VISCONTI, Ubaldo
VISCONTI (di Pisa), Ubaldo (II). – Figlio di Lamberto, della famiglia pisana dei Visconti Maggiori, e di Elena di Gallura, Ubaldo II nacque in una data imprecisata da collocare contestualmente o poco dopo il matrimonio dei suoi genitori (1206). Gli fu dato il nome dello zio, Ubaldo I, personaggio di spicco della politica pisana, che fra il 1215 e il 1229 ricoprì per tre volte la carica di podestà.
Non è menzionato nelle fonti fino al 1219. Il 18 settembre di tale anno fu stipulata la pace di Noracalbo, nei pressi di Oristano, siglata per porre fine alla guerra tra suo padre Lamberto e Mariano II giudice di Torres, quest’ultimo sostenuto dal pontefice Onorio III contrario alla politica espansiva dei Visconti Maggiori sull’isola. Nella pace Ubaldo II figura come genero di Mariano: poco tempo prima, quindi, aveva sposato, giovanissimo, la figlia di quest’ultimo, Adalasia.
Qualche anno più tardi, probabilmente alla morte del padre (1224), Ubaldo II assunse il titolo di giudice di Gallura; e verosimilmente verso la fine del decennio, nell’anno della terza podesteria pisana di Ubaldo I, giurò fedeltà al Comune di Pisa, riconoscendo di esercitare l’autorità giudicale per conto del Comune. Il documento è perduto, ma se ne ha memoria nel più tardo giuramento alla Sede apostolica del 1237.
Nel 1232 – dopo la morte di Benedetta giudicessa di Cagliari e violando le clausole testamentarie dello zio Ubaldo I, che aveva reso il Comune di Pisa tutore dei suoi figli e dei suoi beni, specialmente nel giudicato cagliaritano – Ubaldo II si intestò (pur con il titolo inusuale di «rector Kallaritanus») la reggenza del giudicato di Cagliari. L’avventura cagliaritana però non ebbe seguito, perché i conti della Gherardesca capeggiati da Ranieri di Bolgheri, con l’appoggio del Comune di Pisa intenzionato a rivendicare il ruolo assegnatogli da Ubaldo I, attaccarono militarmente Ubaldo II, con lo scopo di contenere le sue mire espansive.
Si trattò in realtà di un episodio di una guerra di più ampia portata, dal momento che i conti e il Comune da una parte e i Visconti Maggiori dall’altra erano a capo di due più vasti schieramenti detti «pars Comitum» e «pars Vicecomitum maiorum».
Allo scopo di sostenere le spese militari necessarie, Ubaldo II contrasse in quella congiuntura un debito con Rodolfo conte di Capraia. Fu prontamente messo al bando dalla città di Pisa nel 1233-34, e sul trono cagliaritano fu avvicendato nel 1235 da Ranieri di Bolgheri, che aveva sposato la legittima erede al giudicato, Agnese di Massa, sorella minore di Benedetta.
Negli stessi anni, tuttavia, Ubaldo II rafforzò la sua posizione nel Nord della Sardegna, assumendo il titolo di giudice di Torres (oltre a quello di Gallura), attestato per la prima volta nell’agosto del 1235, quando nella sua curia di Posada egli promise a Rodolfo la restituzione del debito entro settembre (poi ulteriormente procrastinata a maggio dell’anno successivo in un atto rogato nel monastero di S. Pietro di Silki). A consentire l’affermazione di Ubaldo II a Sassari concorse l’uccisione – nel corso di una rivolta dei sassaresi originata dalle confische di terra – del giudice Barisone III, figlio di Mariano II, al quale succedette come giudicessa di Torres la sorella Adalasia, moglie di Ubaldo II, pur fra i malumori dei ribelli.
Visconti si adoperò per un compromesso con questi ultimi, ma nell’ottobre del 1236 le promesse da lui fatte durante le trattative furono dichiarate nulle da Gregorio IX che, per rafforzare il dominio del papato sulla Sardegna, appariva sempre più intenzionato a puntare su Adalasia e sullo stesso Ubaldo II.
