Giurista (n. Piacenza sec. 12º); dopo gli studî di diritto romano a Bologna (prima del 1145), si diede alla vita pubblica nella sua città, rivestendo la carica di giudice imperiale (1161) e di console di Piacenza (1164, 1165, 1171). Ghibellino e difensore dei diritti della sua città, sostenne una lunga e accanita lotta col monastero bresciano di S. Giulia. Nel suo libro Contra Antichristum, scritto prima del 1177 e giuntoci solo attraverso la confutazione che ne fece un amico ed ex condiscepolo, il giurista Vacario, S. rivolge un aspro attacco contro la gerarchia ecclesiastica asserendo che, essendo gravata di molte colpe, ha perduto ogni potere carismatico. S. critica inoltre la dottrina dei sacramenti: il battesimo è inutile, non essendovi il peccato originale; l'eucaristia è in realtà una manifestazione di idolatria; la confessione orale e l'ordine sacro non hanno nessun senso nella chiesa vera, che è, secondo S., una realtà tutta spirituale. La salvezza si può conseguire solo con una giustificazione interiore, che si raggiunge non dinanzi agli uomini, ma dinanzi a Dio. Dopo il 1185, nelle bolle papali e negli atti imperiali contro gli eretici, si parla anche di seguaci di S., i cosiddetti speronisti, di cui però in realtà sappiamo assai poco.