UGO primate d'Orléans
Poeta latino medievale, nato forse nel 1093. U. d'Orléans è ricordato dai contemporanei come il tipico rappresentante della classe goliardica (v. goliardi, XVII, p. 496), tanto da meritarsi il soprannome di Primas (il "primate") per l'eccellenza della sua lirica spregiudicata e spiritosa.
Fin dal 1171, nelle aggiunte fatte alla cronica di Riccardo di Poitiers, si parla di U., come scolaro dotto e intelligente, di condizione assai vile ("a conscolasticis Primas cognominatus, persona quidem vilis, vultu deformis..."). In una sua poesia (conservata assieme con le altre in un ms. di Oxford), che per le allusioni storiche si può collocare fra il 1144 e il 1145, egli si dichiara ormai cinquantenne. Della sua produzione ci restano pochi frammenti di poemetti classicheggianti (Orfeo ed Euridice; la "Caduta di Troia"; il Viaggio di Ulisse all'inferno) e parecchie poesie occasionali, di contenuto assai personale, come brevi confessioni della propria vita inquieta e senza ideali. Privo di scrupoli, celebratore della vita senza disciplina e senza misura spirituale, dedito alla crapula, sempre squattrinato e parassita, maledico fino alla mania, impaniato in un'esistenza volgare, le cui gioie sono rappresentate dagli amori facili e dal giuoco non sempre redditizio, il "Primate" è l'espressione più vigorosa della figura del "goliardo" nel cui ritratto poetico non è possibile distinguere il tono convenzionale dalla vera e propria realtà: probabilmente anche per U. d'O. si tratterà, almeno in parte, di una "scapigliatura" di maniera, piuttosto letteraria che giuridica (si vedano soprattutto le poesie: Pontificum spuma; Idibus Maii; In Cratere meo; e specialmente Dives eram et dilectus).
Comunque il suo nome ebbe una singolare fortuna: Fra Salimbene lo ricorda, confondendolo con l'archipoeta; Henri d'Andeli in un suo poemetto (La bataille des Sept Arts) lo associa a Ovidio come rappresentante della "Grammatica"; e finalmente il Boccaccio rievoca nel Decamerone (I,1) la figura di questo sottile ragionatore: nella novella di Bergamino che "morde l'avarizia di messer Can della Scala" con un racconto di Primasso, "gran valente uomo in grammatica, grande e presto versificatore".
Ediz. e bibl.: L. Delisle, Le poète Primat, Parigi 1870 (in Bibl. École des Chartes, XXX, p. 302 segg.); W. Meyer, Die Oxforder Gedichte des Primas, Gottinga 1907.