UCRAINA (A. T., 71-72)
Repubblica federata dell'unione sovietica, più precisamente detta Repubblica Ucraina Sovietica Socialista, o U.S.S.R. Essa misura 443.080 kmq., compresi gli 8419 kmq. che costituiscono la superficie della repubblica autonoma Moldava. L'Ucraina occupa tutta la parte sud-occidentale dell'U.R.S.S. e confina a settentrione con la Russia Bianca e la R.S.F.S.R., che la limita anche a oriente; a ovest confina con la Polonia e a sud-ovest, lungo il corso del Dnestr, con la Romania. Dalla foce del Dnestr sino alla regione di Taganrog, quindi non molto a occidente della foce del Don, è bagnata dal Mar Nero e dal Mare d'Azov. Un breve istmo la collega alla Penisola di Crimea, occupata questa ultima dalla repubblica autonoma di Crimea. Tuttavia il confine fisico corrisponde a quello politico soltanto a sud-ovest, e, naturalmente, a sud in corrispondenza del mare; altrove si hanno soltanto confini convenzionali. Esistono perciò isole di Grandi Russi entro i territorî più propriamente ucraini, come si incontrano molte isole di Ucraini nella Russia moscovita. Ciò è conseguenza dei frequenti rimaneggiamenti avvenuti per il passato sulla composizione territoriale, con continui spostamenti di confini. I sostenitori dell'indipendenza ucraina assegnano però a questa regione una superficie quasi doppia, e cioè di 830.000 kmq., la quale si estende da Przemyśl, in Galizia, al Caucaso, e da nord a sud dal bacino del Pripeć (Pripjat′ dei Russi) al Mar Nero.
L'Ucraina è un'ampia pianura, che si spinge sino alle sponde del Mar Nero e del Mare d'Azov. La sua uniformità è interrotta da qualche ripiano e da qualche allineamento collinoso nella parte settentrionale. Vasti spazî stepposi occupano tutta la zona meridionale, ove sorgono qua e là piccoli dossi tondeggianti, tumuli innalzati nei tempi preistorici dalle tribù nomadi, che occuparono la regione, sopra le tombe dei loro morti. L'Ucraina, la quale non fu invasa dalla massa glaciale, che ricoprì la regione russa sino alla linea, che da Leopoli per Žitomir, Kiev, Černigov, Brjansk e Tula, si spinge sino a Perm e che soltanto in qualche punto si allargò più verso sud con alcuni lobi, fu invece quasi per intero invasa da depositi eolici. Questi, che ricoprirono la zona più prossima ai terreni glaciali, si allargarono in modo particolare su tutta la regione ucraina, sul bacino superiore e mediano del Don, stendendovi un mantello di terreno pulverulento, originato da depositi morenici, fluvio-glaciali e alluvionali. Formatosi durante un clima assai più asciutto e caldo del presente, per il progressivo disseccarsi venne facilmente sollevato dai venti e a poco a poco depositato nella zona contigua esterna, ove raggiunse uno spessore di cinque o sei metri. Codesto löss si è via via arricchito, per l'accumularsi dei prodotti della decomposizione delle erbe della steppa, di sostanze organiche, le quali hanno dato a esso una colorazione scura, donde il nome di černozem, o terra nera, che per la sua inesauribile fertilità e la facilità di dissodamento, ha favorito in modo eccezionale lo sviluppo agricolo della regione. Dove codesto černozem è più abbondante, esiste una fascia mediana più ricca di sostanze organiche, la quale raggiunge la massima potenzialità nelle zone depresse. Al nord di essa, verso la zona di transizione con i depositi glaciali, e a sud, verso la zona marittima, i residui organici si fanno più scarsi e così il loss riprende il suo colore chiaro.
La Russia meridionale è costituita da tre regioni geomorfologiche e cioè il Ripiano Podolico a ovest su la sinistra del Dnestr, il Ripiano del Don o più comunemente Ripiano centrale, e le alture del Volga. Fra il primo e il secondo si apre la pianura del Dnepr, mentre a est del secondo si apre quella del Don. L'Ucraina si estende perciò su gran parte del Ripiano podolico, su tutta la pianura del Dnepr, e, infine, su parte di quella del Don.
Il Ripiano Podolico è costituito da un blocco di rocce granitiche, lambito lungo il suo orlo meridionale dal Dnestr. Verso settentrione esso degrada lentamente sino a scomparire, oltre le alture della Volinia, nella vasta depressione polacca, occupata da paludi e acquitrini, mentre verso oriente si avvicina con alcune sue propaggini alla linea del Dnepr. Sul blocco granitico si è esteso un potente strato di černozem.
Il Ripiano Podolico non offre altitudini notevoli, poiché i due punti più elevati toccano i 367 m. nella Volinia e i 373 m. nella Podolia. I corsi d'acqua però, grazie alla loro energica azione erosiva, hanno inciso nella massa granitica delle valli profonde. Lungo queste il paesaggio appare assai meno desolato che non sull'altipiano, dove si ha pure una notevole scarsità di acque.
La pianura del Dnepr è costituita da quella parte del bacino di questo fiume, che si sviluppa a valle della confluenza del Pripeć e della Desna, formando una specie di triangolo. Vi si possono distinguere un lembo settentrionale, formato di terreni sabbiosi fluvio-glaciali, di scarsa fertilità e perciò rivestiti di foreste o cosparsi di paludi, e una zona meridionale, la quale rappresenta come il cuore dell'Ucraina, ed è rivestita da una coltre di terra nera di una fertilità inesauribile.
Limitata importanza ha per l'Ucraina il Ripiano centrale, poiché esso si sviluppa per la massima parte fuori dei confini della stessa Ucraina. Soltanto le alture del Donec, sottile linea di dossi appiattiti, sormontati da cocuzzoli di forma conica, detti mogily, ossia tombe, avvicinandosi al Mare d'Azov, rompono l'uniformità della pianura ucraina. La struttura geomorfologica della Russia sud-occidentale è caratterizzata da un'anticlinale, che si sviluppa dalla regione di Kiev al Mare d'Azov, alla quale segue una sinclinale, rigata dal corso del Donec. Prevalenti sono i depositi del Terziario, ma verso il Mare d'Azov affiorano terreni del Paleozoico. È precisamente nel bacino del Donec, che si sono formati i ricchi giacimenti di carbon fossile, di ferro e di salgemma, che assicurano l'avvenire industriale del paese.
L'Ucraina è bagnata a sud, meno che per il breve tratto occupato dall'Istmo di Perekop, il quale unisce al continente la Penisola di Crimea, dalle acque del Mar Nero. Il litorale ucraino si inizia alla foce del Dnestr e descrive un arco con la convessità rivolta a nord. La costa è pianeggiante, con numerose rientranze al fondo delle quali sfociano i corsi d'acqua, e fra questi il Bug e il Dnepr. Caratteristici sono i liman, lagune occupate da acque marine, ma alcune delle quali non hanno più comunicazione con il mare. Il loro fondo è ricoperto da un denso strato di fango, carico di sostanze salsoiodiche e solforose, quindi usato per la cura dei reumatismi e delle malattie della pelle. I porti marittimi più importanti sono Odessa, che fu già l'emporio mercantile più attivo di tutta la Russia meridionale, Nikolaev e Cherson. Questi due ultimi porti sono sorti assai addentro delle foci del Bug e del Dnepr, onde evitare le difficoltà per l'approdo causate dalle erbe palustri lungo alcuni tratti delle rive, e le conseguenze delle cattive condizioni sanitarie. Durante l'inverno le acque del mare e quelle dei fiumi si congelano.
L'Ucraina è quindi, a oriente dell'Istmo di Perekop, bagnata dal Mare d'Azov sino quasi alla foce del Don. Il litorale pianeggiante non offre molti punti favorevoli all'approdo delle navi, e unico porto è quello di Mariupol′ (Mariupil in ucraino). Nel complesso l'Ucraina, se si eccettuano i tre porti ricordati di Odessa, di Nikolaev e di Cherson, pochi contatti ha con il mare, come avviene del resto per tutta l'U. R. S. S.
Il clima dell'Ucraina è molto variabile. L'inverno è piuttosto rigido, sicché i corsi d'acqua gelano dalla metà di dicembre alla metà di marzo. La primavera si inizia assai tardi ed è breve. L'estate invece è calda, per non dire caldissima, soprattutto verso sud-est. I forti calori, con massimi assoluti anche superiori ai 35°, si protraggono durante parte dell'autunno.
