Versailles, Trattato di
Sottoscritto il 28 giugno 1919 dalla Germania sconfitta e dalle potenze vincitrici, il primo – e più importante – dei trattati che misero fine alla . La Germania dovette cedere alla Francia l’Alsazia-Lorena e, temporaneamente, la Saar (➔ Saarland); al Belgio andarono i distretti di Eupen e di Malmédy; alla Danimarca, lo Schleswig settentr.; alla Polonia, l’Alta Slesia, la Posnania e il «corridoio polacco»; Danzica fu costituita in città-Stato libera sotto la protezione della Società delle nazioni; alla Lituania fu assegnato il territorio di Memel; tutti i fiumi tedeschi furono internazionalizzati; la riva sinistra del Reno, con le tre teste di ponte di Colonia, Coblenza, Magonza, sarebbe stata soggetta a occupazione per 15 anni; inoltre, la Germania perse tutti i possedimenti coloniali, che andarono a Francia, Gran Bretagna e Giappone. La Germania si impegnò al pagamento delle riparazioni, di cui non fu fissato l’ammontare; il suo esercito fu ridotto a 100.000 uomini, con una flotta di 108.000 t, senza armi pesanti né aviazione. La prima parte del Trattato conteneva lo statuto della Società delle nazioni (artt. 1-26). La polemica contro il Trattato di V. fu portata avanti da gruppi della destra estremista, soprattutto in Germania, e fu poi ripresa dalla propaganda delle potenze «revisionistiche», che intendevano modificarne più o meno sensibilmente le clausole e gli effetti, come la Germania, l’Ungheria e l’Italia.