ULRICH von Ensingen
Architetto svevo, nato presumibilmente intorno al 1350, morto il 10 febbraio 1419 a Strasburgo, dov'era capomastro del duomo.
La prima attestazione documentaria di U. è fornita dalla richiesta di una consulenza, priva di esito, da parte della Fabbrica del duomo di Milano nel 1391 (Annali, 1887, p. 51), da cui l'architetto, indicato come U. "di Füssingen", risulta a Ulma; qui, nell'anno seguente, sottoscrisse un contratto quinquennale per la direzione del cantiere del duomo (Vollmer, 1913, p. 564). Dal marzo 1394 il suo nome ricompare nei verbali della Fabbrica milanese, cui aveva offerto la propria opera; giunto in aprile e assunto il 15 novembre con un contratto di quattro mesi, dopo che le critiche da lui mosse all'impostazione dei lavori in corso furono discusse e respinte (16 marzo 1395), rifiutandosi di eseguire i progetti approvati, lasciò definitivamente il cantiere il 28 marzo (Annali, 1887, pp. 112-135). La conferma a vita dell'incarico di Ulma nel 1397 non impedì a U. di assumere, l'anno seguente, la guida del cantiere della Frauenkirche di Esslingen (Carstanjen, 1893, pp. 75-78) e quella del duomo di Strasburgo, dove giunse il 7 giugno 1399 (Schock-Werner, 1983, p. 121). U. tornò, tuttavia, per qualche tempo a Ulma e la sua attività nella città alsaziana è documentata, da lettere d'arbitrato, solo dal 1402. Nel 1404 offrì la propria consulenza per la ricostruzione della chiesa conventuale di Pforzheim (Carstanjen, 1893, pp. 78-80). Registrato nel 1414 nel libro contabile del duomo di Basilea (Reinhardt, 1939, p. 20), nel 1417 U. cedette la guida del cantiere di Ulma al genero Hans Kun. La sua morte è registrata nell'obituario del duomo di Strasburgo (Reinhardt, 1939, p. 22).
Dopo la prima fase della direzione del cantiere di Ulma, a cui sono da riferire - stabilita l'anteriorità della modifica dell'impianto 'a sala' in basilica, tradizionalmente attribuitagli (Wortmann, 1984) - l'esecuzione delle torri del coro e il compimento provvisorio del corpo longitudinale, U. si dedicò esclusivamente alla progettazione ed edificazione di torri di facciata. A tale attività si connettono un disegno per la torre di Ulma, il c.d. progetto A (Ulma, Stadtarch., 1; Les bâtisseurs des cathédrales, 1989, C 22), concordemente giudicato autografo e datato intorno al 1399, e due fogli per la torre di Strasburgo: l'uno, autografo (Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame, inv. nrr. 10-11; Les bâtisseurs des cathédrales, 1989, C 10), reca sul recto la pianta dell'angolo sudoccidentale della cattedrale e sul verso la pianta parziale dell'ottagono con le torrette orientali; l'altro (Berna, Bernisches Historisches Mus., inv. nr. 1962; Les bâtisseurs des cathédrales, 1989, C 13), di dimensioni eccezionali, riproduce l'intero prospetto della parte nord della facciata, interpretato come collazione di precedenti disegni di U., compiuta dallo stesso architetto o dal figlio Matteo (Recht, in Les bâtisseurs des cathédrales, 1989, p. 403). Un terzo disegno per la torre alsaziana, noto da una copia del sec. 19° (Strasburgo, Mus. de l'Oeuvre Notre-Dame, inv. nr. 8; Les bâtisseurs des cathédrales, 1989, C 9), ascritto a U. da Recht (in Les bâtisseurs des cathédrales, 1989, pp. 399-400), è generalmente riferito al suo successore Johannes Hültz.
