TURENNE, Henri de La Tour d'Auvergne, visconte di
Maresciallo di Francia, nato a Sedan l'11 settembre 1611, morto combattendo a Sassbach il 27 luglio 1675. Partecipò alla guerra dei Trent'anni, sotto i Nassau e al suo ritorno dalle Fiandre venne dal Richelieu nominato colonnello e posto al comando di un reggimento di fanteria. Scese la prima volta in Italia con l'armata del maresciallo Caumont de la Force e prese parte all'assedio di Casale. Ritornato in Francia, fu alla presa di La Motte. Nominato maresciallo di campo (1635), partecipò a nuovi combattimenti distinguendosi particolarmente a Landrecies, Maubeuge, Breisach, poi nuovamente in Italia alla presa di Torino (1640). Luogotenente generale nel 1642; nel 1643 maresciallo di Francia. Fu battuto a Marienthal. Avuto il comando di un'armata in Germania accanto al Condé, riportò sugl'imperiali, in unione con questo principe, la grande vittoria di Nördlingen (1645). Ripresa l'offensiva nel 1646, il T. intraprese una campagna che restò celebre per l'audacia, la rapidità e la concezione delle manovre. Penetrato in Baviera, si portò sul Danubio e dopo la vittoria di Sommershausen (1647), costrinse l'Elettore a stipulare dei patti che decisero la fine della guerra dei Trent'anni.
Ritornato a Parigi trionfatore, si schierò contro il Mazzarino durante la guerra della Fronda; ma il dissidio venne presto composto.
Battuto a Rethel, il T. ebbe la sua rivincita nel 1653, quando riuscì a imporre agli Spagnoli la pace dei Pirenei.
Nel 1667 partì nuovamente per le Fiandre al seguito di Luigi XIV senza però assumere alcun comando. Un nuovo importante compito ebbe invece il T. al comando di una delle tre armate in Olanda (1674).
In un furioso scontro avvenuto presso Sassbach contro l'esercito imperiale al comando dell'italiano Montecuccoli - altro grande capitano suo emulo - il T. trovava morte gloriosa. Insieme col Condé, col Montecuccoli e col principe Eugenio di Savoia, suoi contemporanei, il T. appartiene alla schiera degli eminenti condottieri del sec. XVII, per opera dei qualì l'arte strategica, che tendeva a immiserirsi nella vana schermaglia, ritornò ai principî della vivace offensiva e dell'audacia.