TUNISI
(gr. ΤύνηϚ; lat. Tynes, Thynus, Thunus; arabo Tūnus, Tūnis)
Capitale della Tunisia, sorge sull'istmo che separa la parte più interna del golfo omonimo dallo stagno salato di Sejūmī.
Fondata prima del sec. 4° a.C., T. fu strettamente legata e subordinata per alcuni secoli alle vicende di Cartagine; centro minore in epoca romana e bizantina, vide cambiare il suo ruolo in seguito alla conquista musulmana, alla fine del 7° secolo. Dotata di un porto e di un arsenale fin dai primi tempi della conquista islamica, T. trasse molti vantaggi dalla definitiva decadenza di Cartagine, di cui ereditò probabilmente una parte della popolazione, e cominciò da allora a configurarsi come uno dei più importanti centri urbani della regione. Nel corso del sec. 8° vi furono costruite una prima Grande moschea e una cinta muraria per la difesa contro i Bizantini. Durante il secolo successivo la città vide la distruzione e la ricostruzione delle sue mura, nonché il rifacimento e l'ampliamento della Grande moschea. Il suo sviluppo fu senza dubbio favorito dall'espansione musulmana in Sicilia a partire dall'827, e a cavallo dei secc. 9° e 10° fu per qualche anno la residenza principale degli emiri aghlabidi e la capitale dei territori che ricadevano sotto la loro giurisdizione.Dopo un periodo di decadenza che fece seguito al saccheggio e all'occupazione kharijita (944-947), la prosperità e i commerci ripresero. All'inizio del sec. 11°, al-Bakrī descrive il circuito delle mura di T., lungo 24.000 cubiti, ed enumera le sue cinque porte e gli edifici principali. Tra le sue manifatture sono vantate soprattutto le terrecotte e sono descritte come notevoli le ricchezze agricole dei giardini che la circondano: T. appare allora una delle più illustri e ricche città dell'Ifrīqiya.Con l'arrivo dall'Oriente delle tribù arabe nomadi, alla metà del sec. 11°, la struttura socio-economica della città e del suo territorio venne modificata: al-Idrīsī descrive un'epoca di insicurezza, in cui la città divenne un rifugio per gli abitanti dei dintorni, con orti e giardini posti all'interno delle mura. Fu forse per l'afflusso di contadini dalle campagne occupate dai nomadi che si formarono in quest'epoca i primi sobborghi intorno alla madīna ('la città murata'). L'insicurezza dei percorsi terrestri determinò lo sviluppo dei traffici marittimi; la presenza delle navi e dei mercanti italiani si fece più frequente sulle coste maghrebine in quel periodo: i Pisani, in seguito a un trattato di commercio, ebbero per primi, nel sec. 12°, un fondaco nella città; più tardi, vicino al Bāb al-Baḥr ('la porta del Mare') - da cui si accedeva all'arsenale e al porto -, cominciò a formarsi un quartiere franco, abitato da commercianti cristiani. La comunità urbana contava allora negli ebrei un altro elemento importante per le manifatture e i commerci: resa più numerosa con l'arrivo dei profughi di Kairouan, saccheggiata dai beduini Banū Hilāl, la comunità ebraica fu perseguitata durante il dominio almohade (1160-1229), per ritrovare più tardi, sotto gli Hafsidi, condizioni di sicurezza e libertà che ne favorirono lo sviluppo.Con gli Almohadi - che ne fecero la sede di un governo provinciale, costruendovi in posizione eminente una qaṣaba ('fortezza'), separata dalla madīna da una muraglia - T. si avviò a divenire la capitale dell'Ifrīqiya. Nel 1229, l'hafside Abū Zakariyā disconobbe la supremazia almohade e iniziò a unificare sotto il proprio controllo tutta l'Ifrīqiya: fu questo l'inizio di un'epoca in cui T. assunse definitivamente il ruolo di capitale e metropoli regionale, centro di un impero che per un breve periodo andò dai confini del Marocco alle Sirti.Agli inizi del sec. 14° la città aveva già assunto la fisionomia che conservò nei secoli successivi, fino alle grandi trasformazioni moderne. La madīna, densamente costruita e abitata, aveva una forma allungata sull'asse N-S: a O, nel suo punto più alto, era dominata dalla qaṣaba, dimora del sovrano e sede del controllo militare; a E attraverso il Bāb al-Baḥr si apriva verso il Mediterraneo; a N e a S due grandi sobborghi, a loro volta protetti da una muraglia, completavano l'agglomerato. Il centro della madīna era occupato dalla Grande moschea e da una densa rete di strade commerciali (sūq) per i prodotti pregiati (tessuti, libri, profumi, ecc.); le manifatture e i mestieri manuali che richiedevano più ampi spazi, così come i mercati del bestiame, dei generi alimentari e dei prodotti agricoli e industriali si trovavano nei sobborghi.