Le precipitazioni atmosferiche sono relativamente scarse e diminuiscono procedendo da occidente verso oriente; particolarmente durante l'autunno sono scarsissime. La media delle temperature del mese più freddo oscilla fra i −10° e lo zero; quelle del mese più caldo, fra i 18° e i 22°. L'estate è tanto più calda quanto più si procede da nord a sud; l'inverno si fa tanto più rigido quanto più ci si inoltra verso oriente. I porti marittimi si congelano durante periodi che durano da un minimo di quindici giorni a un massimo di cinque o sei settimane. Odessa ha una minima media di −4°, mentre quella di Kiev scende a −6°. Il fenomeno della neve investe tutta l'Ucraina, ove, dopo che l'inverno si è stabilito in modo definitivo, la neve si consolida, raggiungendo il massimo spessore durante il febbraio e il marzo. Come per il resto della Russia, non sono rare le perturbazioni barometriche, le quali determinano improvvise variazioni di temperatura, accompagnate da venti di estrema violenza e da vere tempeste di neve, durante le quali le strade rimangono bloccate e il turbinio della neve impedisce qualsiasi orientamento. Le stesse linee ferroviarie possono rimanere interrotte per qualche giorno e le palificazioni di intere linee telegrafiche abbattute, come accadde nell'ottobre 1882 lungo il tratto Odessa-Kiev. La violenza del vento, soprattutto nella zona circostante il Mar Nero, è tale da spazzare su vastissime estensioni il mantello di nevi, impedendone così lo scioglimento in posto. Il congelamento del suolo diventa allora eccessivo e il successo delle semine autunnali rimane compromesso. A questo inconveniente si deve aggiungere il pericolo dei geli tardivi primaverili o quello del troppo rapido scioglimento delle nevi.
L'aumento delle temperature durante il mese di giugno è rapido e le alte temperature, persistendo, provocano un'evaporazione fortissima delle acque dei laghi, delle paludi e dei fiumi, la cui portata si riduce notevolmente. I pozzi si prosciugano, gli alberi inaridiscono. L'atmosfera per il pulviscolo, che i venti sollevano, diventa torbida e codeste tempeste di polvere possono annientare i raccolti di intere regioni. Caratteristici sono i violenti temporali, che rovesciano nello spazio di poche ore veri torrenti di acqua. Questa non può essere assorbita e si precipita nelle poche cavità naturali del suolo, sgretolandone i fianchi e scavandone ancor più il fondo. Le opere stradali e le scarpate delle ferrovie spesso non resistono, provocando vere catastrofi.
I corsi d'acqua che solcano la regione ucraina scendono tutti al Mar Nero, e come tutti i corsi d'acqua della Russia presentano corso lungo a debole pendenza; hanno un lungo periodo di congelamento, e piene di lunga durata e con alti livelli. La lunghezza del corso e la sua debole pendenza assicurano le comunicazioni, e sotto questo punto di vista l'Ucraina è abbastanza favorita. Infatti la via fluviale del Dnepr fu, sino dai primordî della storia russa, la grande arteria del movimento commerciale con Bisanzio. I corsi d'acqua ucraini sfociano quasi tutti in mare con estuarî molto lunghi, ma poco profondi, e perciò talvolta le navi di maggiori dimensioni debbono ancorarsi al largo, rendendo così necessaria una duplice opera di trasbordo. I principali corsi d'acqua che rigano l'Ucraina sono il Dnestr, il Bug meridionale, il Dnepr e il Donec.
Il Dnestr, antico Tiras o Danaster, nasce nei Carpazî orientali, scorrendo con direzione prevalente di sud-est e, disegnando innumerevoli meandri entro un solco abbastanza ampio, ma dalle sponde dirupate e spesso verticali: lungo 1200 km. ha un bacino della superficie di 80.000 kmq. circa. Fiume poco navigabile, è utilizzabile per piccole navi sopra un percorso di 830 km. Il Dnepr, il Borystenes o Danaper degli antichi, è il maggior fiume dell'Ucraina. Le sue sorgenti si trovano però assai più a nord, nel Rialto del Valdai, non molto lungi da quelle degli affluenti della Dvina e del Volga, in zona paludosa. Entrato nell'Ucraina ed oltrepassata Kiev, il Dnepr attraversa dapprima la regione delle terre nere e poi nell'ultimo tratto percorre la zona delle steppe. Lungo oltre 2000 km., ha un bacino di 510 mila kmq. di superficie. Durante le piene le sue acque sviluppano un'azione erosiva molto violenta, sicché i villaggi e le città sorte lungo le rive subiscono danni notevoli. L'opera di erosione è molto più forte contro la riva destra per effetto del moto di rotazione della Terra. A sud di Dnepropetrovsk, l'antica Ekaterinoslav, la corrente, per superare una breve soglia di rocce granitiche, forma una serie di rapide, dette porogi, che sino ad alcuni anni or sono, prima della costruzione della diga e delle chiuse, richiedeva la guida di abilissimi piloti locali. Più oltre il Dnepr descrive una curva larghissima e quindi volge a SO., dividendosi in varî rami e sboccando infine in uno stagno lungo circa 70 km. a mezzo del quale comunica con il mare. Il Dnepr con i suoi affluenti - Beresina, Pripeć, Sož e Desna - rappresenta la via naturale degli scambî fra la Grande Russia e l'Ucraina, mentre la favorevole sua posizione rispetto agli affluenti della Vistola e della Dvina assicura le comunicazioni col Baltico.
Dal Ripiano Podolico nasce il Bug, lungo 768 km., ma navigabile su non più di 139, poiché il corso superiore si svolge fra rive scoscese lungo un letto granitico, interrotto da cascate. Sbocca in mare nello stesso liman del Dnepr. Il Don scorre per intero fuori dei confini dell'Ucraina. Non così il più importante dei suoi affluenti, il Donec o Piccolo Don, lungo 986 km., il quale nasce a sud delle alture di Kursk e scorre in direzione di SE., lambendo l'orlo settentrionale delle colline, che da esso prendono il nome, e attraversando il famoso bacino carbonifero.
La parte più settentrionale dell'Ucraina e qualche zona occidentale sono occupate da foreste di pini, abeti, betulle, querce, tigli, frassini, ginepri e noccioli. Si tratta però di aree relativamente limitate. A sud di una linea, che da Balta si spinge per Kremenčug e Charkov sino a Kamišin sul Volga, si sviluppa la regione più propriamente detta della steppa, che fu a lungo nota sotto il nome di dikoe pole o "pianura selvaggia" e la quale corrisponde a tutta la regione pontica. Non mancano in essa terre nere, ma lungo il corso dei fiumi si fanno sempre più frequenti i canneti, i giunchi, gli ontani, e molte piante ed erbe acquatiche. La minor quantità di precipitazioni atmosferiche e il persistere di venti asciutti di E. e SE. ostacolano lo sviluppo della vegetazione arborea, e la stessa vegetazione erbacea, nella quale prevalgono il kovyl′ o Stipa pennata e la tyrsa o Stipa capillata, si fa sempre più rada. Unico albero è la vetla, o salice bianco, eccettuate le piante che adornano i giardini e le ville. Nelle depressioni più profonde e umide si ha invece mescolanza di erbe svariatissime. Brevissimo, a primavera, è il periodo vegetativo, durante il quale erbe e arbusti fioriscono, e la steppa si presenta allora come un immenso tappeto multicolore. Ma all'inizio dell'estate essa assume una tinta uniforme, grigiastra, e dappertutto dominano le infiorescenze della Stipa pennata, simili a piume.
Un tempo viveva nella steppa il tarpan o cavallo selvaggio a testa corta, originario delle regioni dell'Asia centrale, ma ora è scomparso. Sono pure scomparse diverse varietà di daini, caprioli, antilopi, o, per lo meno, non se ne trovano che rari esemplari. Gli animali, che si trovano ancora nella steppa oppure nelle foreste, sono l'orso, il cinghiale, l'alce, la lince, la marmotta, l'ermellino, il castoro, il tasso, il lupo, la volpe, la lepre, la marmotta, la talpa, ecc. Le varietà di uccelli ammontano a circa 300 e oltre 25 sono quelle dei pesci. Vero flagello costituiscono le cavallette, le quali vivono sulle terre umide del basso Dnepr, donde si diffondono nelle annate di carestia in quasi tutta l'Ucraina.
La popolazione dell'Ucraina ammontava al tempo del censimento eseguito nel 1926 a 29.043.400 abitanti. La valutazione del gennaio 1933 ci dava 31.901.400 ab., mentre una più recente valutazione (1936) ci avvicinerebbe ai 33.000.000. Nella cifra sopra citata di 31.901.000 ab., dobbiamo includere 615.500 ab., i quali costituiscono la popolazione della repubblica moldava.
L'Ucraina amministrativamente è divisa nelle sette provincie di Vinnica (47.867 kmq. e 4.803 .500 ab.), di Dnepropetrovsk (73.193 kmq. e 3.872.600 ab.), del Donec (52.208 kmq. e 4.074.500 ab.) con il circondario di Starobelsk, di Kiev (74.835 kmq. e 6.127.100 abitanti), di Odessa (68.917 kmq. e 3.324.900 ab.), di Charkov (74.938 ab. e 6.117.400 ab.), di Černigov (42.703 kmq. e 2.965.500 abitanti). Il numero di rajony o distretti era di 362, con oltre 11 .000 sovieti rurali. Capoluogo della provincia del Donec è Stalin; delle altre provincie la città omonima.
