valori
Gli ideali che orientano le nostre scelte morali
Valori sono i princìpi che i singoli individui o una collettività considerano superiori o preferibili. Essi vengono utilizzati come criterio per giudicare o valutare comportamenti e azioni. I valori si connettono in vario modo con la realtà sociale e politica, con l’organizzazione economica e giuridica, con le tradizioni, i costumi e i simboli di una collettività, e quindi mutano nelle varie culture ed epoche storiche
Fin dall’antichità il termine valore è stato usato per indicare il prezzo di qualcosa – valore di scambio – o la sua utilità – valore d’uso –, ma anche come sinonimo di merito, nobiltà morale di una persona. In senso più generale, per valore si intende qualsiasi oggetto di preferenza o di scelta, sia individuale sia collettiva: qualsiasi cosa sia ritenuta oggettivamente importante o sia soggettivamente desiderata è o ha un valore. In questa prospettiva, secondo la celebre definizione dei sociologi americani William I. Thomas e Florian Znaniecki, «un genere alimentare, uno strumento, una moneta, un pezzo di poesia, una università, un mito, una teoria scientifica sono valori sociali» (sociologia).
Spesso però parliamo di valori per indicare anche il criterio della valutazione. In questo senso, il valore è il principio che guida la scelta fra modi, mezzi e fini delle nostre azioni. I valori intesi come criteri di valutazione e di scelta hanno una funzione molto simile a quella delle norme. Potremmo dire che i valori forniscono riferimenti generali per l’azione, da cui derivano le norme che orientano la condotta in situazioni particolari. Per esempio, l’onestà è un valore: non copiare durante i compiti in classe è una norma che discende da questo valore e regola il nostro comportamento in una situazione concreta.
A seconda della sfera di vita alla quale fanno riferimento, i valori si distinguono in affettivi, cognitivi e morali. I valori affettivi si riferiscono a condizioni che provocano una gratificazione psicofisica, come per esempio il piacere che ci deriva dall’ascolto di una buona musica. I valori cognitivi si riferiscono alle condizioni da rispettare per far apparire valida una credenza o un’affermazione intorno alla realtà, quali la verità, la coerenza logica e così via. I valori morali si riferiscono ai principi che regolano la convivenza e l’ordine sociale: la giustizia, per esempio.
Un’altra caratteristica in base alla quale si possono classificare i valori riguarda la loro forza o intensità, cioè il nostro grado di attaccamento a essi: alcuni valori hanno una maggiore influenza di altri sui comportamenti dei membri del gruppo e sollevano più forti reazioni emotive quando non vengono rispettati. I valori possono avere anche diversa estensione. Mentre alcuni sono condivisi da tutti i membri di una collettività, altri riguardano soltanto un settore particolare: una classe sociale, una professione, un’associazione, un gruppo religioso. Esistono poi valori o nuclei di valori che trascendono le differenze culturali e sono condivisi dall’intera umanità, almeno entro una determinata epoca storica. Come osserva l’antropologo americano Clyde Kluckhohn «nessuno ha mai apprezzato la sofferenza come una cosa buona in sé stessa, né esistono culture che non attribuiscano una valutazione negativa all’omicidio, alla menzogna indiscriminata, al furto all’interno del gruppo, anche se variano le condizioni di tollerabilità» (antropologia).
I valori sono sempre relativi alla cultura da cui derivano e sono legati al flusso incessante del divenire storico: non soltanto quindi variano nelle diverse società, ma all’interno di una società mutano anche nel corso della storia.
Pensiamo per esempio a un valore tipico delle società tradizionali come l’onore, che è stato progressivamente sostituito da altri più legati a una dimensione non sociale bensì individuale, come la dignità e l’integrità della persona. Rispetto al passato, nelle società moderne tendono, infatti, ad affermarsi nuclei di valori legati all’autorealizzazione, all’emancipazione personale e alla qualità della vita. Inoltre la tradizione, le credenze dogmatiche, la religione – che per lungo tempo hanno costituito il fondamento di validità dei valori – hanno lasciato il posto a una legittimazione dei valori incentrata sull’argomentazione razionale, sulla discussione e sul confronto delle idee.