La città si arricchì di nuove energie con l'arrivo dei profughi musulmani andalusi, che introdussero nuove manifatture e tecniche produttive e contribuirono al rigoglio intellettuale della città, che già da tempo era uno dei principali centri di studio del mondo islamico. In effetti, mentre la Grande moschea rimase il luogo tradizionale e più venerato dell'insegnamento, sotto Abū Zakariyā fu costruita la madrasa Shammā῾iyya (il primo collegio del Maghreb, sull'esempio di quelli orientali), a cui fecero seguito più tardi altre due madrase, la Tawfīqiyya e la Ma῾riyya.Gli Hafsidi, al potere fino alla conquista ottomana di T. (1574), si distinsero come grandi costruttori, in ambito non solo religioso, ma anche civile e militare. Nei ca. tre secoli e mezzo della dominazione hafside, T., secondo la testimonianza di Leone Africano, all'inizio del sec. 16°, "andò sempre accrescendo, sì di abitazioni, come di civiltà, talmenteché ella divenne dell'Affrica singularissima città".Tra i monumenti più venerabili del Medioevo tunisino e tra i principali dell'architettura islamica del Maghreb è la Grande moschea nota anche come Jāmı῾ al-Zaytūna ('moschea dell'Ulivo'), sulle cui origini le fonti offrono indicazioni non perfettamente concordi e che subì molte trasformazioni nei secoli successivi alla sua fondazione. Secondo una tradizione medievale che fa capo ad al-Bakrī e che è stata comunemente accettata (Chapoutot-Remadi, 1995), alla sua origine sarebbe stato un atto di fondazione da parte del governatore Ḥassān b. al-Nu῾mān, nel 79 a.E/701; se si accetta invece l'analisi critica delle fonti di Golvin (1974, pp. 150-154), una prima moschea cattedrale sarebbe stata costruita a T. soltanto nel 116 a.E./734 dal governatore ῾Ubaydallāh b. al-Ḥabḥāb. Secondo una tradizione cristiana, la moschea avrebbe occupato il sito di un'antica chiesa dedicata alla santa palermitana Oliva (Romano, 1901).La prima moschea fu totalmente demolita e ricostruita durante il periodo aghlabide, nel sec. 9°: oltre agli scritti di alcuni cronisti arabi, rimangono a testimoniare di questo rifacimento alcune iscrizioni, che permettono di stabilire che i lavori furono terminati nel 250 a.E./864-865 (Golvin, 1974, pp. 152-153). Malgrado le aggiunte e le modifiche dei secoli successivi, che interessarono soltanto in minima parte la sala di preghiera, l'analisi di questo edificio rivela come esso fu concepito sull'esempio della Grande moschea di Kairouan, pur non raggiungendone le dimensioni. Come a Kairouan, nella sala di preghiera si incontra il dispositivo a T, costituito dall'incontro di una grande navata centrale e di una navatatransetto della stessa larghezza che costeggia il muro della qibla: nel punto di incontro dei due assi, a coprire la campata di fronte al miḥrāb, si eleva una cupola a base quadrata, riccamente decorata, la cui calotta a nervature sormonta un tamburo ottagonale. Una seconda cupola, in parte simile alla precedente ma costruita ca. centoventi anni più tardi (qūbba bāb al-bahū, del 991-992), si trova all'opposta estremità della navata centrale, al centro della galleria che separa la sala di preghiera dal cortile. Le navate della sala, disposte perpendicolarmente al muro della qibla, sono quindici (contro le diciassette di Kairouan), delimitate da colonne che sorreggono archi a pieno centro rialzato. Il perimetro della sala di preghiera, tendenzialmente rettangolare, mostra molte irregolarità, difficilmente spiegabili se non forse con l'adattamento a strutture preesistenti. Le stesse irregolarità si incontrano nel perimetro trapezoidale del cortile che precede la sala di preghiera, circondato lungo i suoi quattro lati da una galleria ad arcate e al cui angolo nord-ovest è posto il minareto. Il minareto originario fu probabilmente costruito in epoca più tarda rispetto alla sala di preghiera aghlabide: quello attuale appartiene alla fine del sec. 19° e sostituisce un precedente restaurato nel 1076 a.E./1653 dal bey Murād.Restando nell'ambito dell'architettura religiosa, tra gli edifici più antichi è la moschea al-Qṣar ('del castello'), costruita intorno al 1100: qui una struttura formata da colonne antiche riutilizzate e da volte a crociera genera una sala di preghiera composta da sette navate dall'aspetto nettamente arcaico, vicino alle sale ipostile del sec. 9° (Marçais, 1954, p. 75).Appartiene agli inizi dell'epoca hafside la moschea al-Qasaba, costruita tra il 1231 e il 1235: il suo minareto reca un'iscrizione del 630 a.E./1233 e si avvicina per stile e decorazione a quello della qaṣaba di Marrakech. La sala di preghiera della moschea si compone anch'essa di sette navate separate da file di colonne che sorreggono archi rialzati a tutto sesto.I non molti edifici del periodo hafside pervenuti in uno stato che permetta di riconoscerne le caratteristiche originali mostrano la giustapposizione di elementi strutturali e decorativi di tradizione locale con altri importati dal Maghreb estremo e da al-Andalus. Vanno ancora citate, di questa epoca, la moschea al-Ḥawā, della metà del sec. 13°, e la moschea al-Ḥāliq, il cui unico elemento di datazione è un'iscrizione del 1375 sul minareto.Dell'architettura abitativa medievale a T. si hanno descrizioni letterarie, ma nessuna traccia significativa, mentre delle opere militari e di fortificazione rimane unicamente il Bāb al-Jadīd ('porta Nuova'), la cui costruzione risale al 676 a.E./1276 e che presenta un dispositivo di passaggio a baionetta di tipo ispano-magrebino.
