uji
In Giappone, termine indicante i clan, strutture sociali basilari della storia antica. I membri degli u. erano ritenuti discendenti da un antenato divino comune (ujigami). Il capo del clan (uji no kami), pertanto, era un sovrano politico, ma anche un sacerdote, tramite fra il mondo umano e quello divino. La discendenza «divina» riporta a una credenza di certe popolazioni del Sud-Est asiatico, da cui i giapponesi odierni sarebbero in parte discendenti. I membri dell’aristocrazia u. si appoggiavano sui be, comunità di sudditi divise in base alla funzione (pescatori, contadini, guerrieri ecc.). In epoca Kofun il clan di Yamato si impose sugli altri e creò una «linea imperiale», ritenuta discendente dalla dea Amaterasu Omikami, che sarebbe divenuta la dea principale del pantheon shintoista (➔ ; Nihongi). Con l’istituzione di una prima struttura statale (6°-7° sec.) gli imperatori e la corte tentarono di limitare il potere dei capi degli u.: nel 604 il principe reggente Shotoku Taishi emanò la Costituzione in 17 articoli (che, fra l’altro, iniziava ad accentrare il potere nelle mani dell’imperatore); a partire dal 646 la riforma Taika inglobò le cariche più antiche nel nuovo sistema statale centralizzato.