Nello stesso anno Gregorio IX chiese all’arcivescovo di Pisa Vitale di sostenere Visconti e la moglie nel rafforzamento del giudicato e intimò al Comune di Pisa, pur sempre in guerra contro i Visconti, di rinunciare alle annunciate operazioni militari a Torres.
Il 29 marzo 1237 Ubaldo II, con la moglie, giurò obbedienza al papato nel palazzo giudicale di Ardara, nelle mani del legato della Sede apostolica Alessandro. Riconobbe inoltre di detenere il regno turritano per concessione dello stesso papato.
Per prestare un simile giuramento riferito al regno di Gallura Ubaldo II chiese a Gregorio IX di essere sciolto dal giuramento che, come si è detto, aveva prestato al Comune di Pisa, forse nel 1229.
Nello stesso 1237 finì la guerra tra la «pars Comitum» e la «pars Vicecomitum maiorum»: alla sentenza di pace volta a ristabilire l’unità tra le parti in lotta, letta a Pisa il 4 maggio davanti al duomo, Visconti (forse già ammalato) non presenziò, e fu rappresentato da alcuni parenti. Con tutti i Visconti Maggiori, Ubaldo II fu riammesso in città e il Comune prese in carico i debiti che aveva contratto tempo addietro con Rodolfo.
Poco più tardi morì, verosimilmente poco dopo il 27 gennaio 1238, giorno in cui dettò il suo testamento nel monastero di S. Pietro di Silki presso Sassari.
È dunque errata l’indicazione cronologica del Libellus Judicum Turritanorum secondo il quale regnò nel giudicato turritano cinque anni e quattro mesi. Non avendo probabilmente avuto figli da Adalasia, costituì come suo erede il cugino Giovanni Visconti, il figlio ancora minorenne di suo zio Ubaldo I; i beni furono amministrati da procuratori, fino al compimento della maggiore età.
Fonti e Bibl.: Le Liber Censuum de l’Église Romaine, a cura di P. Fabre - L. Duchesne, 1, Paris 1910; D. Scano, Codice diplomatico delle relazioni tra la Santa Sede e la Sardegna, I, Cagliari 1940, ad ind.; A. Sanna, Libellus Iudicum Turritanorum, Sassari 1957.
E. Cristiani, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa. Dalle origini del podestariato alla signoria dei Donoratico, Napoli 1962; M.C. Pratesi, I Visconti, in G. Rossetti et al., Pisa nei secoli XI e XII: formazione e caratteri di una classe di governo, Pisa 1979, pp. 1-61; M. Ronzani, Pisa nell’età di Federico II, in Politica e cultura nell’Italia di Federico II, a cura di S. Gensini, Pisa 1986, pp. 125-193; S. Petrucci, Re in Sardegna, a Pisa cittadini, Bologna 1988, ad ind.; M. Sanna, La cronotassi dei giudici di Torres, in Atti del Convegno. La Civiltà Giudicale in Sardegna nei secoli XI-XIII: fonti e documenti scritti (Sassari... 2001, Usini... 2001), Sassari 2002, pp. 97-114; Innocenzo III e la Sardegna, a cura di M. Sanna, Cagliari 2003; M. Ronzani, Le tre famiglie dei «Visconti» nella Pisa dei secoli XI-XIII. Origini e genealogie alla luce di un documento del 1245 relativo al patronato del monastero di S. Zeno, in “Un filo rosso”: studi antichi e nuove ricerche sulle orme di Gabriella Rossetti in occasione dei suoi settanta anni, a cura di G. Garzella - E. Salvatori, Pisa 2007, pp. 45-70; C. Piras, Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico San Frediano in Cestello dell’Archivio di Stato di Firenze, in Archivio storico sardo, XLV (2008-2009), pp. 9-142; M. Sanna, Papato e Sardegna durante il Pontificato di Onorio III, Raleigh 2012; Onorio III e la Sardegna (1216-1227), a cura di M. Sanna, Cagliari 2013; M. Ronzani, I Visconti e la loro politica fra la Tuscia e la Sardegna, in RiMe. Rivista dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea, XV (2015), 2, pp. 313-325.