Triathlon
Il termine triathlon apparve per la prima volta nella Newsletter del San Diego Track Club nel 1974, ma la nascita dello sport viene collocata nel 1977, a seguito di una scommessa tra militari statunitensi su una spiaggia di Honolulu, nelle Hawaii. Discutendo su quale fosse la gara più dura dal punto di vista della resistenza, se la Waikiki Rough Water Swim (3,8 km a nuoto), la 112-Mile Bike Race around Oahu (180 km in bicicletta) o la Honolulu Marathon di corsa (42,195 km), il comandante della Marina statunitense John Collins suggerì di combinare le tre prove in un'unica gara, che fu così all'origine di questo sport. Alla prima edizione vi furono quattordici partecipanti e il primo vincitore fu Gordon Haller.
Nell'ultimo ventennio si è moltiplicato il numero dei praticanti, delle squadre, delle gare e dei paesi che promuovono il triathlon, così come si sono diversificate le distanze rendendo questo sport propedeutico ad altre attività e accessibile a tutti, oltre che altamente spettacolare e aggregante.
La prima edizione dei Campionati del Mondo di triathlon sulla distanza olimpica si è tenuta ad Avignone nel 1989. Proprio in vista di tale manifestazione fu istituita l'International Triathlon Union (ITU), che raccoglie oggi 115 nazioni, a capo della quale fu eletto il canadese Les McDonald. Per quanto riguarda il movimento a livello europeo, la prima manifestazione continentale si ebbe nello stesso 1989 a Cascais, in Portogallo, mentre la European Triathlon Union (ETU) era stata fondata nel 1984.
Una lenta ma costante evoluzione ha permesso infine che si approdasse all'inserimento del triathlon nei programmi olimpici di Sydney 2000, deciso durante la sessione del CIO tenutasi nel settembre 1994 a Parigi, proprio in occasione del centenario del Comitato.
La prima gara di triathlon in Italia fu disputata nel 1984 a Ostia (Roma), sulla cosiddetta distanza olimpica (1,5 km di nuoto, 40 km di ciclismo, 10 km di corsa). Dopo un anno di transizione, il 1985, che ha visto la disputa di sole 7 gare, si costituì l'Associazione italiana triathlon (AIT) e nel 1986 si svolsero 17 gare e furono tesserati 700 atleti.
Nel 1988 il triathlon fu ufficialmente riconosciuto dal CONI e divenne disciplina associata alla Federazione italiana pentathlon moderno. Nel 1989 si tenne la prima edizione dei Campionati italiani di triathlon olimpico a Bardolino e nello stesso anno la prima assemblea ordinaria elettiva cambiò la denominazione dell'AIT in Federazione italiana triathlon (FITRI). Il 19 dicembre 1998 la FITRI divenne associata direttamente al CONI e nel dicembre 2000 fu riconosciuta come Federazione sportiva nazionale.
Il 25 ottobre 2001 la Prefettura di Roma ha riconosciuto alla FITRI personalità giuridica a tutti gli effetti, e il successivo 13 novembre per la prima volta la Federazione, rappresentata dal suo presidente 'storico' Marco Sbernadori, ha partecipato ufficialmente alla riunione del consiglio nazionale del CONI.
Dal 10 luglio 1984 al 28 gennaio 1989 il presidente dell'AIT è stato Sbernadori, che ne era il fondatore e che aveva introdotto il triathlon in Italia; dal 28 gennaio 1989 al 30 gennaio 1993 è stato Camillo Cametti a presiedere la FITRI; dal 30 gennaio 1993 al 13 marzo 2005 la presidenza è stata nuovamente affidata a Sbernadori; dopo il volontario ritiro di quest'ultimo, dal 14 marzo 2005 il presidente è Emilio Di Toro.
Il triathlon riunisce tre discipline, singolarmente molto diffuse (nuoto, ciclismo e corsa a piedi), in un'unica prova senza soluzione di continuità. I concorrenti devono passare da una frazione di gara (disciplina) all'altra dimostrando ottime caratteristiche atletiche, quali forza e resistenza, ma anche buone capacità di coordinamento necessarie a esprimere durante il loro sforzo gestualità sportive completamente differenti tra loro.
Il triathlon 'classico', quello cosiddetto olimpico, le cui distanze sono accettate nei programmi delle Olimpiadi, si disputa sui 1500 m a nuoto, sui 40 km in bicicletta e sui 10 km di corsa.