Gli etnografi russi, e fra di essi Čubinskij, che più d'ogni altro si è occupato degli Ucraini, considerano questi come uno dei popoli fisicamente più perfetti per la statura elevata, la corporatura snella, l'agilità delle membra, per gli occhi profondi, vivaci, di colore grigio, per le ciglia nere, quasi rettilinee. Non mancano però individui dal viso con stigmate tatariche. L'espressione dell'ucraino è grave, quasi severa; egli parla lentamente, ed è misurato nelle parole. Tardo nei movimenti, piuttosto apatico, non ha molta iniziativa e perciò ha fama di pigro. Non molto pronto di mente, è però buon assimilatore, e, afferrato un concetto, lo svolge a fondo; così, iniziata un'impresa, non l'abbandona per alcun motivo e per questa sua qualità l'ucraino gode fama di ostinato. Taciturno, diffidente con chi non conosce, diventa poi franco e aperto.
L'ucraino veste una camicia bianca, con collo alto, spesso ricamato e pantaloni larghi (šarovary), fermati alla cintola da una fascia rossa. Calza stivaloni e porta un berretto di pelo di agnello, sostituito d'estate da un cappello rotondo di paglia o di feltro. Al disopra della camicia veste un kaftan, e in viaggio un grosso cappotto. Pittoresco è il costume delle donne, composto di una camicia, riccamente ricamata con colori vivaci; attorno al collo si usa portare una collana e la testa è fasciata da un bel fazzoletto a colori. In luogo del giubbetto si usa portare la pachta di tela casalinga. Tuttavia l'uso del costume nazionale si va perdendo sempre più e si ricorre sempre più alle comuni fogge di vestire dell'Europa occidentale.
La popolazione ucraina comprende, oltre agli Ucraini, 2.800.o00 Grandi Russi, 1.500.000 Ebrei, 500.000 Polacchi, 400.000 Tedeschi, 250.000 Moldavi, 100.000 Greci, oltre a Russi Bianchi, Bulgari, Tatari, Persiani, Zingari, Lettoni, Lituani, ecc. Già chiamati Piccoli Russi in Russia, gli Ucraini furono detti Ruteni nella monarchia austro-ungarica. Essi, come i Grandi Russi, si sono estesi per immigrazione anche alle terre dell'Asia centrale (repubbliche del Turkmenistan, Uzbekistan, Tadžikistan) e della Siberia meridionale.
I villaggi ucraini, molto diversi dai villaggi della Russia settentrionale e centrale, hanno le case disposte molto irregolarmente. Prototipo dell'abitazione è la chata, costruita in mattoni e intonacata con uno strato della stessa argilla, la quale serve a fabbricare i mattoni. Il tetto è, nelle regioni più meridionali, pure coperto di argilla, mentre altrove è coperto di paglia o di giunchi. Le pareti sono imbiancate con calce. Anche l'interno è tinteggiato di bianco, con la stufa di fronte alla porta e le panche disposte lungo le pareti. Vanto della donna ucraina è la pulizia della casa, ch'essa lava e rassetta di continuo. All'esterno le case sono circondate di orti e giardini verdeggianti, protetti da ciliegi e alte siepi. Nel complesso i villaggi ucraini hanno un aspetto gaio, anche se le strade siano ora fangose, ora polverose.
La maggior parte della popolazione vive nelle campagne, sicché la popolazione urbana rappresenta poco più del quinto, e di essa una metà soltanto è costituita di Ucraini. Il resto è costituito in parti uguali di Grandi Russi e di Ebrei. Le città dell'Ucraina si staccano dalle altre città della Russia soprattutto per l'abbondanza dei giardini e per il grande numero di viali alberati. Anche i dintorni di esse sono più ridenti per gli orti e i frutteti, per le piccole case di campagna, le cosiddette dači, ornate di fiori, per i campi coltivati a cereali, barbabietole, canapa, tabacco, e per i vigneti. La densità di popolazione è perciò assai elevata, tanto da raggiungere la media di 64 ab. per kmq., ma con massimi di 82,5 ab. per kmq. nella provincia di Kiev, di 83 ab. in quella del Donec, e di 81,5 ab. in quella di Charkov, superiori alla densità della provincia di Mosca.
Nell'Ucraina sorgono pure alcune delle più popolose città dell'U. R. S. S., e cioè Charkov con 654.300 ab., Kiev, la capitale con 538.600 ab., Odessa con 497.000 ab., Dnepropetrovsk con 379.200 abitanti, Stalin con 285.000 ab. L'aumento di popolazione è stato, dal 1926 in poi, del 274% per Charkov, del 118% per Kiev e del 212% per Dnepropetrovsk. Tanta densità di popolazione e il conseguente sviluppo di alcuni centri urbani trovano la loro ragion d'essere nella felice positura geografica dell'Ucraina, la quale occupa una delle parti più fertili dell'U. R. S. S., dotata per di più di un clima migliore delle altre parti dell'U. R. S. S., e dove si trovano riserve minerali cospicue.
Influisce poi la vicinanza degli stati dell'Europa centro-orientale e la facilità delle comunicazioni per via di mare con la regione balcanica degli Stretti. Densità minima presenta la provincia di Vinnica, ove si contano appena 10 ab. per kmq. Se lungo le vallate dei corsi d'acqua lo sviluppo degl'insediamenti è facile, sui ripiani di natura granitica e battuti dal vento durante l'inverno la vita diventa difficile.
La Russia, per ragioni ovvie, dato il suo tardivo sviluppo storico, non ha molte città, che possano vantare una grande antichità, ma fra le poche ve ne sono alcune dell'Ucraina e fra di esse Žitomir, fondata da uno dei compagni di Askold, principe di Kiev sul finire del sec. IX, e la stessa Kiev, che pare sia stata fondata verso la prima metà del sec. IX, e che è considerata come la "madre delle città russe". Queste città mantengono, nonostante i molti rimaneggiamenti dopo le rovine e le distruzioni, provocate dalle guerre, dalle rivoluzioni e dagl'incendî, alcune delle caratteristiche originarie, che mostrano come esse fossero delle città militari con un nucleo centrale dal quale si partivano delle vie radiali, collegate fra di loro da strade concentriche. Molte altre città sorsero nei secoli successivi, durante la conquista del paese per opera dello stato russo. Così sotto il regno di Anna Ivanovna venne fondata nel 1740 Aleksandrovsk, odierna Zaporož′e; sotto il regno di Elisabetta nel 1754 Elisavetgrad, odierna Kirov; sotto il regno di Caterina II, quando fu spinta a fondo la conquista della Russia meridionale, sorsero Ekaterinoslav, odierna Dnepropetrovsk (1784), Cherson (1778), Nikolaev (1789), Odessa (1794). Queste città presentano il tipo rettangolare o a scacchiera, con le strade che si tagliano ad angolo retto e con una piazza centrale. È il cosiddetto periodo che nell'urbanistica russa è distinto come "moderno" delineatosi dopoché fu raggiunta la sicurezza territoriale, e cessarono le esigenze di carattere militare.
Altri centri notevoli sono Kamenec Podolsk (35.000 ab.), Berdicev (53.000 ab.), Žitomir (73.000 ab.), Vinnica (72.000 ab.), Uman (41.000 ab.), Černigov (43.000 ab.), Sumy (48.500 ab.), Kremenčug (70.000 ab.), Poltava (100.000 ab.), Dneprodzeržinsk (Kamenskoe, 115.000 abitanti).
Nella regione mineraria del Donec le maggiori città hanno tutte carattere industriale e le principali sono Artemovsk (52.000 abitanti), Slavjansk (47.300 ab.), e Stalin, già citata. Infine, lungo la costa settentrionale del Mare d'Azov vi sono i porti di Berdjansk (36.000 ab.) e di Mariupol′ (155.000 ab.).
Odessa possiede stabilimenti balneari per i bagni di mare e per quelli di sole, per la cura delle malattie della pelle e dei reumatismi nei pressi dei liman, ove si trovano fanghi salsoiodici e acque solforose. Gli edifici maggiori delle grandi città presentano diverso stile, essendo stati costruiti durante il sec. XVIII e il XIX, a imitazione degli edifici che adornano le città dell'Europa occidentale. Grande diffusione ha avuto il "novecento", e a Charkov è degno di menzione il grande blocco di costruzioni, che racchiudono la piazza Dzerdžinskij con edifici di quattordici piani. Nelle vie secondarie però la maggior parte delle case ha aspetto modestissimo. La viabilità, buona e abbastanza curata nelle arterie principali, è altrove in condizioni deplorevoli. I servizî pubblici, che hanno richiesto un'opera di completa riorganizzazione dopo il periodo rivoluzionario, funzionano abbastanza bene, particolarmente per i trasporti. Sono però in corso grandi lavori di sistemazione, che comprendono per ora la demolizione di vecchi edifici.
L'Ucraina, ricca di terre fertili, con un sottosuolo nel quale abbondano le riserve minerali, dotata di un clima migliore di quello di altre parti dell'U.R.S.S., e, come è stato detto, a più diretto contatto del mare e dei paesi dell'Europa centro-orientale, abitata da una popolazione numerosissima, solcata da corsi d'acqua navigabili, priva di ostacoli naturali, che impediscano lo svolgimento delle vie di comunicazioni, possiede tutti gli elementi necessarî a un rapido e imponente sviluppo economico. Ciò che in effetto si è verificato per il passato e si verifica anche per il presente.
