PIERANTONI, Umberto
– Nacque a Caserta il 25 settembre 1876, da Angelo e da Elisa Granozio.
La sua era una famiglia di giuristi, con solide tradizioni politiche e accademiche: lo zio, Augusto Pierantoni, ordinario di diritto internazionale, era stato deputato della Sinistra storica e fu senatore dal 1883. Umberto Pierantoni si dedicò invece agli studi naturalistici, e nel 1899 si laureò nell’Università di Napoli. Nel 1900 Francesco Saverio Monticelli lo nominò assistente presso l’Istituto di zoologia dell’Università di Napoli. Già prima di laurearsi cominciò a frequentare la Stazione zoologica di Napoli, ancora «diretta personalmente da Anton Dohrn ed in cui Salvatore Lo Bianco chiedeva ogni mattina agli studiosi quali animali desiderassero fra la serie numerosa di forme che il mare aveva gettato negli apparecchi di raccolta dei pescatori» (Ghigi, 1960, p. 645).
Nella prima fase della carriera scientifica si dedicò allo studio degli Anellidi descrivendo nuove specie di Oligocheti, o lombrichi di mare; lavorò inoltre sulla gestazione esterna dei Sillidi e sullo sviluppo di diverse specie di Saccocirrus. Ma è soprattutto sui Protodrilidi che Pierantoni condusse in questa fase accurate ricerche, fino alla pubblicazione della monografia Protodrilus (Berlino 1908) nella prestigiosa serie Fauna und Flora des Golfes Neapel, edita dalla Stazione zoologica. «I contributi da lui recati alla conoscenza di questo gruppo primitivo di Anellidi (Archianellidi) sono stati accolti in tutti i trattati e sono considerati fondamentali» (Montalenti, 1960, p. 356).
Nel 1901 si svolse a Napoli il II Convegno nazionale dell’Unione zoologica italiana, costituita nell’anno precedente per iniziativa di Monticelli. Pierantoni fu eletto cassiere-economo dell’Unione, con Alessandro Ghigi vice-segretario: tra i due ebbe allora inizio un’amicizia personale, consolidata anche da una carriera quasi parallela e da un’alleanza accademica, che si sarebbero protratte per tutta la vita all’insegna della «tutela degli interessi scientifici, didattici e organizzativi della zoologia italiana» (Ghigi, 1960, p. 645). Dal 1907 al 1909 Pierantoni fu conservatore del Museo zoologico dell’Università, e nel 1909 fu promosso aiuto, carica che conservò fino al 1921, conseguendo nel frattempo le libere docenze in anatomia comparata e in zoologia.
Nello stesso 1909 Pierantoni avviò delle ricerche su alcuni aspetti del fenomeno della simbiosi che si sarebbero rivelate la sua attività scientifica più significativa.
Il 19 dicembre 1909 presentò alla Società dei naturalisti di Napoli una comunicazione dal titolo L’origine di alcuni organi di 'Icerya purchasi' e la simbiosi ereditaria (Bollettino della Società dei naturalisti di Napoli, 1910, vol. 23, pp. 147-160, seguita il 6 febbraio 1910 da un’altra su Origine e struttura del corpo ovale del 'Dactylobius citri' e del corpo verde dell’ 'Aphis brassicae' (1911, vol. 24, pp. 303 s.). Nelle cocciniglie Icerya e Dactylobius, Pierantoni aveva studiato la morfologia e l’embriologia del cosiddetto corpo giallo, negli afidi il cosiddetto corpo verde. Si trattava di formazioni in parte descritte da altri autori, che però non ne avevano interpretato la funzione e il significato morfologico. Usando tecniche molto raffinate per l’epoca, egli riuscì a farne l’esame istologico, e poté stabilirne la natura simbiotica, ossia mostrò che le loro cellule contengono batteri le cui speciali attività determinano la funzionalità degli organi stessi. Egli poté poi dimostrare che i microrganismi simbiotici, durante la vita sessuale della femmina, riescono a penetrare nelle uova e si trasmettono al nuovo individuo. Successivamente, studiando l’embriologia di quelle specie, poté stabilire che la presenza costante dei simbionti in tutti gli individui di ciascuna specie è assicurata da quella forma di trasmissione, che chiamò 'simbiosi fisiologica ereditaria'. Pierantoni ricercò anche il significato fisiologico dei simbionti per gli individui che li ospitano, mettendone in luce soprattutto il ruolo nei processi digestivi. Altre ricerche dimostrarono poi che le funzioni svolte dai simbionti sono di natura ben più complessa di quelle studiate inizialmente.
Nel 1914 cominciò a occuparsi di organismi luminescenti, tanto insetti quanto organismi marini, soprattutto Cefalopodi e Pirosomi, partendo dall’ipotesi che anche questo fenomeno fosse dovuto a una forma di simbiosi ereditaria. Nel 1915, con l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale e l’allontanamento della famiglia Dohrn, la guida della Stazione zoologica passò a Monticelli, che affidò a Pierantoni la direzione del Dipartimento zoologico. Quest’ultimo avviò una serie di ricerche per studiare comparativamente la morfologia e la fisiologia degli organi luminosi di varie specie marine, a diverse profondità. Riuscì così a dimostrare in molti casi che la sostanza fotogena è una coltura di batteri luminescenti, confermando in molte specie la fondatezza della sua ipotesi sulla natura simbiotica del fenomeno, mentre in genere ne rimase incerta la natura ereditaria. Tuttavia, nel caso dei Pirosomi, egli riuscì a ricostruire l’intero ciclo ereditario dei corpuscoli luminosi, che si rivelarono veri batteri fotogeni (Gli organi luminosi simbiotici ed il loro ciclo ereditario in 'Pyrosoma giganteum', Napoli 1921).