Numerose, tuttavia, sono le varianti delle distanze del triathlon, a seconda dell'età e delle caratteristiche tecniche: il triathlon super lungo prevede 3,8 km a nuoto, 180 km in bicicletta e 42,195 km di corsa; il lungo contempla rispettivamente 4 km, 120 km e 30 km; il medio 2,5 km, 80 km e 20 km. La versione sprint del triathlon è invece articolata in 750 m di nuoto, 20 km di ciclismo e 5 km di corsa; la sprint con mountain bike si differenzia dalla precedente per i soli 12 km da percorrere nella frazione ciclistica; la versione super sprint prevede 400 m a nuoto, 10 km in bicicletta e 2,5 km di corsa. Esistono inoltre il minitriathlon (200 m di nuoto, 6 km di ciclismo, 1,5 km di corsa) e il triathlon kids, a sua volta diviso nelle versioni ragazzi (200 m, 6 km, 1,5 km) ed esordienti (100 m, 4 km, 1 km).
Oltre al triathlon tradizionale, la FITRI comprende anche altre discipline, come il duathlon (corsa, bicicletta, corsa), l'aquathlon (corsa, nuoto, corsa) e il winter triathlon (corsa, mountain bike, sci di fondo), nate come attività propedeutiche o di allenamento stagionale al triathlon, ma che per la loro diffusione e il consenso incontrato sono divenute vere e proprie discipline sportive, regolamentate con propri campionati nazionali, internazionali, europei e mondiali.
Nel duathlon l'atleta esegue una prova di corsa di 10 km, una di ciclismo di 40 km e un'altra di corsa di 5 km, senza interruzione. Anche in questo caso esistono varie categorie, identificate dalle diverse distanze da percorrere. Nell'aquathlon 'classico' l'atleta copre una prova di corsa di 2,5 km, una di nuoto di 1 km e una seconda di corsa di 2,5 km, senza interruzione. Nel winter triathlon 'classico' l'atleta esegue una prova di corsa di 8 km, una di ciclismo di 15 km e una di sci di fondo di 10 km, senza interruzione.
Non c'è limite di età per iniziare questo sport; l'importante è avvicinarsi gradualmente alle differenti discipline che lo compongono. Esistono perciò diverse categorie e distanze da percorrere: cuccioli, esordienti, ragazzi, cadetti, allievi, junior, under 23, senior (da 1 a 4), master (da 1 a 8). Il triathlon è una disciplina entusiasmante per la sua peculiarità di sport all'aria aperta, a stretto contatto con la natura.
Entrando nel panorama olimpico, e quindi sotto precisi criteri di qualificazione, l'epoca dell'eroe solitario ha dovuto presto lasciare spazio a squadre di atleti nazionali che, pur non rinunciando alla loro forte individualità, hanno saputo e dovuto convivere con ambienti e requisiti tecnici e agonistici più vicini a quelli degli sport tradizionali. La maggior parte degli atleti viene allenata, o per lo meno seguita in fase di programmazione dell'allenamento, da tecnici specializzati nella triplice disciplina o comunque capaci, insieme a una serie di collaboratori esperti delle singole specialità, di coordinare il lavoro degli atleti stessi. È un indice di sviluppo significativo se si considera che fino a poco tempo fa (in alcuni casi ancora oggi) gli atleti coordinavano e gestivano il lavoro esclusivamente sulla base delle loro singole esperienze. Oggi la preparazione richiesta per questo sport è notevole, ma ciò non toglie che il triathlon possa essere praticato da tutti. È uno sport complesso dal punto di vista tecnico, ma la relativa semplicità delle tre discipline che lo compongono lo rende accessibile e divertente.
Nel triathlon l'abilità di gestirsi, il coraggio, l'intelligenza tattica, la preparazione atletica e la capacità di proiettarsi oltre la fatica e il dolore concorrono in uguale misura a determinare la prestazione e il risultato finale.
Sullo stesso percorso si svolge sia la competizione maschile sia quella femminile. Le partenze degli uomini e delle donne devono essere separate nel tempo e avvenire in una zona ben delimitata, individuata in modo che i concorrenti raggiungano immediatamente l'acqua.