Fattore primo della vita economica dell'Ucraina è l'agricoltura, la quale, come in ogni altra parte dell'U.R.S.S., occupa circa i quattro quinti della popolazione. Le ottime condizioni del suolo, occupato su vastissime estensioni dal černozem, permettono una larga e facile coltivazione dei cereali e della barbabietola. Sopra tutto la regione compresa fra il Dnepr e il Dnestr ha, per la produzione agricola, particolare valore. Meno produttive sono invece le terre dell'estrema fascia settentrionale, dove prevalgono le foreste e una parte del suolo è occupata da acquitrini e paludi. Con tutto ciò i terreni arabili coprono circa il 65% dell'intera superficie, e sotto tale riguardo l'Ucraina tiene in tutta l'Europa uno dei primi posti, così come è uno dei paesi, che hanno una delle più basse percentuali di terreni improduttivi (appena il 7%). Le foreste hanno anch'esse uno sviluppo limitato e nell'insieme occupano appena il 10% dell'intera superficie; i pascoli non superano il 12%. Infine il 6% è destinato alle colture specializzate.
Nella regione compresa fra il Dnepr e il Dnestr, la quale presenta tutti i caratteri di paese coloniale per la distribuzione dell'abitato, sorto in vicinanza di strade, di corsi d'acqua, di sorgenti, le migliori coltivazioni sono quelle dei cereali, orzo, avena e principalmente frumento. Nella provincia di Vinnica, che corrisponde in parte alla Podolia, lo strato di terra nera, che ricopre la massa delle rocce cristalline, permette una larga coltivazione di frumento e di barbabietole da zucchero, mentre la violenza dei venti ostacola lo sviluppo della vegetazione arborea. Altro cereale assai coltivato è la segale. Non meno fertile è la vallata del Dnepr, soprattutto nella parte mediana. Verso sud la minore fertilità dei terreni e l'aridità del clima durante l'estate rendono meno redditizia l'agricoltura. L'allevamento del bestiame, in gran parte fatto allo stato brado, ha pure importanza capitale nella vita economica dell'Ucraina. Tuttavia le condizioni sono, rispetto all'epoca prebellica, peggiorate. La guerra mondiale portò a un primo depauperamento del patrimonio zootecnico, la guerra civile aggravò la situazione, e infine la resistenza opposta dai contadini benestanti (kulaki) alle riforme agrarie provocò una nuova crisi. Le razze migliori sono per ora rappresentate dai bovini, che appartengono al cosiddetta tipo podolico. Scadenti i cavalli, anche se numerosi.
Coltivazioni speciali sono quelle degli ortaggi, dei legumi e dei frutti d'acqua (cocomeri, poponi, cetrioli, ecc.), di cui i Russi fanno larghissimo uso durante la stagione estiva, e, inoltre, quelle degli alberi da frutta. Nelle vallate meglio riparate della Podolia è possibile coltivare la vite e da essa è venuto il nome alla città di Vinnica. Altra coltivazione abbastanza estesa è quella del tabacco.
Pur essendo la regione agricola più redditizia dell'U. R. S. S. non bisogna credere che le pratiche agricole, nonostante la diffusione dei nuovi mezzi di coltura, siano molto progredite, e se l'Ucraina produce in quantità maggiore rispetto ad altre parti della Russia, lo si deve evidentemente più alla naturale fertilità dei terreni che al lavoro e alle cure degli uomini. Aratura, semina, erpicatura, falciatura e battitura dei cereali sono fatte con sistemi, se non primitivi, certo antiquati.
La conservazione stessa dei prodotti avviene in modo primitivo, sicché non è raro il caso che una parte degli ammassi di frumento si deteriori.
Da ultimo ricorderemo come nel campo alimentare abbia grande importanza la pesca fluviale.
Prima che la Russia iniziasse lo sfruttamento dei giacimenti di carbon fossile della Siberia meridionale e di altre regioni dei suoi dominî asiatici, si usufruiva del carbone di due grandi bacini carboniferi: quello uralico, situato a nord di Sverdlovsk, e quello ucraino, situato all'estremo orientale dello stesso rilievo ucraino nel bacino del Donec. Questo è stato ed è tuttora assai importante, poiché ha un'estensione complessiva di 16.000 kmq. ed è facilmente utilizzabile per la poca profondità degli strati. La sua produzione è salita in questi ultimi anni a circa 30 milioni di tonnellate, ciò che rappresenta, in cifre tonde, circa il 50% dell'intera produzione sovietica. Inoltre la qualità in generale è buona, sempre superiore a quella degli altri bacini carboniferi, sicché le antraciti del Donec si distinguono per lucentezza, colore nerissimo, compattezza, combustione uniforme e calore elevatissimo. Essendo utilizzabili per ogni uso, esse sono assai ricercate e quindi esportate su vasta scala.
Non minore importanza, sia per l'Ucraina, sia per tutta l'U. R. S. S., ha il distretto minerario di Krivoj Rog, ove si estraggono i due terzi del ferro russo, ossia da 6 a 9 milioni di tonn. annualmente. L'Ucraina verrebbe così a produrre il 58% del minerale di ferro e il 68% della ghisa. È naturale perciò che nell'Ucraina l'industria pesante si sia sviluppata con ritmo più celere e in proporzioni maggiori rispetto ad altre regioni dell'U.R.S.S. Ma anche l'industria pesante ucraina ebbe a soffrire moltissimo in seguito alla rivoluzione e alla guerra civile. L'utilizzazione del ferro per usi militari dapprima, l'insufficienza di mezzi di trasporto, la rovina di molti altiforni, la stasi delle esportazioni, determinarono una paralisi completa e quindi una crisi nella produzione del combustibile e dei minerali grezzi durata sino al 1923. Ma poiché l'U. R. S. S. ha rivolto in un primo tempo ogni sua cura alla riorganizzazione dell'industria pesante, poiché dal suo sviluppo dipendono le fortune di molte altre industrie e soprattutto l'armamento dell'esercito e della marina militare, così l'Ucraina ha veduto risollevarsi le sorti della sua attività industriale. Al presente il centro più caratteristico per la lavorazione del ferro è Krivoj Rog (Krivi Rih in ucraino), situato alla confluenza del Saksaga con l'Ingulec, enorme aggregato di stabilimenti metallurgici, meccanici, chimici, ecc., e di case operaie. Il minerale di ferro, estratto nel suo distretto, ha un tenore elevatissimo e cioè del 62-67%. La prima utilizzazione di esso risale al 1870. Altro grande centro per la lavorazione del ferro e dell'acciaio è Stalin. L'industria meccanica si è pure sviluppata a Dnepropetrovsk, a Kiev, a Izjom, a Odessa e a Nikolaev, ove esistono buoni cantieri navali. Alla ripresa industriale ha contribuito in forte misura il grande sviluppo dell'industria elettrica, che raggiunge la sua più alta espressione nella grandiosa opera di sbarramento del Dnepr a Zaporož′e, compiuta attraverso difficoltà non indifferenti e per la quale è stato necessario costruire una diga lunga 760 m. e alta 52 m., elevando il livello delle acque al disopra delle rapide di oltre 2 metri. La forza sviluppata dalla centrale elettrica, e che viene distribuita a tutto il bacino del Donec, supera i 300.000 cav. e, a impianti ultimati, ne fornirà per lo meno 800.000.
La buona produzione agricola favorisce naturalmente lo sviluppo delle industrie che da essa attingono la materia prima. La più importante di tutte è quella dello zucchero, il cui centro principale è Kiev, dove è anche il mercato più attivo. Altre industrie sono quelle dei saponi, delle candele, dello zucchero, degli alcoolici, dei tabacchi, che si trovano a Charkov, Kiev, Odessa, Žitomir, Sumy, Izjom, ecc. A Žitomir, Charkov esistono fabbriche di guanti. Altrove si hanno fabbriche di tessuti di lino e di cotone, concerie, ecc. In qualche centro si è pure promossa la specializzazione dei prodotti, come a Odessa, dove si fabbricano macchine e attrezzi cinematografici e fotografici. Altre industrie sono quelle dei superfosfati, dei turaccioli, delle colle di pesce, delle vetrerie e delle ceramiche.
Nell'Ucraina non manca, a somiglianza degli altri centri rurali dell'U. R. S. S., l'industria domestica invernale, esercitata dai contadini durante i lunghi mesi di forzata inoperosità. Anzi nell'Ucraina alcuni prodotti, e particolarmente i tessuti ricamati di lino, sono meglio curati e più caratteristici che non altrove, e dall'Ucraina si diffondono al resto dell'U. R. S. S. L'industria domestica ebbe a soffrire assai durante la guerra mondiale e la rivoluzione, per quanto durante questa fosse l'unica industria che non rimanesse paralizzata del tutto; nonostante i nuovi orientamenti economici del paese essa si è ora risollevata e ha ripreso il ritmo della sua produzione: questi contadini-operai (kustari) producono particolarmente tessuti di lino, lavori in cuoio, in metallo, come samovar, piatti, coppe, candelieri, ecc., in legno, verniciato in modo speciale o laccato, ecc. Un tempo tale produzione era in parte anche esportata all'estero.
