VARELA y MORALES, Félix
Letterato cubano, nato all'Avana il 20 novembre 1788, morto in San Agustín de la Florida il 18 febbraio 1853. Sacerdote, insegnò al seminario dell'Avana filosofia e diritto. Eletto nel 1821 deputato alle Cortes, vi sostenne la necessità di accordare a Cuba piena autonomia per gli affari locali, dotandola di un governo parlamentare proprio. Il suo inflessibile atteggiamento politico lo costrinse a fuggire a New York, dove prese a pubblicare El Habanero; nel 1845 fu nominato vicario generale apostolico, e gli ultimi otto anni della sua vita furono principalmente dedicati al suo ministero sacerdotale, e alla conseguente lotta - condotta sul terreno puramente dottrinario - contro il protestantesimo: per il suo fervore, la sua carità, la limpidezza della sua vita, acquistò un grande ascendente tra i suoi fedeli.
Mente chiara, tempra esemplare di apostolo e di maestro, il V. è certo uno dei più grandi cubani, e a lui si deve il prestigio della scuola culturale dell'Avana. Il suo sistema morale e ideologico era basato non sull'azione dell'autorità esterna, ma nella disciplina interiore che crea l'ordine sociale: intese così reagire contro il positivismo limitatore, dando però un 10ndamento obiettivo all'idealismo. Le sue maggiori opere sono: Institutiones philosophiae eclecticae (1812); Resumen de las doctrinas metafísicas morales (1814); Influencia de la ideología en la marcha de la sociedad (1817); Apuntes filosóficos para la dirección del espíritu umano (1818, 2ª ed., 1820); Lecciones de filosofía (1818, 2ª ediz., 1824); Máximas morales y sociales, Observaciones sobre la constitución política de la monarquía española (1821); Carta á propósito del eclecticismo (1840).