Gad, Urban (propr. Peter Urban)
Regista cinematografico danese, nato a Skœlsør il 12 febbraio 1879 e morto a Copenaghen il 26 dicembre 1947. Uno dei primi e più importanti registi del cinema danese, realizzò quasi cinquanta lungometraggi sia in patria sia in Germania. La sua opera più famosa è Afgrunden (1910, L'abisso), un melodramma a sfondo sociale caratterizzato da una forte componente passionale ed erotica che ebbe all'epoca un enorme successo.
Nipote del pittore P. Gauguin, figlio di un ammiraglio e di una scrittrice, G. studiò all'Académie des Beaux Arts a Parigi e divenne consulente artistico di due teatri di prosa. Nel 1910 entrò alla Nordisk Films Kompagni, che gli affidò la regia di Afgrunden, storia della passione di una ragazza borghese, figlia di un pastore protestante, per un giovane che lavora in un circo: il film trasformò l'attrice protagonista, Asta Nielsen, in una stella di prima grandezza. La fotografia, curata dall'esperto operatore Alfred Lind, si segnala soprattutto per le riprese in esterno e l'uso marcato della luce naturale. Nel 1911 G. sposò Asta Nielsen e per lei diresse un nuovo film, Den sorte drøm (Il sogno nero), prodotto dalla Fotorama. Se la vicenda appare simile a quella di Afgrunden, lo stile invece è certamente più definito e coraggioso, con un'ampia varietà di angoli di ripresa e con l'impiego di specchi integrati alla scenografia, uno stratagemma per poter ampliare lo spazio scenico e instaurare una dialettica tra campo e fuori campo che divenne presto una costante della produzione cinematografica danese. Prima di lasciare il Paese, G. realizzò per la Nordisk Dyrekøbt glimmer (1911, Prezioso orpello), noto anche come Hulda Rasmussen, Gennem kamp til sejr (Hulda Rasmussen, dalla battaglia alla vittoria), Den store flyver (1912, Il grande aviatore, noto anche come Ædel dåd, Nobile gesto) e Det berygtede hus (1912, La famigerata casa, noto anche come Den hvide slavehandel III, La tratta delle schiave bianche III), terzo e ultimo episodio di una serie che suscitò grande interesse anche oltreoceano. Trasferitosi in Germania nel 1911, realizzò 34 melodrammi di intonazione romantica, ma talora anche con un accentuato risvolto sociale. Tra i titoli più significativi, tutti interpretati dalla moglie, si ricordano Der Totentanz (1912), Wenn die Maske fällt (1912), Das Mädchen ohne Vaterland (1912), Der Tod in Sevilla (1913), Die Suffragette (1913), Zapatas Bande (1914), Die ewige Nacht (1914). Nel 1918 G. divorziò dalla Nielsen e iniziò a lavorare con altre attrici, ma con scarso successo e senza compiere progressi. Nel 1919 pubblicò il saggio Filmen: dens midler og maal (Il film: i suoi mezzi e i suoi fini), prima opera teorica pubblicata in Danimarca. Tra il 1921 e il 1922 realizzò il dittico composto da Christian Wahnschaffe ‒ Die Insel der Verschollenen e Christian Wahnschaffe ‒ Henneles Himmelfahrt, fortemente influenzato dall'Espressionismo. Nel 1922 fece ritorno in Danimarca, ma i suoi nuovi lungometraggi furono ignorati ‒ fatta eccezione per Lykkehjulet (1926, La ruota della fortuna) ‒ e G. dovette abbandonare la carriera cinematografica. Gli venne successivamente affidata la direzione del cinema Grand Teatret di Copenaghen.