L'industria ucraina, nonostante lo sviluppo raggiunto, non va esente dai difetti che si riscontrano in tutte le industrie russe. Innanzi tutto vi è scarsità di elementi tecnici, sia fra il personale dirigente, sia fra il personale operante. Non si può negare che vi siano persone attive, ingegnose e dotate di una notevole cultura professionale, ma in confronto del fabbisogno, richiesto da un'organizzazione industriale così complessa, il loro numero è assolutamente insufficiente. La mano d'opera è abbastanza pronta nell'apprendere, ma ciò non supplisce alla mancanza di quel lungo tirocinio che assicura la regolarità e la perfezione del lavoro. Altro grave ostacolo allo sviluppo equilibrato di ogni industria è lo sviluppo ancora insufficiente dei trasporti, sia per l'afflusso delle materie prime ai centri di produzione, sia per lo smaltimento dei prodotti verso i centri di consumo, sicché o le industrie debbono di tempo in tempo rallentare il loro ritmo, o vedono una parte della loro produzione rimanere inoperosa nei depositi e nei magazzini.
Spesso poi i prodotti, particolarmente quelli meccanici, sono di qualità scadente. Deficienza grave, anche se sino ad ora il bisogno di avere macchinarî e prodotti varî delle industrie meccaniche abbia potuto giustificare una produzione affrettata e poco perfetta.
Insufficiente è certo tuttora lo sviluppo delle vie di comunicazione e dei mezzi di trasporto: anche in questo caso non si tratta, ben inteso, di problema ristretto alla sola Ucraina. È un fatto che investe tutta l'U. R. S. S. L'Ucraina, per cause principalmente geografiche, è, anzi, meglio favorita delle altre regioni dell'U. R. S. S. Le strade ordinarie sono più spesso delle semplici piste, che si svolgono fra i campi, allargandosi a destra e sinistra a seconda delle condizioni del suolo. Quando vi siano eccessivi ristagni di acque, o lo strato di fango sia troppo profondo, o i solchi lasciati dai rotabili siano troppo frequenti, i veicoli deviano come meglio possono per evitare ostacoli. E se durante l'inverno la neve ghiacciata facilita in parte il traffico, durante la primavera lo scioglimento di essa porta alla cosiddetta rasputica, ossia impedisce il traffico lungo le strade. La siccità estiva e i forti calori che l'accompagnano, fanno sì che le strade diventino quasi impraticabili per l'alto strato di polvere, che le ricopre. Molteplici sono le cause di uno stato così deplorevole della viabilità ucraina, ma soprattutto l'insufficienza dei mezzi tecnici per affrontare e condurre a termine un'opera tanto complessa.
Non meno difficile è la situazione delle strade ferrate. Come è noto, lo stato zarista non si decise a iniziare la costruzione delle strade ferrate se non dopo la disastrosa campagna di Crimea, quindi nella seconda metà del sec. XIX. La costruzione delle reti ferroviarie presentò non poche difficoltà: distanze enormi fra i centri, che dovevano essere collegati fra di loro, necessità di rassodare il terreno, necessità di costruire ponti lunghissimi e molto solidi per resistere all'urto dei ghiacci all'epoca del disgelo. Unico vantaggio, l'assenza di catene montuose, che richiedessero lo scavo di profonde trincee o la perforazione di gallerie. Quanto sia preoccupante il problema del rafforzamento del terreno, per il quale manca in effetto il materiale, lo dimostra quanto avviene lungo un tratto della linea di Nikolaev a Odessa, ove, dopo il passaggio di ogni convoglio, una squadra di operai deve provvedere al riassetto della linea stessa.
Centri ferroviarî principali dell'Ucraina sono innanzi tutto Kiev, Charkov e Odessa; le linee più importanti sono: quella che provenendo da Mosca e Kursk raggiunge Charkov, donde si prosegue per Zaporož′e, sino a Sebastopoli in Crimea; la linea, che da Kursk raggiunge Kiev e si continua per Vinnica sino a innestarsi sulla linea Odessa-Balta-Leopoli; la linea Charkov-Poltava-Kirov-Balta e la Charkov-Vorošilovgrad (Lugansk)-Rostov sul Don; poi la linea da Rostov sul Don a Dnepropetrovsk-Kremenčug (o Kirov); infine la linea Berdičev-Šepetovka-Varsavia, che si dirama dalla linea Kiev-Vinnica. Vi sono inoltre numerose altre linee di minore importanza, le quali congiungono alle principali località i centri meno notevoli. Importanti sono i collegamenti con il Caucaso, per la linea Charkov-Rostov sul Don, con Varsavia e con Leopoli, mentre il collegamento Odessa-Kiev avviene soltanto a mezzo di una deviazione. L'esercizio sulle linee dell'Ucraina presenta gli stessi inconvenienti, proprî di tutta la rete ferroviaria russa: velocità ridotte, dovute al debole armamento delle linee, e al peso dei convogli, e poca frequenza di treni, tanto che su alcune linee non si hanno più di due coppie giornaliere.
Ottimo sussidio ai trasporti terrestri sono i trasporti fluviali che però si svolgono quasi esclusivamente lungo il Dnepr. Ma per il collegamento di quest'arteria fluviale col Pripeć e con la Desna essi assumono un'importanza particolare. Altra linea fluviale è il Donec, che permette di avviare i prodotti minerarî della regione mineraria e metallurgica al porto fluviale di Rostov sul Don e da questo al Mare d'Azov e al Mar Nero. Minor valore hanno il Bug e il Dnestr. Quest'ultimo, essendo malamente navigabile nell'ultimo tratto, obbliga a trasportare le merci per via terrestre a Odessa.
Le relazioni dirette con i paesi d'oltremare si svolgono attraverso i porti di Odessa, di Nikolaev, e di Cherson. Questi porti non ebbero per il passato un'attrezzatura troppo perfetta, e durante la rivoluzione furono danneggiatissimi. Vennero però nel decennio 1925-1935 rimessi in efficienza e ampliati, fornendoli di una buona attrezzatura, più rispondente alle necessità del traffico. Tuttavia Odessa, un tempo principale esportatore di cereali, ha perduto tale primato, che è passato al porto di Novorossijsk e a qualche altro della regione caucasica. Una parte del traffico marittimo ucraino passa per i porti della Crimea o per quello di Rostov sul Don. Importante è poi il porto di Mariupol′, antico centro peschereccio, sorto presso la foce del Kalmius a opera di un gruppo di Greci, e ora importante per l'esportazione del carbon fossile, del ferro e dei cereali.
Le comunicazioni aeree interessano in modo particolare il collegamento di Kiev con Mosca e di Odessa con Charkov e Mosca. Date le grandi distanze e la lentezza delle comunicazioni terrestri, l'aviazione civile è una necessità imprescindibile per tutta l'U. R. S. S. e quindi anche per l'Ucraina, la quale rimane inquadrata nella più vasta rete che interessa l'U. R. S. S. intera e le relazioni con gli stati limitrofi.
Il movimento commerciale, sottoposto come ogni altra iniziativa al controllo dello stato, è, date le caratteristiche agricole e industriali del paese, abbastanza attivo. Anzi si potrebbe dedurre a priori, che l'Ucraina dovesse essere paese eminentemente esportatore con una bilancia commerciale più che favorevole. Infatti l'Ucraina è in condizione di poter esportare prodotti agricoli, combustibile, fossili, minerale di ferro, sale marino e salgemma, materie prime industriali e manufatti di industrie diverse. Le principali importazioni dovrebbero più che altro comprendere fibre tessili, e cioè lino e cotone, e prodotti manufatti di quelle poche industrie, che non si sono sviluppate nel paese, essendo state per la loro specializzazione accentrate in città della Russia centrale e settentrionale. È tuttavia possibile, nonostante la mancanza di dati attendibili, indicare i principali centri del commercio ucraino. Kiev è il principale mercato per gli zuccheri; Charkov per i cereali e per i cavalli; Nikolaev per i cereali, particolarmente orzo, per il manganese, il minerale di ferro, e per gli zuccheri; Cherson per le lane, il frumento, il pesce, la verdura, le frutta e il legname; Berdičev per i cereali e il bestiame; Žitomir per i cereali e il legname; Sumy per i cereali; Čercasy per il legname, il ferro, il sale, lo zucchero; Priluki per il tabacco; Kremenčug per i cereali, il carbon fossile, il sale, il tabacco, i cuoi, il legname; Poltava per i cereali, il legname, i cavalli; Odessa per cereali, semi di lino, lana, bestiame, zucchero, legname, carbon fossile, nafta, ferro, macchinarî, stoffe, ecc. Le maggiori e più frequenti relazioni con l'estero si hanno attraverso i porti marittimi e la Polonia. Piuttosto limitate sono le relazioni commerciali con la Romania.
Lingua.