Bibl.:
Fonti. - Al-Bakrī, Description de l'Afrique septentrionale, a cura di W. Mac Guckin De Slane, Paris 1911-1912(1859), pp. 80-89; al-Idrīsī, Le Magrib au 6e siècle de l'Hégire (12e siècle après J.C.), a cura di M. Hadj Sadok, Alger 1983, pp. 135-136; al-Zarkashi, Chronique des Almohades et des Hafsides, a cura di E. Fagnan, Constantine 1895; Leone Africano, Descrizione dell'Africa e della cose nobili che quivi sono, in G.B. Ramusio, Delle navigationi et viaggi, Venezia 1837, pp. 119-122.
Letteratura critica. - S. Romano, Una santa palermitana venerata dai maomettani a Tunisi, Archivio storico siciliano 26, 1901, pp. 11-21; R. Brunschvig, Quelques remarques historiques sur les médersas de Tunis, Revue tunisienne, n.s., 2, 1931, pp. 261-285; M. Solignac, Travaux hydrauliques hafsides de Tunis, Revue africaine 79, 1936, pp. 517-580; G. Marçais, Tunis et Kairouan, Paris 1937; R. Brunschvig, s.v. Tūnis, in Enc. Islam, IV, 1939, pp. 881-888; id., La Berbérie orientale sous les Hafsides, des origines à la fin du XVe siècle, 2 voll., Paris 1940-1947; A. Fikry, La mosquée az-Zaytouna à Tunis (recherches archéologiques), Proceedings of Egyptian Society of Historical Studies 2, 1952, pp. 27-64; G. Marçais, L'architecture musulmane d'Occident. Tunisie, Algérie, Maroc, Espagne, Sicile, Paris 1954, pp. 22-25, 75-76; H.R. Idris, La Berbérie orientale sous les Zirides, 2 voll., Paris 1962; A. Lézine, L'architecture de l'Ifrīqiya. Recherches sur les monuments aghlabides, Paris 1966; J. Revault, Palais et demeures de Tunis, 2 voll., Paris 1967-1971; A. Lézine, Note sur la Grande Mosquée de Tunis, Les Cahiers de Tunisie 18, 1970, pp. 187-191; R. Berardi, Alla ricerca di un alfabeto urbano: la medina di Tunisi, Necropoli 8, 1970, pp. 38-46; 9-10, 1971, pp. 27-48; id., Lecture d'une ville: la médina de Tunis, L'architecture d'aujourd'hui 42, 1970-1971, 153, pp. 38-43; S.M. Zbiss, Les monuments de Tunis, Tunis 1971; L. Golvin, Essai sur l'architecture religieuse musulmane, III, L'architecture religieuse des ''Grands Abbasides'', la mosquée de Ibn T'ûlûn, l'architecture religieuse des Aghlabides, Paris 1974, pp. 150-162; A. Daoulatli, Tunis sous les Hafsides. Evolution urbaine et activité architecturale, Tunis 1976; M.H. Chérif, Histoire de la Tunisie, Tunis 1980; P. Cuneo, Storia dell'urbanistica. Il mondo islamico, Roma-Bari 1986, pp. 158-163, 189-191; P. Sébag, Tunis au XVIIe siècle. Une cité barbaresque au temps de la course, Paris 1989, pp. 21-41; M. Chapoutot-Remadi, Pages d'histoire ifriqiyenne, in Itinéraire du savoir en Tunisie, Tunis-Paris 1995, pp. 26-28; T. Mansouri, Vie portuaire à Tunis au bas Moyen Age (XIIe-XVe s.), in Tunis. Cité de la mer, a cura di A. Baccar-Bournaz, Tunis 1999, pp. 143-156; P. Gourdin, Les marchands étrangers à Tunis à la fin du Moyen Age, ivi, pp. 157-184; Histoire de la Tunisie. Le Moyen Age, Tunis s. d.F. Cresti