Nel 1916 Pierantoni sposò Giselda Bozzi, dalla quale ebbe un figlio, Angiolo, mentre cominciavano a giungere i primi importanti riconoscimenti accademici: l’Accademia Pontaniana gli conferì il premio De Mellis (1917), e l’Istituto veneto di scienze, lettere e arti il premio Forti (1914 e 1921). Nel 1921 divenne professore straordinario di zoologia nell’Università di Sassari, e nel 1922 fu chiamato dall’Università di Torino, dove conseguì l’ordinariato nel 1924.
Nel periodo torinese ebbe come studente Giuseppe Montalenti, che così ricorda le sue lezioni: «Pierantoni ci portava a contatto con problemi vivi e interessanti: la variabilità, il mendelismo, la sessualità e la riproduzione studiata a livello cellulare, e soprattutto la simbiosi, ch’era il suo argomento, al quale aveva recato contributi fondamentali. Queste lezioni […] furono i miei primi contatti con le scienze biologiche a livello universitario [e] furono certamente determinanti per la mia formazione scientifica» (Montalenti, 1960, p. 355).
Pierantoni ebbe saldi legami con l’ambiente culturale subalpino: nel 1924 fu eletto socio dell’Accademia delle scienze di Torino, e in seguito pubblicò due manuali con la casa editrice UTET (Nozioni di biologia, Torino 1929; Compendio di zoologia, Torino 1934); ancora nel 1940 fu tra i primi chiamati a collaborare al mensile di attualità scientifica Il Saggiatore, appena avviato dall’editore Giulio Einaudi.
Nel 1925 fu chiamato a succedere ad Antonio Della Valle nella cattedra di anatomia comparata dell’Università di Napoli e nel 1927, alla morte di Monticelli, passò alla cattedra di zoologia. Nel 1928 assunse la direzione dell’Archivio zoologico italiano, e dal 1930 avviò il Bollettino dell’Unione zoologica.
Frattanto, nel 1923, aveva ricevuto dall’Accademia dei Lincei il premio reale per la biologia, e nel 1927 era stato eletto socio corrispondente della stessa Accademia. Consigliere d’amministrazione della Stazione zoologica, preside della Facoltà di farmacia dal 1930 al 1934, e di scienze dal 1936 al 1943, Pierantoni fu anche prorettore dell’Università di Napoli. Negli anni Trenta, oltre a guidare il lavoro di un gran numero di allievi e collaboratori, lavorò all’estensione dell’interpretazione simbiontica a nuovi fenomeni, e in particolare allo studio dei flagellati intestinali delle termiti, che gli procurò varie critiche (Montalenti, 1960, pp. 359 s.). Fece parte di molti sodalizi, fra cui l’Accademia Pontaniana di Napoli e l’Accademia Leopoldina di Halle. Socio aggregato dell’Accademia d’Italia, in seguito alla soppressione dell’Accademia dei Lincei nel 1939, nel 1940 fu nominato da Pio XII nella Pontificia Accademia delle scienze; nel 1951 fu eletto socio nazionale dei Lincei. Collocato fuori ruolo dal 1948, nel 1952 divenne professore emerito e nel 1954 pubblicò il suo ultimo lavoro.
Morì a Napoli il 16 novembre 1959.
L’ampia attività scientifica di Pierantoni (oltre 160 pubblicazioni) fu accompagnata da un notevole impegno didattico e divulgativo. Nel nuovo capitolo della biologia da lui aperto nel 1910 la parte più originale e importante «è il riconoscimento del modo di trasmissione dei simbionti nelle successive generazioni, per una sorta di infezione, o contagio dell’uovo» (Montalenti, 1960, p. 357). Nel 1911 comparvero i primi contributi del tedesco Paul Buchner, che in seguito dedicò anch’egli buona parte della propria attività allo studio di questo tipo di simbiosi, riconoscendo il contributo di Pierantoni e della sua scuola (P. Buchner, Endosymbiose der Tiere mit pflanzlichen Mikroorganismen, Basel 1953). Pierantoni è oggi considerato uno dei precursori della teoria dell’endosimbionte, che spiega la presenza del mitocondrio nella cellula eucariotica come conseguenza dell’associazione biologica tra una cellula primitiva e un proto batterio (L. Margulis, Our symbiontic origins?, in The Sciences, 1997, n. 4, pp. 46 s.).
Opere. Tra pubblicazioni scientifiche in senso proprio e materiali di natura divulgativa o didattica Pierantoni ha lasciato oltre 160 titoli, elencati da M. Salfi, U. P., in Bollettino di zoologia, 1960, pp. 21-33, in particolare pp. 25-33.
Fonti e Bibl.: Fascicoli relativi a Pierantoni si trovano a Roma nell’Archivio storico dell’Accademia nazionale dei Lincei, nelle serie Reale Accademia, Accademia d’Italia e Accademia nazionale.
M. Salfi, U. P., in Archivio zoologico italiano, 1959, pp. III-XV, rist. in Bollettino di zoologia, 1960, pp. 21-33; A. Ghigi, U.P., in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 8, XXIX (1960), 6, pp. 645-649; G. Montalenti, U.P., in Atti dell’Accademia Pontaniana, 1960, pp. 355-361; P. Passerin d’Entreves, U.P., in La Facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali di Torino, a cura di C.S. Roero, II, Torino 1999, I docenti, pp. 765 s.