vaiolo
La malattia che lascia il segno
La trasmissione del vaiolo umano può avvenire dal malato al soggetto sano oppure attraverso oggetti contaminati. La malattia, una delle principali cause di morte nel passato, è caratterizzata da febbre elevata e dalla comparsa di vescicole e pustole diffuse su tutta la superficie corporea. Con l’introduzione della vaccinazione obbligatoria il vaiolo è scomparso
Il vaiolo è una malattia infettiva virale altamente contagiosa, diffusa in tutto il mondo sin dai tempi più antichi. Nella storia dell’uomo si sono verificate numerose epidemie che terrorizzavano la popolazione perché portavano alla morte oppure alla deturpazione perenne. Nel 1200 a.C. i Cinesi praticavano una vaccinazione contro il vaiolo, insufflando nel naso la crosta di una pustola vaiolosa seccata e trasformata in polvere.
Nel 1796 il medico inglese Edward Jenner osservò che le mungitrici di vacche, che spesso contraevano il vaiolo bovino – una forma benigna, detta anche vaiolo vaccino –, non erano colpite dal vaiolo umano. Jenner allora prese del siero contenuto nella pustola presente sulla mano di una mungitrice e lo iniettò sotto la cute del braccio di un bambino di otto anni, praticando così una vaccinazione. Dopo due mesi iniettò nel bambino il siero prelevato da una persona infettata dal vaiolo umano e osservò che il bambino non si ammalava. In breve tempo la vaccinazione fu estesa a oltre 100.000 persone in Europa; nel 1805 Napoleone la impose a tutte le sue truppe e dopo un anno l’intera popolazione francese veniva vaccinata.
Il vaiolo è una malattia a elevata mortalità. La letalità si stima intorno al 50% nei soggetti non vaccinati; tuttavia è più alta negli individui con difese immunitarie compromesse. L’introduzione della vaccinazione obbligatoria ha reso possibile la scomparsa della malattia, per la quale non esiste una cura specifica. Infatti nel 1980 l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato debellata la malattia e in tutti i paesi è stato abolito l’obbligo della vaccinazione. Oggi alcuni ceppi di virus del vaiolo sono conservati come riserva, in condizioni di stretta sicurezza, solamente in un laboratorio di Atlanta negli usa e in uno di Mosca, in Russia.
Il periodo di incubazione della malattia è generalmente di 1÷2 settimane. Quando il virus penetra nel paziente, si moltiplica inizialmente nei linfonodi e poi nel fegato, nella milza e nei reni; dopo questa prima fase, il virus raggiunge la pelle e altri organi dando inizio al caratteristico quadro clinico.
Nella fase iniziale il malato ha sintomi non ben precisi, quali febbre con brividi, malessere generalizzato, dolori alle articolazioni, mal di testa. Spesso presenta anche alterazione dello stato di coscienza, cioè appare confuso, sonnolento e può talvolta anche delirare. In alcuni casi può già comparire sulla pelle un esantema, cioè eruzioni cutanee simili a quelle della rosolia oppure della scarlattina o del morbillo.
Dopo circa tre giorni la febbre scompare e si assiste a un apparente miglioramento dello stato generale del paziente; in questa fase, però, continua a essere sempre presente l’esantema, con chiazze che dapprima sono piatte (macule), poi diventano rilevate (papule) e infine si trasformano in vescicole. Queste sono generalmente localizzate sulla pancia, alle ascelle, all’inguine e anche a livello di bocca, naso, trachea, esofago, retto, organi genitali, e quindi causano disturbi differenti a seconda della localizzazione. Dopo qualche giorno il liquido contenuto nella vescicole diventa pus, cioè si infetta e diventa torbido, e le vescicole diventano pustole. Tale fase, in cui generalmente ricompaiono febbre, malessere generalizzato e alterazioni dello stato di coscienza, può precedere di poco la morte, causata dai danni a carico del polmone o dell’apparato digerente. Nei casi di guarigione restano comunque le cicatrici al posto delle pustole, dopo che queste si sono seccate e le croste si sono staccate.
L’uomo è l’unica fonte di infezione: il virus è diffuso con le secrezioni nasali e le croste. La trasmissione dell’infezione può avvenire per contatto diretto con il malato oppure indirettamente, cioè attraverso le goccioline di saliva, la biancheria e altri oggetti personali.