VALERIANA (lat. scient., Valeriana officinalis L.; ted. Baldrian)
È una pianta vivace della famiglia Valerianacee che raggiunge un'altezza di 5-15 dm., con rizoma talora stolonifero che porta numerose radici avventizie e che, particolarmente quando è secco, emana un odore fetido caratteristico. I fusti sono eretti, fistolosi, solcati alla superficie; le foglie sono pennato-sette con numerosi segmenti pubescenti o glabri, interi o inciso-dentati, con nervature sporgenti. I fiori, bianchi o rosei, sono riuniti in una cima lassa, complessa, corimbiforme. Il frutto è ovale oblungo, compresso, glabro, sormontato da un pappo biancastro.
Questa pianta vive nei boschi umidi, nei luoghi palustri, sui margini dei fossati dal mare ai monti in quasi tutta Europa e in Asia: viene anche coltivata in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Olanda, negli Stati Uniti d'America: in alcuni di questi paesi si usa impedire alle piante coltivate di fiorire, tagliando la sommità dei rami aerei, perché si accumuli nelle parti sotterranee la maggiore quantità di principî attivi. Per coltivare la valeriana difficilmente si ricorre alla seminagione perché occorrerebbe molto tempo, per lo più si usa propagarla per divisione di radici o per rigetti.
La droga è costituita dalla base dei fusti, munita di rizoma e di numerose radici.
La V. officinalis L. comprende due forme principali: una a lembi fogliari stretti, var. angustifolia Tausch.; l'altra a lembi fogliari più larghi e più ampî, var. sambucifolia Mik.: per la coltivazione è preferibile fare uso di questa seconda varietà perché essa presenta un maggiore sviluppo delle radici e fornisce quindi maggiore quantità di droga.
Il genere Valeriana (Linneo, 1737) comprende circa 200 specie che vivono nell'emisfero settentrionale e nella regione delle Ande; in Italia oltre alla V. officinalis: V. celtica L., V. elongata L., V. dioica L., V. phu L., V. saliumca All., V. supina L., V. tripteris L., V. tuberosa L., V. montana L., che vivono tutte nelle regioni montuose o nella regione alpina.
Nota ai Greci (forse col nome di ϕῦ), la valeriana fu considerata come panacea universale. Era usata, in Oriente, come profumo e come condimento di vivande. Contiene un olio essenziale di odore sgradito, miscuglio di levoborneolo e dei suoi eteri con canfene, limonene e tracce di azulene. Il vero principio attivo è rappresentato da questi eteri e non dall'acido valerianico, farmacologicamente pressoché inefficace. La valeriana, a piccole dosi, rallenta i battiti cardiaci e aumenta moderatamente la pressione sanguigna (A. Jappelli); a dosi più elevate la abbassa. Ha azione depressiva sul sistema nervoso centrale. I principî attivi vengono eliminati con le urine in combinazione con l'acido glicuronico. Innocua anche a forti dosi, la valeriana viene usata come antispasmodico negli stati di eccitamento, nell'isterismo, come sedativo nelle nevrosi in genere, e in quelle localizzate in particolare (nevrosi cardiaca e pseudoangina) da sola, sotto forma di tintura (2-20 gr. pro die) o associata con altri sedativi (bromuri) o con cardiotonici (strofanto). Trova anche utile applicazione nelle neurastenie, nell'irrequietezza, nel pavor nocturnus dei bambini, nei disturbi della menopausa.