Valentina Melaverde
Le delizie dell’età acerba
Personaggio tutto italiano del fumetto, Valentina è un’adolescente che si gode la vita insieme alle sue coetanee, le Mele verdi del club da lei fondato. Le sue storie, disegnate con rara eleganza da Grazia Nidasio alla fine degli anni Sessanta, sono piccoli capolavori di garbo e di umorismo
Il fumetto italiano vanta almeno due Valentine degne di nota. La prima si chiama Valentina Rosselli, è una fotografa di moda un po’ snob ed è stata creata nel 1965 da Guido Crepax, autore di particolare importanza nel panorama fumettistico internazionale. Egli ha infatti rivoluzionato il modo di raccontare storie a fumetti ‘smontando’ le classiche tavole a schema regolare – ossia con vignette ben allineate e più o meno delle stesse dimensioni – e rimontandole in una formula innovativa, con spazi di diverse forme e dimensioni che alternano primissimi piani e ‘campi lunghi’ sistemati in modo da enfatizzare le emozioni dei personaggi e conferire loro un senso di movimento quasi cinematografico.
L’altra Valentina è più giovane, sia anagraficamente (ha più o meno sedici anni) sia perché, fumettisticamente parlando, è nata nel 1969 sul Corriere dei piccoli. Fa parte di un club di coetanee da lei fondato, le Mele verdi, a cui deve il suo soprannome, e nelle sue storie – un vero capolavoro di garbo, umorismo ed eleganza grafica – si ritrova tutto il mondo di una ragazzina del tempo, che non è poi troppo diverso da quello di una ragazza di oggi, anche se allora non esistevano i telefonini: il rock, i viaggi, gli incontri a sorpresa, i segreti, il batticuore delle cotte, i piccoli sotterfugi, i conflitti con i familiari, i personaggi bizzarri (il giovane hippy inglese con la sua chitarra, il professore rivoluzionario, i vicini pazzi, la domestica impicciona).
Il merito di aver raccontato con straordinaria maestria le vicende di Valentina, parteggiando più con le sue coetanee che con gli adulti e il loro mondo un po’ troppo formale, se non addirittura ipocrita, spetta a Grazia Nidasio, una simpatica signora senza età dotata della stessa ironia e della stessa carica vitale dei suoi personaggi. Prima di Valentina, Grazia Nidasio aveva già realizzato molte storie a fumetti, tra cui le vicende di una bimba alata, Alibella, quelle del ladro buono Gelsomino, capace di rubare la Luna per fare contenti due innamorati, e una memorabile versione del Dottor Oss di Giulio Verne sceneggiata dal bravissimo scrittore Mino Milani.
Grazia Nidasio abbandonò Valentina nel 1976, perché ormai per la giovane Mela verde era giunto il momento di trasferirsi nel complicato mondo dei grandi, e si dedicò a sua sorella minore, la Stefi (con l’articolo, che nell’Italia del Nord viene quasi sempre anteposto ai nomi femminili); una piccola peste capace di cogliere con il suo sguardo candido le molte contraddizioni del mondo che ci circonda. Caso più unico che raro, le vignette della Stefi sono state pubblicate anche dal prestigioso Corriere della sera, quotidiano che ai fumetti è sempre stato un po’ refrattario: un indubbio riconoscimento al talento e alla cultura della più grande autrice di fumetti italiana.
Quando iniziò la sua carriera, Grazia Nidasio era, se non proprio l’unica, una delle pochissime donne attive nell’ambito del fumetto; anche se oggi, per fortuna, le cose stanno cambiando e agli autori si sono affiancate parecchie autrici, la narrativa disegnata è stata per anni un’attività prevalentemente maschile, e questo per gli strascichi di una tradizione negativa che ha tenuto per secoli la donna lontana dal mondo della cultura. Eppure, nei primi anni di vita del fumetto, si sviluppò (e poi scomparve) una notevole scuola di illustratrici, tra cui le americane Rose O’Neill, Nell Brinkley, Fanny Cory, Edwina Dumm. La loro opera riveste una grande importanza sociale: con i loro fumetti esse si batterono infatti per il suffragio, ossia perché anche alle donne fosse riconosciuto il diritto di voto. Oggi può sembrare incredibile, ma fino a non moltissimi anni fa le donne non potevano votare: grazie alle cosiddette suffragette (femminismo) questa possibilità fu concessa negli Stati Uniti nel 1920; in Italia soltanto nel 1945.