TUNISIA (XXXIV, p. 488)
Popolazione (p. 490). - La popolazione nel 1936 era di 2.608.313 ab., di cui 2.395.108 indigeni e 213.205 europei (108.068 francesi, 94.289 italiani, ecc.). Tunisi contava 219.578 ab. (54.733 italiani), Sfax 43.333, Biserta 28.257, Susa 28.465. Nel 1940 la popolazione totale fu stimata 2.730.000 ab.
Condizioni economiche (p. 491). - In genere segnano uno sviluppo progressivo per la sempre crescente applicazione di moderni sistemi di coltivazione in buona parte del territorio. La superficie arativa copre quasi un quarto del territorio; i terreni forestali l'8%, le colture arbustive il 5%, gli incolti il 37%. Il frumento (765.000 ha. e 1.668.000 q. nel 1945) e l'orzo (539.000 ha. e 471.000 q. nel 1945) sono i cereali più importanti; olivo e vite (quest'ultima scesa dai 42.000 ha. del 1940 ai 27.000 ha. del 1945) mostrano una variabilità notevole di produzione che nella vite è accentuata da uno stato di disagio il quale si riflette sulla limitata produzione di uva da tavola (200.000 q. annui circa). Più redditizia è la coltivazione di ortaggi primaticci (melanzane, pomidori, ecc.) e di prodotti frutticoli (datteri 30-40.000 q. annui, aranci e mandarini 115.000 q., limoni 60.000 q. nel 1945). Assai notevole è il raccolto del sughero (60-70.000 q. annui avviati a Tabarca per l'esportazione) e dell'alfa (coltivata su un milione di ha.). In aumento il patrimonio zootecnico che, secondo stime del 1945, era rappresentato da 502.000 bovini, quasi 3 milioni di ovini, quasi 2 milioni di caprini, 186.000 asini, 102.000 cavalli, 178.000 cammelli, 60.000 muli. Notevole è l'esportazione di lana. I 3900 battelli occupano per la pesca un totale di 20.000 persone, che alimentano anche una discreta industria conserviera.
I fosfati sono sempre alla base delle risorse minerarie (593.000 t. esportate nel 1945), ma discreti sono anche i giacimenti di ferro, piombo e zinco, lavorati nelle fonderie di Mègrine (Tunisi). Pure abbastanza ragguardevole l'estrazione di cloruro di sodio. Sempre abbastanza sviluppate le industrie indigene (tappeti, calzature, oreficeria) accanto a quelle europee.
Il commercio tra il 1941 e il 1946 segna i seguenti valori:
Finanze (XXXIV, p. 493). - Il bilancio statale è così variato:
Come si osserva, una quota sempre maggiore di entrate straordinarie è stata necessaria per coprire le spese, aumentate soprattutto per gli oneri ingenti della ricostruzione. Nel giugno 1947 la circolazione di biglietti ammontava a circa 9 miliardi di franchi, contro 1 miliardo nel 1939; i depositi bancarî ammontavano a circa 7 miliardi di franchi e quelli presso le casse di risparmio a 924 milioni di franchi.
Storia (XXXIV, p. 493). - Lo sviluppo del movimento nazionalista desturiano in Tunisia ebbe nel 1938 un brusco arresto per l'interdizione delle riunioni del partito e per l'arresto di alcuni tra i principali capi del Neo-Destur, a seguito di sanguinosi incidenti svoltisi a Tunisi. Le aspirazioni dei nazionalisti, senza tendere a una indipendenza totale, si orientavano verso la concessione di una costituzione e di un govemo franco-tunisino responsabile di fronte a un'assemblea legislativa eletta a suffragio universale.
La guerra, l'indebolimento dell'autorità centrale del governo francese e l'occupazione tedesca (novembre 1942-maggio 1943) non valsero certamente a calmare il nazionalismo tunisino, del quale la Germania cercò di valersi restituendo al Destur ogni libertà d'azione e cercando di staccare definitivamente la Tunisia dalla Francia. Dopo la rioccupazione alleata, l'epurazione condotta nel 1943 dal generale Giraud rappresentò un nuovo abbassamento delle fortune del Destur. Le rivolte e le dure repressioni seguitene obbligarono il capo del partito, Uabib Burguiba, a rifugiarsi al Cairo, dove egli è tuttora a capo del movimento nazionalista tunisino. Il Partito desturiano - per quanto formalmente proibito - è tollerato dalle autorità; diretto da Salah ben Youssef, raccoglie attorno a sé la maggior parte degli intellettuali tunisini, è bene organizzato e ben visto dalla popolazione. I problemi che oggi i nazionalisti tunisini dibattono sono quelli tradizionali e fondamentali della regione.
