Giurista, glossatore civilista, nato in Lombardia nel secondo decennio del sec. 12º, vivente ancora, e celebre, nel 1198. Discepolo a Bologna dei "quattro dottori"; intorno al 1145 andò in Inghilterra al seguito dell'arcivescovo Teobaldo di Canterbury, che lo nominò suo consigliere; non risulta che tornasse più in Italia. Fondò a Oxford una scuola di diritto, che ebbe tanto successo da far temere che l'insegnamento del diritto romano mettesse in pericolo l'integrità delle tradizioni giuridiche locali. La scuola fu chiusa, ma la tradizione dell'insegnamento di V. si mantenne viva. Passato al servizio di Ruggero, arcivescovo di York, V. si dette alla carriera ecclesiastica ed ebbe un impiego nella pubblica amministrazione. L'opera sua principale fu un compendio di estratti delle varie parti del Corpus iuris, che egli fece allo scopo di agevolare lo studio del diritto ai meno abbienti, e intitolò appunto Liber pauperum (pubbl. 1927). Scrisse anche una Summula de matrimonio (1156 circa), un trattatello De assumpto homine (inedito) e un Liber contra multiplices et varios errores (pubbl. 1945) contro le tesi ereticali di U. Speroni (v.).