TRASEA Peto (P. Clodius Thrasea Paetus)
Uomo politico romano di età imperiale. Nato a Padova, per quanto appartenente all'opposizione stoica e genero dei celebri Cecina Peto e Arria, di cui aveva sposato la figlia Arria, fu console suffetto nel 56 d. C., e quindecemviro sacris faciundis. Attivo in senato, dimostrò per la prima volta clamorosamente i suoi sentimenti nel 59 ritirandosi dalla seduta in cui fu annunziata l'uccisione di Agrippina. Nel 62 si oppose a una condanna a morte per lesa maestà. Nel 63 Tr. si astenne dal senato. Forse allora egli aveva già scritto, a imitazione di Munazio Rufo, una vita panegirica di Catone Uticense (fonte di Plutarco) in polemica con Cesare: nella sua casa erano festeggiati i giorni natali dei due Bruti e di Cassio. Tra i più intimi di questa cerchia era il poeta Persio, che lo accompagnò in un viaggio, da Tr. poi poeticamente descritto. Fu anche in relazione col poeta tragico Pomponio Secondo. Ma ancora nel 66, dopo essere stato una seconda volta respinto da Nerone in occasione dell'incoronazione di Tiridate di Armenia, cercò di giustificarsi presso l'imperatore. Il quale rispose facendolo accusare in senato da Capitone Cossutiano ed Eprio Marcello. Condannato a scegliersi la morte, si aprì le vene, invitando a libare a Giove Liberatore.
Il marito della figlia Fannia, Aruleno Rustico, ne scrisse un elogio, che si ritrova (come fonte indiretta probabilmente) nel racconto di Tacito.
L'opera di Trasea non è arrivata a noi. I cosiddetti Vitae Catonis fragmenta Marburgensia, che il Nissen pubblicò nel 1875 attribuendoli in parte a Trasea, sono invece la traduzione latina della vita plutarchea di Catone fatta da Lapo da Castiglionchio il Giovane, umanista del secolo XV.
Bibl.: Testi in Kunnert, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 99 segg. V. anche nerone.