Fra i problemi più gravi è quello economico, particolarmente aggravatosi nel corso della guerra, essendo la Tunisia il territorio dell'Africa settentrionale francese che ha maggiormente sofferto a causa delle operazioni militari, pur avendo risorse e sviluppo economico assai inferiori a quelli della Algeria e del Marocco. Il notevolissimo accrescimento demografico non è compensato né da un sufficiente aumento della produzione agricola, né dallo sviluppo industriale, reso precario, specie nell'industria pesante, dalla deficienza di energia elettrica. Inoltre i danni causati dalla guerra (valutati a 35 milioni di franchi nel 1945) incidono non lievemente sulla ripresa del paese. Il problema economico porta necessariamente con sé anche quello sociale, specie nel campo dei salarî dei lavoratori agricoli e delle miniere, per i quali tuttora esiste un vero e proprio sfruttamento della mano d'opera indigena; mentre in altro campo, e specie nell'assistenza medico-ospedaliera, il governo francese sembra aver ottenuto buoni frutti. Non sembra tuttavia che possa sussistere uno sviluppo del nazionalismo tunisino al di fuori dell'ambito dell'Unione francese, per la debolezza economico-militare del paese e l'importanza, invece, della sua situazione strategica. Un appello rivolto alle N. U. nell'agosto 1946 è rimasto senza risultato; sembrano dal pari svanite le sperate possibilità d'appoggio da parte degli Stati Uniti. Assai grave è stata la situazione degl'Italiani in Tunisia, durante e dopo la guerra. Dopo la caduta di Tunisi, 1600 capi di famiglia italiani furono internati e, quindi, gran parte dei proprietarî di terre costretti a vendere quasi tutti i loro beni a condizioni assai svantaggiose. All'internamento seguì l'espulsione dei capi famiglia e il 28 febbraio 1945, in occasione della ripresa dei rapporti diplomatici con la Francia, questa ottenne come contropartita la rinuncia, da parte dell'Italia, alle convenzioni del 1896. La situazione degl'Italiani è rimasta difficile sia pure con indici di miglioramento.
Archeologia.
Numerose e notevoli scoperte effettuate in questi ultimi dieci anni, attraverso una intensa opera di scavo, consentono di aggiornare le notizie date alle voci bizacena (VII, p. 120); cartagine (IX, p. 216); adrumeto (I, p. 557); zama (XXXV, p. 872); ecc.
Archeologia punica. - A Cartagine P. Cintas ha condotto dal 1944 una nuova esplorazione del santuario scoperto nel 1920 vicino agli antichi porti. A contatto del suolo celle irregolari e strette contenevano un deposito di ceramica cipriota della fine del II millenio; questo trovamento conferma la tradizione di Filisto che datava nel sec. XIII il primo stabilimento fenicio a Cartagine. Attorno a questo santuario antichissimo si è sviluppato il tophet, dove si facevano sacrifici umani, che da due iscrizioni sappiamo chiamarsi molk. Il tophet di Adrumeto, simile a quello di Cartagine, è stato utilizzato dal VII sec. a. C. fino al I d. C. Fra gli altri monumenti vi si è scoperta una stele del V o del IV sec. raffigurante un dio, senza dubbio Ba'al Ḥammōn, in trono fra due sfingi.
Gli scavi recenti (1947-1948) di L. Deroche a Ksar Toual, 20 km. a N. di Maktar, hanno dimostrato che il luogo non può identificarsi con Zama Regia, come pensava Ch. Saumagne, ma che le rovine sono quelle del vicus Maracitanus dipendente certamente da Zama. Nelle vicinanze un grande edificio del I sec. a. C., il Kbor Klib, deve considerarsi un monumento trionfale piuttosto che una tomba. Importantissime necropoli puniche sono state messe in luce nel Sahel e a Capo Bon negli anni 1938-1942.