Il percorso di nuoto è in acque libere, con profondità mai inferiore a un metro. L'uso della muta è permesso se la temperatura è inferiore a 21 °C (fino al- le distanze previste dal triathlon olimpico) o a 24 °C (se le distanze sono superiori a quelle del triathlon olimpico). Qualora la temperatura risulti inferiore ai 16 °C l'uso della muta è obbligatorio, mentre se risulta inferiore ai 13 °C la prova di nuoto dovrà essere annullata.
Le aree di transizione (i cambi nuoto-ciclismo-corsa sono fasi della gara) prevedono spazi appositi di accesso riservato esclusivamente agli atleti e ai giudici, con vie d'entrata e di uscita dove si posizionano biciclette ed equipaggiamento tecnico (scarpe, muta ecc.) che deve essere cambiato nelle differenti frazioni di gara.
Il percorso di ciclismo si svolge su strade asfaltate con direzione segnalata e personale di servizio agli incroci. La scia è permessa in tutte le gare solo tra atleti dello stesso sesso. Non sono ammessi manubri del tipo 'a corna di bue' o definiti aerodinamici. Le appendici devono essere chiuse frontalmente e avere un ingombro massimo di 180 mm di profondità.
La frazione di corsa è effettuata possibilmente su terreno chiuso al traffico, segnalata e con personale agli incroci.
Il triathlon si configura pertanto come una disciplina di resistenza, con peculiari caratteri di variabilità costitutiva (successione delle tre discipline), situazionale (acque libere, percorsi, ambienti ecc.), climatico-ambientale (vento, temperatura dell'acqua, umidità ecc.).
Le strategie e le tecniche di gara vengono definite in base alla conoscenza della condizione dell'atleta, alle connotazioni del percorso in cui gareggia, alle caratteristiche degli avversari.
Nel periodo che precede la gara diminuisce l'allenamento quantitativo e qualitativo. Il luogo dove avverrà la gara va raggiunto possibilmente un giorno prima, in modo da poter provare il percorso ciclistico, quello in acqua e quello podistico.
È opportuno preparare accuratamente tutto il materiale utile per la competizione, come le spille, la vaselina da mettere all'interno delle scarpe da corsa per favorirne una rapida calzata, gli occhialini, il pettorale e quant'altro risulti utile allo svolgimento della gara.
Si deve controllare il proprio posto nella zona cambio, in modo da visualizzarlo e individuarlo poi rapidamente quando si esce dall'acqua affaticati. Inoltre va esaminato il funzionamento del mezzo meccanico e degli strumenti a disposizione. Bisogna conoscere con esattezza le modalità di entrata e di uscita dalla zona cambio.
Circa 50 minuti prima della gara sarebbe opportuno effettuare un riscaldamento in bicicletta per 15-20 minuti, facendolo seguire da un'intensa seduta di stretching e da qualche passo di corsa (oppure da qualche bracciata in acqua), e quindi avviarsi alla zona di partenza per il briefing, nel quale, dopo la 'spunta' del numero per l'ingresso, il giudice di gara spiegherà il percorso della frazione di nuoto con l'indicazione delle boe da seguire.
La partenza è un momento molto importante per garantirsi la vittoria finale, avendo la gara una durata complessiva di soli 55-60 minuti. È quindi necessario partire subito a velocità elevata e sarà perciò fondamentale la fase di riscaldamento, curata nei minimi particolari.
Nella fase di allenamento per il nuoto il lavoro deve essere concentrato sul miglioramento della tecnica di nuotata a stile libero, sull'incremento della velocità di soglia anaerobica e della potenza aerobica. Occorre innanzitutto avere a disposizione una base aerobica notevole, costruita sia sul lavoro generico collegato alle altre discipline sia su allenamenti mirati allo sviluppo dell'economia del gesto tecnico. Nella gara è importante stabilire anticipatamente la giusta traiettoria, controllando il numero e la disposizione delle boe. Spesso i migliori fanno da 'apriacqua', e sarà pertanto possibile avvantaggiarsi nuotando nella loro scia. La velocità della frazione di nuoto deve essere elevata in funzione delle proprie capacità, ma non massimale, per poter affrontare al meglio la frazione successiva.