L'ucraino (per i rapporti col termine ruteno, v. ruteni; un terzo termine, caduto in disuso, è piccolorusso, detto così in opposizione a granderusso, usato ora soltanto per indicare quell'insieme di dialetti su cui poggia la lingua letteraria russa) è parlato in un territorio che ha per confine settentrionale e orientale una linea che, partendo dal SE. di Bialystok, attraversa il Dnepr al NO. di Černigov e il Don al N. di Charkov, per piegare poi, dopo un ampio cuneo che s'insinua fin quasi ai pressi di Voronež, verso SE., congiungendo Novočerkassk con Stavropol′, e raggiungendo a SO. di questa città il Mar Nero. Le coste di questo, come pure del Mare d'Azov (fatta eccezione però per la Penisola di Crimea), formano il confine meridionale dell'ucraino. Il suo limite occidentale e sudoccidentale è dato da una linea approssimativa che, movendo da un punto intermedio tra le foci del Dnestr e del Danubio, lascia nel territorio prevalentemente ucraino Chiṣinău, Cernăuţi e Užhorod, supera i Carpazî presso il fiume Poprád, volge rapidamente ad est fino al San nei pressi di Przemyśl e da qui, dopo aver toccato Tomaszów e Hrubieszów, si dirige quasi nettamente verso il nord fino a raggiungere Białystok. Ma questo territorio non ę ovunque compattamente ucraino e specialmente nelle sue parti occidentali vi sono forti minoranze polacche. D'altro lato, l'ucraino non ha in tutte le regioni, ove ę parlato, la stessa funzione sociale. Lingua letteraria e amministrativa (ma accanto al russo) nella repubblica federativa ucraina, esso ha di regola fuori di questa, funzioni pił modeste e, in genere, piuttosto oscillanti.
Una stretta affinitމ lega l'ucraino al granderusso e al biancorusso, con i quali costituisce il gruppo delle lingue slave orientali (v. russia: Lingua; slavi: Lingue). Tuttavia i parlari ucraini, che per ragioni politiche (unione dei territorî linguisticamente ucraini con il granducato lituano e poi, assieme a questo, con la repubblica polacca; inclusione della zona ucraina subcarpatica nell'Ungheria e, dopo la guerra, nella repubblica cecoslovacca) o avevano perso, nel passato, o non hanno attualmente che solo in parte contatti diretti con il restante territorio russo, hanno caratteristiche proprie che, sempre per entro al gruppo slavo orientale, ne determinano anche una propria individualità.
Le principali di queste caratteristiche sono: 1. una netta distinzione tra gli esiti degli antichi e e o, secondo che si tratti di sillaba chiusa o di sillaba aperta (nis "naso", nei dialetti della Polessia nuos, nella Russia subcarpatica nus; lid "ghiaccio" poless. ljuod, subcarp. ljud; contro nosa "del naso", ledu "del ghiaccio" - di tutti i dialetti ucraini); 2. il protoslavo ě dà esiti diversi da quelli dell'antico e, e precisamente i, salvo nella Polessia che ha ie: misjac′ "mese", poless. miesec′; 3. g dà h (come nel cèco): hórod "città", nohá "piede"; 4. all'o iniziale è premesso un v: vin "egli" (per on). Come appare anche da questi pochi esempî, l'ucraino si divide in tre dialetti principali: l'ucraino nel senso ristretto della parola che occupa i tre quarti del territorio, il polessiano al sud del biancorusso e il subcarpatico.
Bibl.: St. Smal′-Stockyj e Th. Gartner, Grammatik der ruthenischen (ukrainischen) Sprache, Vienna 1913; N. Durnovo, Vvedenie v istoriju russkogo jazyka (Introd. alla storia della lingua russa), Bruna 1927; Gancov, Dialektologična klasifikacija ukrains'kich govoriv (Classificazione dialettologica dei parlari ucraini), Kiev 1923; T. Smal′-Stoc′kyj, Ukrains′ka mova v sovets′kij Ukraini (La lingua ucraina nell'Ucraina sovietica), Varsavia 1936.
Letteratura.
Solo con l'affermarsi di opere scritte in una lingua sia pure parzialmente distinta dal granderusso, può dirsi abbia inizio una letteratura ucraina nello stretto significato della parola. Ma perché ciò appaia evidente bisogna aver presente anche la distinzione non soltanto geografica ma storica tra l'Ucraina che suol dirsi russa e la parte occidentale dell'esteso territorio che dal Dnepr si spinge fino al Volga e che per le sue caratteristiche etniche e linguistiche è da considerare come un'unità.
Se dal sec. X fino a tutto il sec. XIII le origini delle letterature russa e ucraina sono del tutto comuni, qualche elemento, sempre maggiore, di differenziazione, può notarsi nel periodo che va dalla fine del sec. XIII alla metà del sec. XVII. La parlata popolare libera gradualmente la lingua scritta dal colorito slavo-ecclesiastico. Monumenti di letteratura ucraina nel senso largo della parola possono perciò considerarsi i libri ecclesiastici pubblicati a Cracovia dal tipografo Švajpolt-Fiol, la Bibbia (in lingua popolare ucraino-biancorussa) pubblicata nel 1517-19 da F. Skorina, le opere poetiche e di eloquenza di Ivan Vyšenskyi (avversario dell'Unione delle chiese, morto nel 1620), nonché quelle polemiche e di argomento scientifico di Meletij Smotryśkyj (Grammatyka slovenskyja pravylnoje syntagma, 1619).
Il predominio politico di Mosca, accanto a quello intellettuale di Kiev (ucr. Kiiv), ebbe conseguenze gravi per il popolo ucraino. La cultura ucraino-polacca (S. Polockyj, E. Slavineckyj, D. Tuptalo, T. Prokopovič) giovò a Mosca più che a Kiev. Furono tuttavia pubblicate opere storiche in ispirito ucraino (come quelle di S. Velyčko e di H. Hrabjanko (nella grafia polacca Grabianko), le quali con i dumy (canti storici di colorito popolare) tennero desti gli animi durante le guerre ucraine contro la Polonia sotto la condotta di Bohdan Chmelnytsky (Chmel′nickij; 1648-1656).
Un primo atto di vera e propria persecuzione da parte granderussa fu la proibizione che nel 1720 Pietro il Grande diede alle tipografie ucraine di stampare nuovi libri, oltre la ristampa dei vecchi libri ecclesiastici, i quali dovevano essere pubblicati solo secondo la grafia dei libri ecclesiastici granderussi.
Sotto Caterina II, fu introdotta nell'Accademia di Kiev e in tutte le scuole ucraine la lingua russa. In quest'epoca visse Gregorio Skovoroda (1722-1794), strano tipo di filosofo vagabondo, che, quasi contemporaneo di Voltaire e di Rousseau, è stato considerato come uno dei più profondi pensatori del suo tempo, un vero e proprio interprete dei diritti dell'uomo e in generale della natura umana.
Con la comparsa di Skovoroda coincise la diflusione di società segrete con spiriti liberaleggianti, alle quali si vuole oggi attribuire, oltre che alle tradizioni cosacche, la nascita dell'idea dell'indipendenza ucraina.
Al mantenersi vivo della poesia popolare può riallacciarsi anche l'opera (esteriormente di colorito strettamente letterario) di I. Kotljarevskyj (1769-1836), al cui travestimento dell'Eneide, pubblicato nel 1798, oltre che un significato di rinascita linguistica, vien dato quello di una rinascita poetica e spirituale e quello di atto di accusa contro la servitù della gleba. Da questo punto di vista sono considerate come legate a quella di K. le opere del poeta satirico P. H. Artymovskyj (imitatore di Orazio) e quelle del favolista E. Grebenka. La fondazione, nel 1808, dell'Università di Charkov (ucraino Charkiv), diede alla vita spirituale ucraina un nuovo impulso in senso nazionale. Pochi anni dopo (1816) fu fondata la prima rivista russo-ucraina, l'Ukrainskyj Vestnik, e cominciò la sua attività lo scrittore Gregorio Kvitka (pseud. Osnovjanenko; 1778-1843), i cui racconti fanno pensare a quelli di G. Sand di carattere campagnolo, alle Dorfgeschichten di Auerbach e anche alle Mem0rie di un cacciatore di Turgenev, gli uni e le altre a quelli posteriori. Lo studio scientifico del popolo ucraino e specialmente della sua poesia popolare contribuì a questa rinascita. Essa non si limitò all'Ucraina russa. La Galizia orientale prende un posto eminente nel movimento: tre scrittori galiziani, M. Šaškevyč, I. Vahylevič e I. Holovac′kyj, pubblicano nel 1837 l'almanacco Rusalka Dnistrova che segna in esso una vera e propria data. Il risveglio galiziano doveva trovare più tardi nutrimento nella rivoluzione del 1848 in Austria. È degno di rilievo che la Holovna Ruska Pravda, fondata nel 1848, in un suo appello al popolo ucraino faceva suo il programma dell'introduzione della lingua ucraina nelle scuole superiori e inferiori e della diffusione di libri utili in ucraino. Già due anni prima nell'Ucraina russa la fondazione della società segreta "Fratellanza Cirillo e Metodio" (1846) s'era posto un compito culturale, oltre quello politico di una federazione slava. Quest'idea era del resto già espressa nella poesia di Ivan Ševčenko Jan Hus del 1845.