Lo schema del progetto A - che si inseriva nella tradizione avviata a Friburgo in Brisgovia e che prevedeva un ottagono a due piani affiancato da quattro torrette scalari e sormontato da una cuspide traforata, a profili curvi, composta da due sezioni raccordate da una galleria anulare accessibile - fu da U. ulteriormente sviluppato a Strasburgo, mediante l'innalzamento del primo piano dell'ottagono e una più netta adesione al modello di Friburgo in Brisgovia, evidente nella pianta triangolare delle torrette, che sono autonome rispetto al corpo centrale, e nella soppressione di ogni evidenza muraria in quest'ultimo. Sul piano stilistico, dalla forte influenza dei modelli praghesi - connessa alla formazione parleriana di U. ed evidente a Ulma sia nella concezione della torre sud del coro e dell'atrio sia nelle forme del traforo e dell'ornato plastico dell'atrio (Conradt, 1959; Schock-Werner, 1983) - si passa a un linguaggio progressivamente autonomo, orientato più decisamente verso il weicher Stil (Petrasch, 1951; Conradt, 1959): alla ripresa della 'parete-schermo' di Erwin von Steinbach (v.) avviata a Ulma, dove si inserisce in una vera continuità di forme strasburghesi (Schock-Werner, 1983), è infatti connesso il processo di stratificazione e differenziazione plastica del traforo che giunge a compiutezza nell'ottagono strasburghese, dove pure si assiste all'impiego monumentale dell'arco carenato intrecciato, che costituisce il motivo tipico del traforo di U., ricondotto da Frankl (1962) ai gâbles intrecciati della torre di Vienna.Ai progetti di Ulma e Strasburgo - la cui esecuzione fu in entrambi i casi limitata al livello dell'ottagono - rispondono le soluzioni previste da U. per la torre di Esslingen, considerata la realizzazione più vicina ai disegni dell'architetto (Vollmer, 1913), e per la torre settentrionale della facciata occidentale del duomo di Basilea, avviata dopo il 1421.In seguito al determinante apporto documentario fornito dalla prima monografia su U. (Carstanjen, 1893) e a fronte di una valutazione critica discorde - oscillante dal giudizio negativo di Dehio (1901) alle posizioni di Pinders (1937) e Petrasch (1951), che riconoscevano in U. il massimo rappresentante della Bürgergotik intorno al 1400 e del weicher Stil in architettura -, l'analisi delle matrici stilistiche è stata generalmente orientata, con l'eccezione di Kletzl (1933), al riconoscimento del fondamentale ruolo della formazione parleriana di Ulrich von Ensingen. Difficilmente sostenibile è risultata l'ipotesi di un'esperienza nelle Fiandre e nel Brabante, cui erano state ricondotte le tipiche gallerie 'a coffa' delle sue guglie (Paatz, 1956; Fischer, 1964), così come quella di un influsso borgognone, alimentata dall'attribuzione a U. delle statue dell'ottagono di Strasburgo (Feulner, Müller, 1953). Contro tale ipotesi, Ringhausen (1973; 1984) ha accostato le statue di Strasburgo alla plastica degli archivolti del portale occidentale di Ulma, eseguita dal maestro Kreuzwinckel, e ha avanzato la possibilità di un'autografia unitaria, sottolineando la coincidenza dei riferimenti stilistici delle sculture con le matrici parleriane di Ulrich von Ensingen. Gli studi più recenti hanno rimarcato la progressiva autonomia stilistica di U. e la sua influenza non solo sulla pratica successiva dei cantieri di Strasburgo e Basilea, ma anche sull'attività di Johann Parler a Praga (Schock-Werner, 1983) e su quella di Giovannino de Grassi (frontespizio del Beroldus; Milano, Bibl. Trivulziana, 2262, c. 1; Rossi, 1995).
Bibl.: Annali della Fabbrica del Duomo di Milano dall'origine fino al presente, I, Milano 1887, pp. 51, 112-135; A.F. Carstanjen, Ulrich Von Ensingen, München 1893; G. Dehio, Die kirchliche Baukunst des Abendlandes, Stuttgart 1901; H. Vollmer, s.v. Ensingen, Ulrich von, in Thieme-Becker, X, 1913, pp. 563-565; O. Kletzl, Das Frühwerk Ulrichs von Ensingen, Architectura 1, 1933, pp. 170-194; W. Pinders, Die Kunst der ersten Bürgerzeit, Leipzig 1937; H. Reinhardt, La haute tour de la cathédrale de Strasbourg, Bullettin de la Société des amis de la cathédrale de Strasbourg, 1939, pp. 14-40; E. Petrasch, Weicher und eckiger Stil in der deutschen spätgotischen Architektur, ZKg 14, 1951, pp. 7-31; A. Feulner, T. Müller, Geschichte der deutschen Plastik (Deutsche Kunstgeschichte, 2), München 1953, p. 252; W. Paatz, Prolegomena zu einer Geschichte der deutschen spätgotischen Skulptur im 15. Jahrhundert (Abhandlungen der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, 2), Heidelberg 1956; A. Conradt, Ulrich von Ensingen als Ulmer Münsterbaumeister und seine Voraussetzungen, Freiburg im Br. 1959; P. Frankl, Gothic Architecture, Harmondsworth 1962, pp. 180-203; F. Fischer, Unser Bild von der deutschen Spätgotischen Architektur des 15. Jahrhunderts (Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, 4), Heidelberg 1964; G. Ringhausen, Die spätgotische Architektur in Deutschland unter besonderer Berücksichtigung ihrer Beziehungen zu Burgund im Anfang des 15. Jahrhunderts, ZDVKw 27, 1973, pp. 63-78; B. Schock-Werner, Das Strassburger Münster im 15. Jahrhundert. Stilistische Entwicklung und Hüttenorganisation eines Bürgerdoms (Veroffentlichungen der Abteilung Architektur des Kunsthistorischen Institutes der Universität Köln, 23), Köln 1983; R. Wortmann, Hallenplan und Basilikabau der Parler in Ulm, in 600 Jahre des Ulmer Münster. Festschrift, Ulm 1984, pp. 101-125; G. Ringhausen, Die Archivoltenfiguren des Ulmer Westportal, ivi, pp. 209-241; Les bâtisseurs des cathédrales gothiques, a cura di R. Recht, Strasbourg 1989; B. Schock-Werner, Ulrich d'Ensingen maître d'oeuvre de la cathédrale de Strasbourg, de l'église paroissiale d'Ulm et de l'église Notre-Dame d'Esslingen, ivi, pp. 205-210; M. Rossi, Architettura e decorazione nel duomo di Milano alla fine del Trecento, in L'architettura del tardogotico in Europa, "Atti del Seminario internazionale, Milano 1994", a cura di C. Caraffa, M.C. Loi, Milano 1995, pp. 67-63.M. Ibsen