Nel triathlon olimpico la frazione di ciclismo ha una notevole valenza e le sue caratteristiche si avvicinano sempre più a quelle del ciclismo classico su strada. Il percorso ciclistico è quello suscettibile di maggiore evoluzione dal punto di vista tattico, per la possibile formazione di gruppi, scie e fughe. Bisogna inoltre considerare che si arriva alla frazione ciclistica dopo una gara di nuoto e che già nelle primissime fasi si decide la formazione di gruppi di atleti. Ciascuno di essi dovrà perciò cercare di uscire dall'acqua restando nel gruppo, per non rimanere attardato nel cambio e perdere quindi la scia degli altri atleti. Lo svolgimento tattico è influenzato dalla gestione delle energie, e l'affaticamento muscolare distrettuale deve prevedere lo sforzo successivo: a tale scopo gli atleti, nei tratti pianeggianti, si avvicendano alla guida del gruppo. Con la 'liberalizzazione delle scie' (che permette di sfruttare la minore resistenza dell'aria ponendosi dietro un altro concorrente, del quale di fatto si utilizza il lavoro) è importante avere un controllo adeguato della bicicletta. Questa abilità viene acquisita con esercitazioni specifiche da svolgere individualmente o in gruppo.
Per ciò che riguarda la preparazione per la corsa bisogna considerare che, data la distanza da coprire in gara, essa si avvicina molto a quella di un mezzofondista. Oltre a disporre di una notevole base aerobica, che si concretizza nella capacità di correre per un buon numero di chilometri con relativo affaticamento, è necessario introdurre anche allenamenti ripetuti e abbastanza intensi che stimolino il meccanismo lattacido (tra i meccanismi dell'utilizzo dell'energia è quello che consente una buona potenza ma attacca il muscolo nel giro di pochi minuti).
Nel triathlon sulla distanza olimpica, e a maggior ragione sulla distanza sprint, l'allenamento per la frazione podistica è stato modificato in modo radicale grazie all'introduzione della scia nella frazione ciclistica, che ha portato a un livellamento dei valori e ha obbligato atleti e tecnici a impostare programmi di allenamento che tengano conto del lavoro e del conseguente affaticamento legati, in gara, alle frazioni di nuoto e bicicletta appena effettuate. La corsa a piedi rappresenta la fase decisiva della competizione, e solo chi sarà stato capace di distribuire correttamente lo sforzo nelle varie fasi della gara potrà percorrere gli ultimi chilometri alla velocità necessaria per ottenere la vittoria. In queste circostanze, ossia nel momento in cui le energie e la lucidità possono ridursi notevolmente, emergono il carattere del praticante di triathlon e la sua perseveranza.
A differenza delle gare, che si svolgono tutte all'aria aperta, gli allenamenti necessitano anche degli impianti: piscina per il nuoto, strada o circuito ben delimitati (come il velodromo o la pista ciclabile) per il ciclismo e, infine, campo di atletica leggera per la corsa.
Naturalmente, ciclismo e corsa possono essere effettuati anche in assenza di impianti, ma sarebbe opportuno che soprattutto l'allenamento giovanile avesse luogo in impianti specifici, in modo da poter meglio seguire i ragazzi durante il suo svolgimento.
L'abbigliamento per il nuoto è il costume per le donne e il top da triathlon per gli uomini, cioè una canottiera molto aderente in aggiunta al costume. Non devono mancare gli occhialini, strumento fondamentale nelle acque libere, e la cuffia. Quando poi la temperatura scende sotto i 21 °C (triathlon olimpico) è possibile utilizzare la muta da triathlon, che a differenza di quella da sub consente di nuotare agevolmente e può essere indossata e tolta con facilità, dato il suo spessore di 5 mm.
Nella frazione ciclistica è da evitare l'abbigliamento classico da ciclista, mentre va utilizzato il minimo indispensabile per effettuare rapidamente il cambio: casco da ciclismo omologato, scarpe da bicicletta, occhiali facoltativi. Per velocizzare il cambio i migliori atleti lasciano le scarpe a sgancio rapido agganciate ai pedali e, infilando solo il casco, montano in bicicletta pedalando inizialmente sopra le scarpe per poi calzarle dopo alcuni metri. Al rientro in zona cambio la manovra viene ripetuta in senso inverso.
Per l'ultima frazione l'unico equipaggiamento indispensabile è costituito dalle scarpe da corsa. Per rendere più rapida la calzata vengono utilizzati i 'tiralacci' oppure lacci elasticizzati, in modo da limitare al minimo il tempo di cambio.
In generale l'abbigliamento per il triathlon deve possedere essenzialmente due caratteristiche: traspirabilità e isolamento termico, per poter rimanere asciutti anche dopo molte ore di intensa attività fisica e mantenere una temperatura corporea ideale per l'esercizio sportivo.