Tutto quanto aveva animato e animava i migliori spiriti ucraini parve concentrarsi nella figura di Ševčenko (1814-1861). L'Ucraina con il suo passato e presente, il suo destino e la sua coscienza, entra, attraverso l'opera di Š., nella letteratura mondiale. Quanto più aspra l'esistenza, tanto più tenaci le aspirazioni, quanto più profondo il dolore, tanto più perfetta e armonica l'opera. Pittore ed etnografo oltre che poeta, Š. diede alle sue concezioni poetiche lo sfondo della natura patria e degli usi e costumi del suo popolo. Genio autodidatta, figlio del popolo (il padre era servo della gleba nel villaggio di Kirilivka), egli nutrì le sue esperienze e intuizioni di cultura storica e sociale e giustamente le sue poesie liriche e i suoi poemetti sono stati detti specchio dell'anima ucraina e alla sua opera, come alle Memorie di un cacciatore di Turgenev, è stato attribuito il merito di avere influito sulla decisione dello zar Alessandro II di abolire la servitù della gleba. Se anche influenze di altri scrittori non mancano nelle sue opere (soprattutto di Žukovskij, Puškin, Mickiewicz), il loro complesso è strettamente legato alla poesia popolare, nel cui spirito Š. scrisse, tra l'altro, le sue dumy e il poemetto storico Hajdamaci (rievocazione della rivolta ucraina contro la nobiltà polacca nel 1768).
Nella stessa epoca di Š. altri scrittori acquistarono rinomanza: Pantelejmon Kulis (1819-1893), Mykola Kostomarov e Maria Marko-Vovčok (pseudonimo di Maria Markovič, 1834-1907). Storici, oltre che letterati, i primi due, narratrice la terza. Kulič, oltre che poeta e narratore e storico (rappresentò in un certo senso la lotta della piccola borghesia contro l'aristocrazia), fu anche un traduttore molto efficace (Bibbia, Shakespeare, Byron, W. Scott). Le sue conoscenze storiche introdusse in una serie di romanzi storici alla W. Scott, che diedero inizio al romanzo ucraino nel senso moderno della parola. Per il loro carattere sociale soprattutto ebbero importanza i romanzi di I. Levickyj (1838-1918) che attinse i suoi soggetti alla vita ucraina del suo tempo.
Mentre la reazione seguita al 1848 in Austria aveva aggravato la situazione della Galizia, la letteratura ucraina aveva potuto svilupparsi per qualche anno nel territorio russo, limitata però alle opere della cosiddetta belletristica e ai materiali storici. Quando le misure restrittive del governo russo dopo il 1876 presero nuovamente un carattere di persecuzione, fu di nuovo la Galizia a prevalere col poeta Ivan Franko (1856-1917), il quale, come Ševčenko considerò l'Ucraina come un tutto e propugnò, accanto all'indipendenza dagli stranieri, anche la libertà spirituale individuale. Uomo di dottrina - era eccellente filologo - si vide escluso dall'insegnamento superiore, cui aspirava, e per quarant'anni parlò al suo popolo attraverso canti epici, romanzi, racconti e drammi, rivelando una natura di combattente, quale forse un altro ucraino, lo storico e sociologo M. Dragomanov (o Drahomaniv) ebbe nella stessa epoca. Una parte sola della sua attività, quella di poeta lirico, mostrò quanta tristezza e fatalismo fosse nella sua anima. In questo tono ebbe solo rivale nell'epoca che fu sua, in una poetessa, Lesja Ukrainka, la più notevole delle molte poetesse e scrittrici ucraine (oltre la Marko-Vovčok ricordata, Anna Barvinok-Kuliš, Dniprova Čaika e più tardi L. Janovska e O. Romanovyčeva). Paragonata per i suoi toni sociali alla Negri della prima epoca, Lesja Ukrainka chiese anche alla storia di tutti i popoli, antichi e modemi, motivi d'ispirazione, senza restare estranea neppure alla corrente simbolistica della fine del sec. XIX.
Alle nuove correnti in generale non rimase estranea la poesia ucraina, come del resto non era rimasta estranea a quelle precedenti russe ed europee. Il graduale passaggio dalle une alle altre si nota assai bene da V. Samijlenko, B. Lepkyj e O. Makovej (ucraini russi o galiziani senza notevole differenza) a M. Fylanskyj, O. Oles, A. Krymskyj e P. Karmanskyi. Quest'ultimo, formatosi soprattutto sulla lirica del Foscolo e la prosa del Mazzini, ha il merito di aver arricchita di forme nuove la metrica ucraina.
Anche nella prosa narrativa poca differenza v'è tra ucraini russi e ucraini galiziani: da una parte Panas Myrnyj, B. Hrinčenko, V. M. Kocjubynskyj, V. Vinničenko, L. Janovksa, dall'altra V. Štefanyk, I. Martovič, il ricordato Makovej, A. Čajkovskyj e la narratrice della Bucovina O. Kobylanska. I nomi dei più notevoli fra essi - quali Kocjubynskyj (morto nel 1914), da qualcuno paragonato a Fogazzaro, e Vinničenko, il più violento verista moderno dell'Ucraina, paragonato, però senza fondamento, a M. Gor′kij - hanno varcato anche i confini della patria. L'uno e l'altro psicologi non privi di valore, sono andati oltre i tradizionali limiti della loro patria per affrontare argomenti umani di valore universale. Meno conosciuti sono i galiziani Stefanyk e Martovič, tutti e due tragici pittori della vita contadina, sotto l'influenza più o meno diretta di Maupassant e di Čechov il primo, di Dostoevskij il secondo. Un posto a sé infine occupa la Kobilanska, la quale, formatasi alla scuola del narratore e poeta Jurij Fedkovič (1834-1888), anch'egli attivo in Bucovina, non solo rappresenta questa parte della terra ucraina, ma anche le nuove aspirazioni femminili nella letteratura patria, accanto alla galiziana N. Kobrynska.
Il periodo di maggior fiore nell'epoca moderna fu per la letteratura ucraina in Russia, quello tra la rivoluzione del 1905 e l'inizio della guerra mondiale. Se anche qualcuno, come Vinničenko, piegò alla generale depressione dei primi anni seguiti al fallimento dei moti del 1905, in generale il movimento intellettuale, sotto forma di riviste in ucraino e di organizzazioni culturali e di lotta in favore della scuola ucraina fu intenso e non privo di buoni risultati, fino alla proibizione della stampa ucraina, verificatasi nuovamente con la guerra mondiale.
A mantenere tra la fine del sec. XIX e il primo decennio del secolo XX i contatti col mondo europeo contribuirono le traduzioni di Franko (classici greci e latini, Dante, Cervantes, Goethe), di V. Ščurat (antologie da varie lingue, Chanson de Roland), di Lesja Ukrainka (Heine), di Karmanskyj (Foscolo, Mazzini, Carducci), di Krymskyi (poeti orientali), di M. Rudnyckyj (lirica francese moderna).
Un posto a sé ebbe la storia del teatro. Già intermediario culturale fra l'Europa e Mosca nel passato lontano, il teatm in lingua ucraina poté aver vita solo nei periodi tra una misura e l'altra di restrizione. Già Kotljarevskyj e Ševčenko s'erano provati nella drammaturgia, ma di un teatro ucraino moderno poté parlarsi nella seconda metà del sec. XIX solo con la comparsa di scrittori pratici anche dei problemi specificamente teatrali: M. Staryckyj (1840-1905), M. Kropyvnytskyj (1841-1910) e I. Tobilevič (Karpenko-Karyj, 1845-1900).
La rivoluzione del 1917 si rifletté da principio in Ucraina, come in Russia, soprattutto nella poesia. Così, per es., il poeta P. Tičina (nato nel 1891) dal simbolismo passò agli argomenti sociali; un'evoluzione analoga subì M. Semenko (nato nel 1892) già rappresentante della corrente ego-futurista. La guerra civile impedisce una rapida fioritura letteraria, ma, alla sua fine, tra l'altro il movimento russo dei poputčiki (o compagni di strada) ebbe in Ucraina il suo equivalente. I fenomeni letterarî ucraini sotto il regime sovietico sono analoghi a quelli russi, in diretta dipendenza delle vicende politiche. Ma l'autonomia linguistica e scolastica dà frutti molto ampî, anche se di non eccezionale valore artistico. Alcuni scrittori si affermano con una propria fisonomia: così il drammaturgo I. Mikitenko (nato nel 1897), i narratori M. Choylovo (nato nel 1893), O. Kopilenko (nato nel 1900), P. Panč (nato nel 1891), I. Senčenko (nato nel 1901), i quali dipingono la vita della campagna, della borghesia e dell'intelligencija dopo la rivoluzione, con nuovi tentativi formali, ondeggianti tra il realismo di Mikitenko e la prosa ritmica di Choylovo. Il romanzo cosiddetto proletario si sviluppa anch'esso, con proprî rappresentanti: A. Šijan, V. Kuzmin, Ju. Zorja, ecc. La poesia passa però in questo movimento in seconda linea.
Come a fenomeni a sé bisogna infine ricordare l'attività ucraina che ha il suo centro a Leopoli, intorno alla società Ševčenko e quella che si svolge nella cosiddetta Russia subcarpatica nei confini della Cecoslovacchia.
