la seconda metà del Trecento e l'ultimo quarto del 15° secolo. Il panorama artistico è completato dalle fortificazioni urbane di Sibiu e di Cluj e dalla fortezza feudale di Bran (1377-1378).La pittura murale dei secc. 14° e 15° comprende una quindicina di complessi realizzati nel segno di una sintesi stilistica tra un Gotico provinciale con aperture verso l'arte italiana - grazie soprattutto ai rapporti degli Angioini di Ungheria con la Penisola - e un Gotico internazionale non esente dall'influsso dell'arte austriaca; dall'Austria giunse per es. a Sibiu, dopo il 1400, uno scultore come Peter Lantregen.Alcuni cicli presentano un'iconografia connessa al clima delle ultime crociate, con una predilezione per il tema iconografico della leggenda di s. Ladislao re d'Ungheria o allusioni alla lotta contro i Turchi; tra di essi si segnalano, in ambiente cattolico, quelli di Homorod, Ghelinţa, Mugeni, Drăuşeni, Vlaha, Sânpetru, Sântana de Mureş, Sic, Dârjiu (1419, maestro Paulus filius Stephani de Ungaria) e, il più importante, Mălâncrav, realizzato in due riprese, intorno al 1350 e prima del 1404; in ambiente rumeno ortodosso si possono citare, in fondazioni dei knez (ovvero dei principi sovrani), quelle di Sântămăria-Orlea, Streisângeorgiu (1313-1314, maestro Teofilo), Strei, Rămeţ (1377, maestro Mihu), Crişcior, Leşnic, Densuş (1443, maestro Stefano), fortemente influenzate dall'arte bizantina.
Bibl.: V. Vătăşianu, Istoria artei feudale în ţările române [La storia dell'arte feudale nelle terre rumene], I, Bucureşti 1959; R. Theodorescu, Un mileniu de artă la Dunărea de Jos (400-1400) [Un millennio di arte nel Danubio inferiore (400-1400)], Bucureşti 1976; V. Drăgut, Arta gotică în România [L'arte gotica in Romania], Bucureşti 1979; M. Porumb, Dicţionar de pictură veche românească din Transilvania, sec. XIII-XVIII [Dizionario della pittura antica rumena della T., secc. 13°-18°], Bucureşti 1998.R. Theodorescu