Archeologia romana. - A Cartagine si è iniziato nel 1945 lo scavo delle terme di Antonino sulla riva del mare ai piedi della collina Bordj el Djedid, mettendo in luce circa la metà di questo considerevole edificio. Si sono trovate due erme di pietra nera raffiguranti un negro e un berbero, varî frammenti di sculture e molte iscrizioni, fra cui una dedica a Marco Aurelio e Lucio Vero del 162 d. C. A Uthina (Oudna, 20 km. a S.E. di Tunisi) si sono scavate delle terme d'epoca antoniniana, con numerose statue. A Maktar, dal 1944 al 1947, si sono scavati un ginnasio con una palestra in miniatura, una basilica, varî stabilimenti termali, una grande esedra. La basilica fu costruita nel 93 d. C. dagli iuvenes della città per le riunioni del loro collegio; in epoca severiana vi fu sepolto un personaggio della città: Giulio Pisone, insieme con la figlia, onorati così come i ginnasiarchi greci. Sotto Diocleziano il curator civitatis Rupilio Pisoniano restaurò la palestra. Più tardi nell'esedra fu deposta Giulia Benenata il cui epitaffio in versi ispirati a un misticismo neoplatonico esprime la fede nel paradiso astrale. A partire dal sec. IV la basilica viene convertita in chiesa e riceve in epoca bizantina tombe con mosaici ed epitaffî in versi.
Il foro di Maktar, costruito sotto Traiano, è stato messo in luce nel 1948. A Ellès, vicino a Maktar, si è scoperto un grande mosaico della metà del sec. III d. C. Nella regione di Sfax la scoperta di un'iscrizione ha permesso di localizzare a Botria (la Badria di Wilmanns, Corp Inscr. Lat., VIII, p. 12) a 45 km. a N. di Sfax sulla costa, il sito di Acholla che generalmente si ricercava a N. di Caput Vada (Ras Kaboudia), in seguito a un errore di Tolomeo. La città ha rivelato una quantità di mosaici di grande bellezza e interesse, che sembrano appartenere in maggior parte alla prima metà del sec. II d. C. e che mostrano un forte influsso alessandrino.
A 10 km. a S. di Acholla si è riconosciuto il luogo di Ruspe il cui nome è sopravvissuto sotto la forma di Rosfa. A Thaenae (Thina, 10 km. a S. di Sfax) si è ritrovata un'iscrizione con il cursus di Q. Emilio Pudento fratello di Q. Emilio Leto, prefetto del pretorio uccisore di Commodo, e che era originario di questa città. A Casserine (Cillium) J. Desparmets ha scavato un teatro perfettamente conservato.
Archeologia cristiana e bizantina. - A Iunca G. Feuille ha scavato un'importante basilica bizantina; un'altra è stata scoperta a Cartagine nel quartiere di Dermèche. Un importantissimo palazzo bizantino ornato di pitture mitologiche e di mosaici raffiguranti le stagioni è stato trovato sopra il tophet di Cartagine.
Bibl.: Relazioni regolari sull'attività del servizio delle antichità di Tunisia vengono pubblicate nel Bulletin du Comité des travaux historiques e nei Fasti Archaeologici. Una bibliografia completa fino al 1947 fatta da Ch. Courtois è in Revue Historique, 1947, pp. 239-241. Fra gli articoli più importanti vanno segnalati: P. Cintas, Un sanctuaire précarthaginoisis sur la grève de Salammbô, in Revue Tun., s. 3ª, I, 1948, p. i segg.; id., Le sanctuaire Punique de Sousse, in Revue Africaine, 1947, pp. 1-80; G. Picard, Le sanctuaire dit de Tanit à Carthage, in Comptes Rendus de l'Acad. des. Inscr., 1945, pp. 443-452; R. Dussaud, Précisions épigraphiques touchant les sacrifices puniques d'enfants, in Comptes Rendus de l'Acad. des Inscr., 1944, pp. 391-393; Ch. Saumagne, Zama Regia, in Comptes Rendus de l'Acad. des Inscr., 1941, pp. 445-453 e in Revue Tun., 1941, pp. 235-270; G. Picard, La Basilique de Julius Piso à Maktar, in Comptes Rendus de l'Acad. des Inscr., 1945, pp. 185-213 e pp. 489-490; ibid., 1946, pp. 239-466; id., Acholla, ibid., 1947; id., Le couronnement de Vénus, in Mélanges d'Arch. et d'Histoire de l'École franç. de Rome, LVIII, 1946, pp. 43-108.