Bibl.: O. Ohonovskyj, Istorija literaturi ruskoi, I-IV, Leopoli 1887-94; N. Petrov, Očerki iz istorii ukr. literatury XVII-XVIII v., Kiev 1911; M. Voznjak, Istorija ukr. lit., Leopoli 1921-24; M. Hruševskij, Istorija ukr. literatury, Kiev 1926-27; Vl. Barvinskij, Istorija ukr. lit., I-II, Leopoli 1920-21; S. Efremov, Istorija ukr. liter., Kiev-Lipsia 1924, I; 1919; II; B. Kovalenko, Ukrainska proletarska lit., Kiev 1929; A. Leites i M. Jasek, Desjat rokiv ukr. literaturi (Dieci anni di lett. ucr.; 1917-27), vol. I bio-bibl.; vol. II testo storico-critico), Charkov 1928-30; V. Rezanov, Drama ukr., I, 1926-27.
Storia.
Il popolo ucraino conta complessivamente oltre quaranta milioni di abitanti; questa cifra tuttavia oscilla notevolmente, dato che la grande maggioranza degli Ucraini, vivente entro il territorio dell'ex-impero russo, non era in un passato relativamente recente, riconosciuta come nazionalità a parte, ma solo come ramo "piccolo russo" del popolo russo; inoltre numerosi Ucraini vivono inframmezzati a Polacchi, Romeni, in parte a Slovacchi; i varî censimenti, secondo l'autorità che li ha organizzati, differiscono quindi grandemente. Il grosso del popolo ucraino vive entro le frontiere della repubblica socialista sovietica ucraina, che comprende però assai grandi minoranze nazionali (v. sopra). Vaste zone della Polonia sudorientale sono abitate da popolazione ucraina anche se le città hanno netta prevalenza polacca ed ebraica; la Russia subcarpatica (Cecoslovacchia) è abitata in prevalenza da Ucraini, anche se una parte della borghesia vi usa la lingua grande-russa; abbastanza numerosi sono pure gli Ucraini in Bucovina e Bessarabia (Romania). V. anche: bessarabia; bucovina; galizia; polonia: Storia; russia: Storia; russia subcarpatica.
Il termine ukraina che in un primo tempo ha significato "regione marginale" è passato in epoca successiva a significare le terre abitate dalla nazionalità ucraina. È questa la regione in cui è da collocarsi la patria originaria degli Slavi, diffusisi nel corso del tempo nell'odierno Bassopiano Germanico, nelle regioni danubiane e balcaniche, in Russia e poi in Siberia. I primordî del popolo ucraino si identificano in certo qual modo con i primordî del popolo russo; alla fine del sec. XII possiamo con certezza stabilire che tra il Dnepr e i Carpazî esiste uno stato galiziano-volinico con Halič per capoluogo; questo stato ha un relativo periodo di splendore tra la fine del sec. XII e la fine del sec. XIII, specialmente sotto i principi Roman e Danylo.
Con il 1340 questo stato perse tuttavia la sua indipendenza; gli Ungheresi conquistarono le regioni carpatiche, i Lituani presero la Volinia, i Polacchi conquistarono la Galizia. I Lituani a mano a mano, scacciarono i Tatari affermatisi nel territorio dell'Ucraina e se ne impadronirono; ma tollerano come vassalli i principotti locali: anzi è assai caratteristico che i "vincitori" lituani subiscono fortemente l'influsso della lingua e della cultura dei "vinti (v. lituania: Storia).
Dal tempo dell'unione tra Polonia e Lituania l'influsso della cultura polacca cominciò invece a farsi sentire assai fortemente e in misura crescente.
In seguito all'Unione di Lublino (1569), la Lituania con tutta l'Ucraina si fusero entro la Polonia. Assai minacciosi si erano fatti nel frattempo i Tatari della Crimea; siccome lo stato polacco non era in grado di difendersi dalle incursioni di queste orde tatare, i contadini ucraini formarono delle organizzazioni militari di autodifesa per la lotta contro i predoni; ebbero così la loro origine le famose organizzazioni degli zaporogi, sotto il comando di etmani (atamani). Sulla massa della popolazione ucraina gravava anche assai pesantemente il dominio dell'aristocrazia polacca, contro la quale i contadini sovente si ribellavano.
Nel 1648 l'etmano Chmel′nickij riuscì a rendere indipendente l'Ucraina; tuttavia questa indipendenza non riuscì a mantenersi a lungo: nel 1654 il trattato di Perejaslavl′ con la Russia metteva l'Ucraina sotto la protezione dello zar Alessio. Tra due grandi stati come la Russia e la Polonia, l'Ucraina era destinata a esser preda dell'uno o dell'altro.
Con la pace di Andrusovo (1667), la Polonia ottenne le regioni ucraine ad ovest del Dnepr, nelle quali un'impronta polacca si è mantenuta molto a lungo; la Russia ebbe invece la parte a est del Dnepr.
Durante la guerra nordica l'etmano Ivan Mazepa (v.) cercò di ristabilire l'indipendenza dell'Ucraina mediante un'alleanza con Carlo XII; la battaglia di Poltava doveva però distruggere in pieno queste speranze.
Oramai la Russia è divenuta una grande potenza e di più in più tende a partecipare, dopo le vittorie di Pietro il Grande, alla grande politica europea; uno dei suoi primi programmi è il dominio intero dell'Ucraina. Caterina II, nonostante le sue tendenze volteriane e illuministe, autocrate convinta, ridusse pienamente l'Ucraina in provincia russa, abolendo anche gli etmani. Con le spartizioni della Polonia, l'Austria si era presa frattanto la Galizia, mentre importanti regioni, come la Polonia e la Volinia, vennero attribuite alla Russia.
In tal modo il grosso del popolo ucraino venne a far parte dell'impero russo; in certi momenti poté realmente sembrare che una nazionalità ucraina non esistesse più, che la cosiddetta Russia Meridionale, ovvero Piccola Russia, si differenziasse dalla Grande Russia soltanto per un dialetto diverso. Ma nel corso delle grandi agitazioni politiche e sociali che scossero l'impero russo durante il sec. XIX, si poté ben presto vedere che i problemi genericamente "russi" (servitù della gleba, libertà di stampa e di riunione, legislazione operaia), si complicavano nei territorî "piccolorussi" con questioni tipicamente locali, cioè ucraine. Il regime zarista cercò in taluni momenti di cattivarsi le simpatie dei contadini ucraini, prendendo delle misure di carattere "sociale" contro i latifondisti polacchi assai invisi; ma nel complesso la politica zarista, con lievi alti e bassi, fu una politica di compressione nazionale e sociale del popolo ucraino.
Verso il 1840 la resistenza ucraina contro la russificazione si accentua; gli Ucraini di Galizia, viventi quindi in Austria, cioè in un paese più libero della Russia e costretto di continuo a barcamenarsi tra le varie nazionalità, costituiscono in certo qual modo i nuclei più attivi di una rinascita nazionale. Si parlò perfino della Galizia, come di un Piemonte dell'Ucraina.
Nella grande rivoluzione del 1905 le regioni ucraine furono molto attive: postulati nazionali si aggiungono qui ai postulati politici e sociali clamorosamente richiesti in tutta quanta la Russia. Il regime moderatamente costituzionale che si afferma in Russia dopo il 1905 ha per conseguenza che alcuni dei più gravi divieti contro l'uso della lingua ucraina vengano aboliti; la vita culturale del paese ha anzi un notevole sviluppo e molti ritengono di essere soltanto all'inizio di grandi trasformazioni.
Durante la guerra mondiale, taluni ucraini sperarono di ottenere una larga autonomia dalla Russia; altri calcolavano invece sulla vittoria degl'Imperi Centrali per ottenere l'indipendenza completa. Il crollo del fronte, la rivoluzione di marzo e poi quella dell'ottobre 1917, accentuarono le tendenze separatiste degli Ucraini. Un governo indipendente ucraino, favorevole agl'Imperi Centrali concluse il 9 febbraio 1918 la pace separata con questi.
Intanto però la guerra mondiale stava terminando con la sconfitta dell'Austria e della Germania; d'altro lato, vaste masse di operai e contadini ucraini, pur desiderando l'autonomia, volevano che questa autonomia si realizzasse entro alla repubblica sovietica che nel frattempo si era affermata a Mosca e in alcune altre provincie russe. Con la sconfitta degl'Imperi Centrali, l'etmano Skoropadskyj che ne era l'esponente troppo compromesso fu sostituito dall'etmano Petljura, favorevole all'Intesa e che, con l'aiuto di quest'ultima, voleva realizzare la "grande Ucraina" indipendente.
I nazionalisti ucraini oscillarono negli anni seguenti nella valutazione del "male minore"; si trovarono però coinvolti in grandi lotte con i bolscevichi, con i "bianchi", che, pur essendo nemici dei "rossi" non volevano sentir parlare di un'Ucraina libera, infine con i Polacchi.
La repubblica sovietica ucraina (cioè la grande maggioranza delle terre ucraine) fa parte dal 1922 dell'Unione Sovietica. Nel 1923 la Galizia orientale veniva riconosciuta alla Polonia dalla Conferenza degli ambasciatori. La Romania ebbe la Bessarabia e la Bucovina. La cosiddetta Russia Subcarpatica, prima appartenuta all'Ungheria, fu attribuita invece alla repubblica cecoslovacca, che promise un'amministrazione autonoma.
Bibl.: Fondamentale può considerarsi la Storia dell'Ucraina del Hrusévskij, pubblicata in 3 volumi, in lingua ucraina, tra il 1898 e il 1931.